giovedì 18 novembre 2010

Mazzetti: “Mi vogliono licenziare”


di Chiara Paolin

Considero Mauro Masi una persona intelligente e quindi mi appello alla sua intelligenza per non essere licenziato. Stavolta è record, raggiungo i 20 giorni di sospensione. L’ipotesi che mi caccino diventa un’opzione reale”.

Loris Mazzetti è il capostruttura di Rai3 più “indisciplinato” degli ultimi anni. Ha collezionato una dozzina di richiami ufficiali e quattro procedimenti con relativa sospensione dal ruolo.

La vicenda Saviano-Maroni potrebbe essergli fatale.

“Per me è in arrivo una nuova lettera dal Cda Rai - spiega Mazzetti -. E se l’antifona della consigliera Bianchi Clerici è indicativa, non ho molti dubbi sull'esito finale della vicenda”. L’ex senatrice leghista, dopo aver chiesto di invitare a “Vieni via con me” il ministro Maroni per replicare al discorso di Saviano sulle infiltrazioni mafiose al Nord, ha sottolineato come il no di Mazzetti a questa ipotesi sia viziato da un difetto insopportabile: “Il dottor Mazzetti si permette di scrivere sui giornali in modo insultante della Rai - ha dichiarato Bianchi Clerici a Sussidiario.net -. Vale per ogni azienda, non solo per la Rai: non si parla male dell’azienda dove si lavora”.

Mazzetti scuote la testa, la pensa esattamente al contrario. E spiega: “Tutto è cominciato nel 2002, col famoso editto bulgaro: vidi quel che successe a Biagi, uomo con cui ho avuto la fortuna di lavorare a lungo, e decisi che non potevo tacere. Per il bene dell’azienda, per il dovere che ho di proteggere un patrimonio culturale importante, la Rai”.

Da Sofia in poi le frizioni tra Mazzetti e i vari Cda sono diventate frequenti, con governi di ogni segno politico. Una vita sempre più complicata: “Fortuna che avevo un incarico nel sindacato dei dirigenti Rai, sennò a quest’ora ero già stato sistemato. Destra o sinistra cambia poco, il problema è che chi comanda lì dentro ha perso la passione per il lavoro, per l’idea di avere in mano un grande potenziale artistico e professionale. Chi comanda vuole solo imporre un'idea, una linea, una sottomissione. Fare buona tv è l’ultimo dei pensieri. Eppure abbiamo un deficit previsto di 600 milioni di euro, non sarebbe il caso di lavorare a buoni prodotti anziché processare un programma di successo?”.

Quando Mazzetti si pronunciò sulle intercettazioni Saccà-Berlusconi rischiò serio e il suo ruolo di “cattivo” venne sancito da Santoro che lo presentò alla serata bolognese “Raiperunanotte” dietro un reticolato.

“Uno scherzo anche simpatico, ma un ruolo che non ho mai amato: non voglio fare l’eroe - risponde il capo-struttura -. Ricevo mail e telefonate continue da gente di ogni tipo, gente che si sente come me schiacciata ogni giorno di più: il referendum contro Masi è un segnale chiarissimo. Di Pietro ha proposto di far intervenire sul mio caso la commissione di Vigilanza, ma io vorrei lasciar fuori la politica perché qui parliamo d’altro. Maroni pretende di avere uno spazio per replicare a Saviano: se il Cda la pensa allo stesso modo io mi adeguo, ma non si può far passare il principio che tutti debbono rispondere a tutti continuamente, sennò non siamo in democrazia. È un grande abbaglio invocare la libertà di espressione in questi termini: la par condicio totale globale degli spazi televisivi si traduce in una finzione che premia solo chi è più forte. Non c’è proporzione tra gli spazi di cui dispone un ministro e un autore che fa un programma un mese l’anno. Questa è la verità e io non starò zitto”. Costi quel che costi.

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