giovedì 11 novembre 2010

Pm Fiorillo: "Con la Questura ebbi un alterco Nipote di Mubarak? E io sono Nefertiti, risposi"


di DAVIDE CARLUCCI e PIERO COLAPRICO

"Ma tutte queste telecamere sono qui per cosa?". Esce Annamaria Fiorillo e sorprende i cronisti, compresi quelli delle testate tedesche. Sono in attesa davanti al tribunale dei minorenni di Milano, c'è un'udienza che riguarda una madre, Marinella Colombo, accusata da Berlino di sottrazione di minori. "Se volete, avrei da dirvi io qualcosa. Mi chiamo Annamaria Fiorillo, sono sostituto procuratore dei Minori e quello che ha dichiarato in aula Maroni non mi va giù".

La notte di Ruby, quando il premier telefonò in Questura per perorare la causa della diciassettenne, si riaccende all'improvviso: "Ho investito del caso il Consiglio superiore della magistratura...", rilancia Fiorillo. "È una mia iniziativa, non l'ho concordata con il mio capo né con nessun altro - aggiunge dopo qualche ora - ma so che dovevo farlo. Ho chiesto al Csm di chiarire le discrepanze tra la spiegazione del ministro in aula e la mia esperienza personale".

È mai è stata sentita dalla Procura sul punto?
"Mai. E siccome ho leale rispetto per la magistratura, ho detto ciò che dovevo dire, e mi affido con fiducia. Mi sentivo circondata da un imbarazzato isolamento, so dai giornali che c'è un procedimento penale in corso. Capisco, ma a non mi è sembrato possibile che un ministro vada in Parlamento a dire queste cose. Io che ero là non posso permetterlo".

Lei ce l'ha con qualcuno?
"Non ho rapporti negativi con il sistema, o i colleghi, non mi sento in conflitto. E non sto a badare alla politica, o al governo che cade o resta".

Cos'è che non l'ha convinta della ricostruzione di Maroni?
"Il passaggio in cui il ministro sostiene che io avrei dato il consenso all'affidamento alla Minetti. È stato quello che mi ha fatto sobbalzare. Ho un ricordo ancora vivo di quella notte così agitata, ci sono state sei o sette telefonate... Ma non ricordo di aver mai dato quell'autorizzazione".

E quando le hanno detto che Ruby era la nipote di Mubarak, lei cos'ha risposto?
"Non me la sono bevuta, non sono mica scema. "E io sono Nefertiti, la regina del Nilo", gli ho detto. Poi dopo le loro insistenze ho aggiunto: "Se è proprio così, che facciano mandare una conferma scritta dall'ambasciata egiziana"".

Secondo lei gli agenti che si occupavano del caso erano sotto pressione?
"Assolutamente sì. Quella sera ho commesso un solo errore che forse ha cambiato il corso degli eventi. Non ho rassicurato la funzionaria che se ne occupava, la dottoressa Iafrate. Era tutta irrigidita, parlava come se recitasse seguendo un copione. Sembrava combattuta".

Che poteva fare?
"Avrei dovuto dirle: "Non ti preoccupare, parlo io con il tuo superiore", per comprendere meglio che cosa stesse succedendo. E invece con lei ho usato toni forti. Ho pensato: "Come si permette di essere così testarda? Si assumerà tutte le responsabilità". Non ho fatto un'analisi psicologica e ora me ne pento, perché quella notte lei dev'essere stata molto male. Si capisce che hanno mandato avanti lei".

Cos'altro l'ha insospettita il 27 maggio?
"Anche l'espressione che hanno usato per riferirsi alla Minetti. Credo che l'abbiano definita "consigliera presidenziale" o qualcosa del genere. Al che io risposto: "Scusi, io per un po' di tempo ho insegnato anche diritto costituzionale alle superiori, questa carica non l'ho mai sentita prima"".

E la ricerca di una comunità che accogliesse Ruby? Maroni ha sostenuto che è stata fatta, ma non c'era posto.

"Quella notte i posti disponibili in comunità c'erano, eccome. Una vera balla. Non è mai stata avviata una richiesta del genere".

Insomma, le incongruenze sarebbero secondo lei numerose. Ma è anche sulla base della sua relazione che il procuratore Bruti Liberati ha ritenuto corretto l'operato degli agenti.
"Si è basato sulla relazione del mio capo, la dottoressa Frediani, che è stata di gran trasparenza, e a quella relazione è allegata la mia. Non so, non conosco le motivazioni sulla base delle quali il dottor Bruti Liberati ha tratto quelle conclusioni. Forse avrà avuto altri documenti. Tutto può essere equivocato".

In una relazione si usano frasi formali...
"E così ho fatto io, l'ho scritto in un italiano moderato. Ho detto di aver avuto un tono assertivo. In realtà ho avuto un vero e proprio alterco con la Questura. E quanto alla ricostruzione di Maroni, c'è un'altra cosa che non è vera".

Quale?
"Ha detto che gli atti di quella notte ci sono stati trasmessi. In realtà, sono arrivati con moltissimo ritardo, dopo giorni, e dopo che Ruby s'era picchiata con la brasiliana. Altrimenti, non sarebbero arrivati mai, temo".

E Berlusconi? Gliel'hanno nominato?
"No, non se la saranno sentita".

Lei perché "punta i piedi"?
"Perché se non lo faccio, entro in conflitto con me stessa. Sul rispetto delle leggi ho fatto un giuramento. E non posso considerare tutti gli equilibri del sistema, devo badare alla minima parte, la mia. Io, nella mia vita, che cosa sto facendo?".

È una domanda generale?
"Ammiro molto Martin Luther King e Mandela. Diceva Luther King, "se non io, chi"? E "se non adesso, quando?". E poi, come saprete, "non basta non commettere ingiustizia, ma bisogna opporsi all'ingiustizia". È una frase che viene citata come se fosse un bigliettino nei cioccolatini, ma se uno ci crede davvero?".

(11 novembre 2010)

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