venerdì 12 novembre 2010

Max, nun ce prova’


di Marco Travaglio

Il Banana, da tempo bollito, sembra davvero cotto a puntino.

Ma non è la prima volta.

Lo sembrava già il 22 dicembre 1994, quando Bossi gli rovesciò il governo e Fini tentò invano di trattenerlo (oggi le parti in commedia si sono invertite). Emarginato dal governo Dini, dal quale si era sdegnosamente tenuto fuori, ribattezzato dal Senatur “il mafioso di Arcore”, “Berluskaz”, “Berluskaiser”, “palermitano che parla meneghino” e, forse profeticamente, “trafficante di droga”, il Cainano pareva morto e sepolto. Provvide poi D’Alema a resuscitarlo con la Bicamerale, promuovendolo padre ricostituente e lasciando toccare la Costituzione a uno che non dovrebbe avvicinarsi nemmeno al Codice della strada. La liquidazione di Prodi, che aveva osato battere B. e portare l’Italia in Europa, per rimpiazzarlo con un bel governo D’Alema appoggiato dal ribaltone dei voltagabbana eletti a destra e passati a sinistra al seguito di Cossiga, Mastella e Buttiglione, completò l’opera. E regalò a B. la sua seconda resurrezione nel 2001.

Dopodiché, come vaticinato da Montanelli, il vaccino di B. anti-B. funzionò a meraviglia: nel dicembre 2005 gli italiani erano talmente disperati da esser pronti a tutto, persino a votare centrosinistra. I sondaggi davano Prodi 10 punti sopra B. Bastava che l’Unione stesse ferma e zitta e magari, per sicurezza, pagasse a D’Alema un volo di sola andata per le isole Andamane, ed era fatta. Invece Max restò sul suolo patrio e ricominciò a trafficare: nel gennaio 2006, a quattro mesi dal voto, uscirono le sue telefonate e quelle di Fassino con Giovanni Consorte, indagato per la scalata illegale di Unipol a Bnl. Risultato: i 10 punti di vantaggio si assottigliarono a zero virgola. La vittoria annunciata si mutò in pareggio e Prodi dovette governare con 2 seggi in più al Senato, esposto ai ricatti dei partiti che lo costrinsero a varare un governo di 103 elementi, a nominare Mastella (dicesi Mastella) alla Giustizia e a non cancellare nemmeno una legge vergogna.

Intanto però Prodi restava a galla e B, che aveva puntato tutto sulla spallata al Senato tentando l’acquisto di alcuni senatori coi soliti sistemi (soldi e gnocca), fu sfiduciato via via da tutti gli alleati: Casini, Bossi, poi Fini che, quando lo vide delirare sul predellino della sua auto, lo fulminò: “Siamo alle comiche finali”.

Provvide poi Veltroni, col “dialogo sulle riforme insieme”, a resuscitarlo un’altra volta, condannando Prodi a morte sicura. Così, il 12 aprile 2008, il Cainano risorse per la terza volta. Ma durò un anno: nell’estate 2007 pareva di nuovo bollito, grazie al fuoco amico di Veronica, D’Addario, veline candidate, Noemi, Spatuzza e Fini. Stavolta, si pensò, nemmeno D’Alema lo può salvare. E invece no, gente di poca fede. Mentre B. era dipinto in tutto il mondo come un puttaniere ricattabile dal primo Tarantini che passa, il braccio destro di Max in Puglia, Sandro Frisullo, astutamente infilato nella giunta Vendola, si fece arrestare in quanto utilizzatore finale delle escort scartate da Palazzo Grazioli. Pari e (è il caso di dirlo) patta.

Quest’estate, giunto alla rottura definitiva con Fini, il Cainano pareva di nuovo alla canna del gas: D’Alema propose subito un bel governo tecnico con tutti dentro. Ora insiste con la strana idea della convocazione al Copasir, che all’apparenza pare un dispetto a B, ma potrebbe rivelarsi un’altra ciambella di salvataggio: la questione non è dare più sicurezza al premier o indagare sulla permeabilità delle case del premier, ma cambiare premier. C’è poco da investigare, i fatti sono alla luce del sole. Cosa può aggiungere l’audizione di B. alle immagini e alle testimonianze su escort e papponi che entrano ed escono dalle sue ville, con le scorte e i carabinieri di piantone costretti a dirigere il traffico? Forse stavolta D’Alema è in buona fede, ma l’abitudine potrebbe giocargli brutti scherzi. Chi vuol bene a lui e al Paese, gli suggerisca di tenersi a debita distanza da B. Visti i precedenti, c’è pure il caso che (magari a sua insaputa) lo salvi un’altra volta.

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