di Bruno Tinti
Secondo me politica è soprattutto opposizione. L’idea che ministri, sottosegretari, presidenti di commissione etc debbano per forza far parte della maggioranza, anche se non capiscono niente di quello che dovrebbero amministrare, mi pare drammatica: Castelli e Mastella ministri della Giustizia (ma almeno Castelli era intelligente) sono un monumento ad una concezione politica propria delle fazioni e non dei partiti.
Così m’immagino che, in un panorama politico in cui le idee dell’avversario non sono sempre sbagliate e quelle dell’alleato sempre giuste, fare opposizione permetterebbe a persone preparate, intelligenti e laiche di decidere in base ai valori e ai contenuti; e al diavolo gli schieramenti.
Nell’arcinota lettera che De Magistris, Alfano e Cavalli hanno scritto a Di Pietro c’è una frase che mi ha fatto pensare: “ … Chi spera che l’Idv torni un partito del 4 % per poterlo amministrare come meglio crede…”
Delle insinuazioni sull’amministrazione del partito ho già scritto.
Ma è la storia del 4 % che mi ha fatto riflettere. Dunque, Idv deve diventare un grande partito, 25, 30 % e forse più. Sarebbe bellissimo, li facciamo tutti a strisce. Come si fa? Con tanti voti. E come si fa ad avere tanti voti? Qui cominciano i problemi.
Nei miei giri per convegni mi trovo spesso a dividere la scena con altri oratori.
Qualche volta professionisti, giornalisti, divulgatori di conoscenze specialistiche, elaboratori di opinioni, giuste o sbagliate, ma motivate con intelligenza e pacatezza.
Sovente però c’è gente che mi lascia perplesso: sanno poco, esperienze professionali modeste, cultura approssimativa. In compenso grande attivismo, luoghi comuni, tono di voce elevato, slogan di una superficialità irritante. Riscuotono grande successo: parlano alle pance, non alle teste. E naturalmente è proprio per questo che sono un po’ dappertutto, perché portano consenso. Così la prima categoria di candidati che potrebbe portare Idv sopra la soglia del 4 % è costituita da persone come queste.
Poi c’è un’altra categoria: i professionisti della politica, gente che ne ha fatto un mestiere e che, in vari modi, spesso con promesse illecite o più direttamente con denaro, ha accumulato pacchetti di voti. Per loro un partito vale l’altro: esibiscono la loro dote e si offrono, come al mercato. Anche questi servono molto per raggiungere soglie di consenso elevate.
Non c’è dubbio che, imbarcando gli uni e gli altri, Idv potrebbe diventare un partito che “conta” e aspirare a posti di governo. Insomma potrebbe entrare nel giro grosso.
La domanda è: poi, di questa gente, che cosa ne fa? Nella migliore delle ipotesi è inutile, nella peggiore (ma probabile) pericolosa. Così mi è venuto in mente che, se Idv “torna un partito del 4 %”, non è che poi sia necessariamente un male. Niente alleanze, niente schieramenti, oggi si vota con il Pd, domani si appoggia B&C (mi viene in mente solo la legge sullo stalking). Ma insomma, un partito di gente che fa politica come servizio (lo so mi ripeto ma tutto comincia da qui) non è proprio quello che serve al paese?
Solo che qui cominciano altri problemi. Perché, se cambia la legge elettorale e riprende vigore il sistema delle preferenze, le persone di cui ho parlato (male) andranno a nozze; egemonizzeranno qualsiasi partito.
Chi non voterà gente che fa promesse illecite (e magari le mantiene) di appalti, modifiche ai piani regolatori, case e lavoro?
E chi non voterà persone che straparlano di precariato, lotta alla mafia, aumento delle pensioni, banche responsabili della crisi?
Che poi lo straparlatore non abbia la minima idea di quello che dice purtroppo per molti cittadini è irrilevante.
A questa gente si aggiungeranno i big dei partiti, quelli dall’elezione sicura per via del voto di bandiera.
Con questo sistema, di persone serie ai partiti ne arriveranno poche.
Allora meglio il “porcellum”?
È difficile decidere, le implicazioni negative sono tante, soprattutto per gli abusi che permette: l’era delle veline in Parlamento è cominciata così.
Certo che un partito con una classe dirigente seria, onesta e preparata, che riempia le sue liste di “gente che fa politica come servizio” (non trovo un altro modo di dirlo), allora … Però il problema a questo punto diventa: e chi lo vota?
Magari c’è una terza soluzione. Che è stata immaginata da uno scrittore di fantascienza, Robert Heinlein. Possono votare e assumere incarichi pubblici di alto livello (si chiama elettorato attivo e passivo) solo le persone che hanno lavorato gratuitamente (e onestamente) per un certo numero di anni al servizio dello Stato. Gli altri, liberi di godersi la vita; ma non si impiccino di politica. Fantascienza, appunto. Però…
1 commento:
E' evidente che il dottor Tinti non ha mai militato in un Partito.
Stando ad un pc si possono scrivere un sacco di cose, tutto e il contrario di tutto; certamente non si raccolgono firme, certamente non si fa attività sociale, certamente si sta comodi.
Preferisco la sfida e le incognite delle preferenze alla sfida delle tessere; preferisco misurarmi con il cuore e la passione. Chi ha altre armi le usi, lecite o illeciti, le usi. La sconvenienza delle azioni degli altri non giustificherà mai la convenienza delle mie manchevolezze.
Tutti bravi ora a parlare, ma dove erano e chi votavano questi signori quando IDV aveva l'1,5% e diceva le stesse cose che dice ora?
Poiche non era un 1,5% come tanti altri, ma era una percentuale condita di insulti e di un reiterato isolamento, erano i tempi che non c'erano i candidati, erano i tempi che raccogliere le firme per potersi presentare era tanto vitale quanto difficile.
Chi è venuto dopo deve solo ringraziare chi c'era prima.
Abbiate tutti un po' più di rispetto e fate un buon anno.
Grazie
Gianni PERA
Posta un commento