di GOFFREDO DE MARCHIS
Mauro Masi incassa critiche anche sul piano industriale. Ma non si scompone. E alla fine di una lunghissima riunione con lo stato maggiore della Rai e i consiglieri di amministrazione sentenzia: "Vi ringrazio per gli appunti. Rendono più forte il mio impegno per il futuro dell'azienda".
Un incassatore, appunto. Con un deficit al 2012 (in assenza di interventi) di 600 milioni, quello dell'anno in corso che può arrivare a 120 milioni, il direttore generale viene accusato da più parti, non solo dai consiglieri di amministrazione, di ritardare l'attuazione del programma di tagli, un'operazione lacrime e sangue. Con il risultato che un piano che copre il triennio 2010-2012, non avrà alcuna applicazione quest'anno. Bisognerà fare in due anni quello che si poteva fare in tre. Ancora più lacrime e ancora più sangue. Lo inchiodano alle sue responsabilità i consiglieri del Pd Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Ma anche dai membri del cda vicini alla stessa maggioranza che sostiene il dg, arrivano toni preoccupati.
La forza sbandierata da Masi potrebbe essere messa in crisi già domani. Da una nuova prova di forza e di orgoglio di Roberto Saviano e dello staff che sta lavorando a "Vieni via con me", la trasmissione ideata dallo scrittore e da Fabio Fazio. Sì, è vero, la questione con Endemol, produttrice del programma, è stata risolta. Manca quasi tutto il resto. Saviano ormai ci crede a metà. E lancia un ultimatum al direttore generale. "Se tutti i contratti non vengono firmati entro venerdì, io lascio e salta tutto". In 48 ore bisogna recuperare il pasticcio fatto negli ultimi giorni. Dimostrare che era solo "un problema di gestione aziendale e non di contenuti perché io non faccio censure preventive", come ha scolpito nella pietra Masi l'altra sera. Due giorni e poi Saviano toglie il disturbo.
Lo stallo del piano industriale non appartiene direttamente alla sfera della politica. Ma c'entra, eccome. Tagliare significa scegliere, scontentare, affrontare di petto i sindacati (che a Viale Mazzini hanno un peso notevole) e con la politica azionista vera della Rai toccare perciò gli interessi dei partiti. Del progetto complessivo ieri Masi ha annunciato una prima goccia nel mare del debito: Raitrade viene accorpata alla azienda madre con abolizione del consiglio di amministrazione relativo.
Masi si rallegra anche del + 4 per cento fatto registrare rispetto allo scorso anno da Sipra, la cassaforte pubblicitaria della Rai. Però la concorrente Mediaset segna + 8. E i suoi programmi sono meno visti. Al cda sul piano industriale erano presenti anche i vicedirettori generali. Senza fiatare e senza diritto di voto c'era anche il consigliere aggiunto della Corte dei conti Luciano Calamaro. Figura silente ma personaggio chiave quando si parla di conti che non tornano.
A questo punto, con i numeri del rosso così evidenti, la vera prova di Masi è il risanamento dell'azienda. I giudizi sui programmi e sugli orientamenti politici dovrebbero venire in secondo piano. Ma c'è la scadenza di Saviano e stasera torna in onda Annozero. Masi tiene sotto schiaffo Michele Santoro: la sospensione, anche se non esecutiva, costituisce una sorta di richiamo, non sono consentiti altri errori. Il giornalista, impegnato ieri nel montaggio dei servizi, deciderà stamattina se rispondere in diretta con il suo editoriale. Ma l'intera puntata potrebbe comunque trasformarsi in un atto di accusa contro gli interventi della politica berlusconiana sui programmi Rai. Ospite principale sarà proprio Saviano, gli altri invitati sono tutti giornalisti. L'avvocato del conduttore D'Amati giudica le parole del dg "intimidatorie". "Ma non ha parlato con me, ha fatto tutto da solo - dice Santoro -. La mia risposta oggi è: no comment. Se ne parlerò in video aprendo la trasmissione lo deciderò all'ultimo minuto".
(21 ottobre 2010)
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