domenica 14 novembre 2010

"Non faccio tv con il manuale Cencelli ma se il premier vuol venire è benvenuto"


di SILVIA FUMAROLA

«Parliamoci chiaro, non uso il manuale Cencelli per la tv: abbiamo invitato Bersani e Fini perché rappresentano destra e sinistra. Se poi vuol venire anche il presidente del Consiglio Berlusconi è il benvenuto, penseremo a un elenco anche per lui». Fabio Fazio ha finito l'intervista a Riccardo Muti e sta andando di corsa alle prove di "Vieni via con me", dove lo aspetta Roberto Saviano. Ha letto i giornali, con la presa di posizione del direttore generale della Rai Mauro Masi, contrario alla presenza del leader del Pd e del presidente della Camera, le polemiche politiche, le critiche.

Allora Fazio, quella di far venire Bersani e Fini è una furbata?

«Stiamo facendo un programma in cui, attraverso gli elenchi, si racconta l'Italia: la politica è fondamentale per raccontare un paese. Abbiamo deciso di scegliere due categorie storiche del 900 per chiederci se abbia ancora senso, dal punto di vista gaberiano, parlare di destra e sinistra».
Oggi, pensando al percorso di Fini, sembrano sempre meno. Forse poteva pensare a qualcun altro.
«Fini è l'uomo che sta parlando di rifondare la destra, è vero, ma quale altro politico che viene dall'Msi fa il presidente della Camera? Solo lui. È un leader, come Bersani: erano gli unici che potevano venire. Avranno tre minuti a testa per poter raccontare i valori culturali di destra e sinistra. La sorpresa è che vengano, accettando il linguaggio della trasmissione che è quello del reading».
Bersani e Fini rappresenteranno pure destra e sinistra, ma in questa crisi di governo sono dalla stessa parte.
«Fino a prova contraria Fini è il presidente della Camera, e non
viene a fare un'intervista come a "Che tempo che fa". Sia lui che Bersani sposano la lettura dell'elenco, questo credo. E credo che questo avverrà».
Inviterebbe Berlusconi?
«Se venisse il presidente del Consiglio sarei felice, certo bisognerebbe trovare un elenco adatto a lui, che lo racconti e lo descriva. Come Nichi Vendola con l'elenco che lo riguardava, con la sua specificità. Ci devo pensare un attimo. Però se Berlusconi viene e legge la sua lista va benissimo».

Qualcuno aveva protestato per la presenza di Vendola?
«Nessuno ha detto una parola. Il nostro non è iscritto nella scheda Rai come "varietà", ma come "approfondimento" al pari di "Che tempo che fa". Ma ben venga il confronto, sono contento che la tv pubblica si riaccenda, se no potremmo rassegnarci e fare game tutta la vita».
Si aspettava la presa di posizione del direttore generale della Rai Masi?
«Ha totalmente ragione il consigliere di amministrazione Antonio Verro: se non si aderisce a un programma, non si fa partire. Nell'unico incontro avuto a giugno con Masi ero stato chiarissimo. "Direttore, se se la sente, cominciamo. Altrimenti lo spostiamo". Ha detto che andava bene, l'ha ribadito a Cortina in un incontro pubblico. "Vieni via con me" segue l'agenda del Paese, non è un programma a temporale, "chiuso"».
Si spieghi meglio.
«La televisione è fatta di game, format, che sono sempre uguali, qualsiasi cosa accada. Il nostro è uno dei rari programmi legati all'attualità. La tv ha un'agenda che viene dettata dai fatti, se vuoi fotografare il Paese non puoi pensare di farlo con una gara di canzoni. Il grande pubblico che l'ha seguito qualcosa significa: vuol dire che sta rappresentando aria di libertà, di confronto».
Però le critiche non sono mancate.
«Da una parte c'è la pigrizia di interpretare qualunque novità, dall'altra, come dice Verro, manca l'adesione. Non c'è convinzione. Io ho la coscienza a posto, lavoro per la Rai pensando al pubblico. Il risultato è importante per l'azienda; anziché le critiche mi aspettavo, lo dico senza recriminazioni, l'orologio della Rai. Quando non l'ho avuto, ho capito che era un brutto segno. Però i complimenti del presidente Garimberti mi hanno fatto molto piacere».
Travaglio scrive che rischiate di rappresentare "il presepe del perfetto progressista".
«Su questo, come su quasi tutto il resto, non siamo mai d'accordo. Con un ascolto così importante, otto milioni di persone, ci sta che ciascuno dica la sua. Poi so benissimo che c'era Benigni, lo so anch'io. È già un successo che il programma sia andato in onda, in più saremo anche controprogrammati da RaiUno».
Di Benigni ce n'è uno, gli ospiti fuggono?
«Benigni riassume il genio del comico, è il nostro Charlie Chaplin: quella grazia lì non ce l'ha nessuno. Ciascuno deve portare se stesso. Ma nessuna fuga, vengono volentieri».

(14 novembre 2010)

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON C'E', QUANTO AD ARROGANZA FABIO FAZIO ABBONDA.

Francy274 ha detto...

Ho come l'impressione che questo programma sia sorto per dirottare i "buoi" da una stalla all'alra.
La prima puntata è stata un successo grazie a Benigni, dubito fortemente che la seconda otterrà lo stesso risultato. La gente è stanca di vedere le facce dei soliti politici.. ma qualcuno ne vuole prendere atto?
E' mai possibile che ancora non è caduto il Governo e già ci rifilano Fini e Bersani come prossime icone TV? Che qualcuno ci aiuti!!!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ESATTO!

Anonimo ha detto...

Mi associo a voi due.
Francy, non so chi ci può più aiutare...
Ciao
Madda

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

AZZARDO UNA IPOTESI: UNA COALIZIONE FORMATA DA: PD - IDV - FLI - UDC - LD (BERSANI - DI PIETRO - FINI - CASINI - RUTELLI). ALTRIMENTI NON C'E' SCAMPO.