sabato 13 novembre 2010

MINACCE A NEMICI, FAVORI AD AMICI ARRESTATO PM DI TARANTO


Avrebbe condizionato le scelte del Comune di Castellaneta

di Antonio Massari

“Dall'analisi delle intercettazioni telefoniche – scrive il gip – è emerso che Matteo di Giorgio è, di fatto, l'amministratore del Comune di Castellaneta: nella realtà dirige e condiziona le scelte dell'amministrazione comunale”. Il punto è che Matteo di Giorgio, agli arresti domiciliari da tre giorni, è un pubblico ministero, e non un politico. È ancora tutto da dimostrare, ma se l'inchiesta condotta dalla Procura di Potenza dovesse rivelarsi solida, il magistrato dovrà rispondere di accuse pesanti, dalla concussione alla corruzione al favoreggiamento. Secondo l'accusa ambiva alla presidenza della provincia di Taranto e, per questo, avrebbe fatto pressioni (inutilmente) anche sul ministro Raffaele Fitto. Ciò che più appare grave, però, è il presunto abuso della sua funzione di pm per ottenere lo scioglimento del consiglio comunale di Castellaneta: mirava alle dimissioni del consigliere Mimmo Trovisi.

"Abusando della sua qualità di pubblico ministero – scrive il Gip di Potenza Gerardina Romaniello - faceva pervenire a Domenico Trovisi, tramite Vito Pontassuglia, la minaccia che, se non avesse firmato le dimissioni, avrebbe chiesto l'arresto per la nipote, Paola Trovisi, e il fratello Pompeo, lo costringeva a sottoscrivere le dimissioni da consigliere comunale , ponendo in essere una condotta di sviamento delle funzioni giudiziarie concretamente esercitate, così da determinare l'indebita utilità costituita dallo scioglimento del consiglio comunale di Castellaneta e la sua successiva ascesa politica nell'area di Castellaneta prima, e tarantina poi, assumendo, in tali contesti, il ruolo di leader, e condizionandone le scelte e gli esiti degli scrutini elettorali". Accuse gravissime che, scrive l'accusa, sono supportate dal tenore delle intercettazioni. E sempre dalle intercettazioni, scrive il gip, emerge che "Di Giorgio è interessato alla sua candidatura per la presidenza della Provincia".

"IL 22 MAGGIO 2009 – si legge negli atti – il sindaco di Castellaneta Italo D'Alessandro informa di Giorgio che si sta recando a Palagianello per un incontro con Fitto, "per quella cosa". Di Giorgio prima spiega che hanno "già fatto", poi riferisce di ribadire “il concetto". In una conversazione successiva D'Alessandro rassicura di Giorgio: "Matteo tutto a posto quella cosa...".

Il pm, secondo l'accusa, s'inserisce nella bagarre politica: "Riesce a far sottoscrivere ai sindaci dell'area sud un documento per sostenere la sua candidatura. La scelta, tuttavia, è di competenza del coordinatore regionale del Pdl, Raffaele Fitto, che a sua volta è orientato sul candidato Rana, nonostante il veto dei sindaci. A questo punto il magistrato tenta l'ultimo assalto proprio nei confronti di Fitto, con modalità identiche: dettare le strategie che i propri gregari devono porre in essere. "Lui si deve sentire assediato – dice al telefono – prendersi paura”, dice, "ancora facciamo una piazzata qua". Il fatto più inquietante, però, riguarda le dimissioni di Trovisi. "Vito Pontassuglia (un politico del posto, ndr) ha denunciato come di Giorgio abbia utilizzato la sua posizione di magistrato per ottenere risultati politici". Tutto comincia nel 2000: "Pontassuglia afferma che il suo ingresso in politica avvenne con le elezioni comunali del 2000, nello schieramento di Rocco Loreto (poi senatore Ds, ndr) ma dopo alcuni scontri si schierò contro questi, andando all'opposizione e formando un gruppo denominato ‘L'alternativa’. Da allora iniziò – si legge sempre negli atti - la collaborazione con un gruppo di uomini, nemici di Rocco Loreto, tra i quali di Giorgio, che aveva sposato la loro causa, mettendosi a loro disposizione, sfruttando addirittura il supporto della Digos. Per giungere allo scioglimento del consiglio comunale, il gruppo di lavoro era riuscito, fino al 13 febbraio 2001, a portare alla firma 10 consiglieri. Mancava l'undicesimo: Mimmo Trovisi, per il quale ci voleva qualcosa di forte per indurlo a firmare".

IN BASE alle informazioni raccolte dalla procura, in quel periodo il pm di Giorgio era titolare del fascicolo "Valentino", un'inchiesta sul traffico di stupefacenti: "Personaggio fulcro – scrive il gip - era Riccardo Papa, fidanzato di Paola Trovisi, nipote del consigliere comunale. (...). Di Giorgio doveva procedere non solo all'arresto di Paola, ma anche dei fratelli Trovisi". Ed ecco la ricostruzione dell'accusa: "La notte del 30 agosto 2001 Trovisi firmò le dimissioni da consigliere comunale. Il giorno dopo seguì la sospensione del consiglio comunale. Il mancato arresto dei Trovisi era stato barattato con le dimissioni".

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