IL GIUDICE: “MARONI CALPESTA
di Gianni Barbacetto
Il pasticciaccio della notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 diventa conflitto duro. Tra il pm dei minori Annamaria Fiorillo - “Maroni è andato in Parlamento a calpestare la verità e questo non lo posso permettere” - e lo stesso ministro dell’Interno, che annuncia una querela contro il magistrato. Ma anche tra Fiorillo e il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, che danno due versioni opposte di ciò che successe quella notte. Intanto il Consiglio superiore della magistratura, a cui il pm del tribunale dei minorenni aveva chiesto di essere tutelata nei confronti del ministro, ha deciso di trasmettere la lettera di Fiorillo al procuratore generale della Cassazione, che ha “avviato accertamenti conoscitivi sulla vicenda”.
La notte del pasticciaccio è quella in cui la diciassettenne Karima El Mahroug, detta Ruby, viene portata alla questura di Milano con un’accusa di furto. Che cosa successe davvero in quelle ore, che contengono il nocciolo duro del caso Ruby?
1. LE TELEFONATE
Subito si muove, da Roma, Silvio Berlusconi, che aveva precedentemente incontrato Ruby ad Arcore: con un paio di telefonate al capo di gabinetto della questura, chiede che la ragazza (qualificata come “la nipote del presidente egiziano Mubarak”) venga rilasciata e consegnata a Nicole Minetti, ex soubrette televisiva e igienista dentale del presidente del Consiglio, che arriva in via Fetebenefratelli dichiarandosi non solo consigliere regionale (lo è: imposta da Berlusconi nel listino bloccato del presidente Roberto Formigoni), ma anche “consigliera con incarico presso la presidenza del Consiglio dei ministri”. Le pressioni di Berlusconi sono il vero scandalo della vicenda Ruby, perché costituiscono un abuso di potere ingiustificabile dal punto di vista politico, anche al di là dell’eventuale qualificazione giuridica come reato. Su quelle pressioni, le indagini della procura di Milano proseguono.
2. I FUNZIONARI
Ruby viene portata in questura da due agenti del commissariato Monforte. Negli uffici c’è il funzionario Giorgia Iafrate, che si trova al centro di una contesa. Da una parte i superiori, il capo di gabinetto Pietro Ostuni e l’allora questore Vincenzo Indolfi, che dopo le telefonate di Berlusconi premono su di lei affinché lasci andare Ruby. Dall’altra le regole, che impongono le procedure d’identificazione della ragazza, e il pm dei minori, che dispone il suo trasferimento in comunità. La polizia quella notte fa il suo dovere: trattiene per molte ore Ruby, non obbedendo alle pressioni del presidente del Consiglio, e procede alla sua corretta identificazione e foto-segnalazione. La dottoressa Iafrate prende contatti con il pm di turno del tribunale dei minorenni, che quella sera è Annamaria Fiorillo, e con lei discute cosa fare della ragazza, mentre “continua a ricevere continue telefonate da parte del capo di gabinetto, il quale chiedeva perché la ragazza non fosse stata ancora rilasciata”, come scrivono i due agenti nella loro relazione di servizio.
3. “NON RICORDO”
Alla fine Ruby viene consegnata a Nicole Minetti. Questo passaggio resta oggetto di polemiche. La dottoressa Iafrate sostiene che, dopo molte telefonate con la pm, fu presa concordemente la decisione di affidare provvisoriamente la ragazza alla consigliera regionale. Fiorillo racconta un’altra storia: nega di aver dato il suo assenso.
Il commissario capo Giorgia Iafrate ribatte: “Se nega, il pm dei minori evidentemente ricorda male. Io invece ricordo benissimo e non cambio una virgola di quanto già detto. Ho seguito la prassi, come ogni notte”. La parola della funzionaria contro quella della magistrata. Che ora si dice sicura di aver rifiutato l’affido, ma che nella relazione al suo procuratore, poi inviata anche al Csm, scrive sì di avere espresso “notevoli perplessità che esternai con chiarezza all’interlocutrice”, ma alla fine non offre alcuna certezza: “Non ricordo di avere autorizzato l’affidamento della minore”. Sulla base di quel “non ricordo”, il procuratore Bruti Liberati ha dichiarato che “il caso era chiuso”, per quanto riguarda il comportamento dei funzionari di polizia. Del resto, perché il pm dei minori il giorno dopo non ha più chiesto che fine aveva fatto la ragazza?
4. L’AFFIDO
Il caso resta evidentemente aperto per quanto riguarda, a monte, le pressioni di Berlusconi; e, a valle, il comportamento di Nicole Minetti. Non solo non è “consigliera con incarico presso la presidenza del Consiglio dei ministri”, ma ha abbandonato Ruby nelle mani della prostituta brasiliana Michele Coincecao Santos Oliveira, che pochi giorni dopo la picchierà fino a mandarla all’ospedale.
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