lunedì 3 gennaio 2011

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DE IL CITTADINO DI LODI

Caro Direttore,

ho atteso invano che la segreteria provinciale dell’IdV spendesse una parola in difesa di Antonio Di Pietro e, salvo errori, sul suo quotidiano non ho letto niente.

Per paradosso le critiche, feroci, vengono dall’interno del partito e portano la firma di Luigi De Magistris, Sonia Alfano europarlamentari e Giulio Cavalli consigliere regionale.

A mio giudizio tre beneficati di Antonio Di Pietro.

Luigi De Magistris, relegato a giudice presso il tribunale penale di Napoli sarebbe rimasto nel cono d’ombra in cui era stato relegato, ingiustamente o meno non interessa.

Sonia Alfano sarebbe rimasta una oscura funzionaria della regione Sicilia e sindacalista. Vero è che dopo l’uccisione del padre Beppe da parte della Mafia si è data un gran daffare, motivo per il quale ha ricevuto minacce e le è stata assegnata la scorta. Senza, tuttavia, Antonio Di Pietro non sarebbe andata molto lontano.

Buon ultimo in ordine di tempo Giulio Cavalli, nato nel 1977, attore, scrittore, regista, uomo politico, assurto alla notorietà per le minacce di stampo mafioso reiteratamente ricevute in conseguenza della sua attività di denuncia, dinamicissimo (ha appena 33 anni), l’anno scorso viene eletto consigliere provinciale (3.836+528 preferenze). L’elezione a consigliere regionale lo proietta irresistibilmente verso la notorietà mediatica, presentando il suo libro “Nomi, cognomi e infami”, il più noto dei tre libri scritti fra il 2007 e il 2010.

Domanda: questi tre uomini politici sarebbero potuti essere candidati da altre formazioni politiche, il PD a esempio? Io non lo so, so che fanno parte dell’Italia dei Valori, mi sembra siano alquanto ingrati. E ciò accade nel momento in cui due sciagurati lasciano l’IdV per confluire nel gruppo misto della Camera e votano la fiducia a Berlusconi.

Scrivono una lettera aperta, ben nota, chiedono di partecipare al processo decisionale nel delineare i candidati dalla prossime politiche generali, pur sapendo bene che l’attuale, infame, legge elettorale obbliga i segretari partito a formare le liste c.d. “bloccate”. Iniziativa a mio giudizio improvvida che mette in grave difficoltà Antonio Di Pietro, fondatore del partito, che ha sventato attacchi furiosi reiterati, senza rendersi conto, forse, che un formazione politica così giovane ha ancora bisogno di una figura carismatica, non ancora emersa in alternativa a Di Pietro.

C’è di più. Danno (involontariamente?) man forte a Paolo Flores d’Arcais, direttore del mensile MICROMEGA, al quale sono abbonato, che per la seconda volta tenta di forzare la mano, senza riuscirci, ad Antonio Di Pietro, prefigurando sciagure se il partito non si spersonalizza. Per ultimo si inventa anche un sondaggio a risposte multiple, del tutto privo di validità scientifica e, udite udite, quando la risposte positive, scarse nelle prime 48 si impennano, si beve la frottola degli sms inviati agli iscritti (io, iscritto, non ho ricevuto nulla) per ‘alterare’ i risultati del sondaggio, il tutto ripreso da Repubblica (è notorio che a Eugenio Scalfari Antonio Di Pietro non piace, con una punta di arroganza intellettuale). Ciò accade in un panorama politico in cui solo il PD non reca il nome del leader nel simbolo, percorso da un quindicennio almeno di lotte intestine che lo impediscono.

Non so se la segreteria regionale ha speso parole in difesa, però ho letto argomentazioni significativi sul blog di Di Pietro e sul Fatto Quotidiano. Particolarmente significativo l’ultimo articolo di Bruno Tinti (Procuratore della Repubblica aggiunto di Torno, in pensione dal 2008), il quale ricorre al paradosso per dimostrare che in molte aree geografico/politiche è molto difficile fare scelte che prevedano la candidatura di persone di specchiata onestà e competenza.

Da eccellente P.M. specializzato nei reati finanziari, articola una analisi molto sofisticata.

Inizia così: “Nell’arcinota lettera che De Magistris, Alfano e Cavalli hanno scritto a Di Pietro c’è una frase che mi ha fatto pensare: “ … Chi spera che l’Idv torni un partito del 4 % per poterlo amministrare come meglio crede…” Delle insinuazioni sull’amministrazione del partito ho già scritto. Ma è la storia del 4 % che mi ha fatto riflettere. Dunque, Idv deve diventare un grande partito, 25, 30% e forse più. Sarebbe bellissimo, li facciamo tutti a strisce. Come si fa? Con tanti voti. E come si fa ad avere tanti voti? Qui cominciano i problemi.”

Prosegue parlando della sua novella esperienza di conferenziere, nel cui ambito incontra spessissimo una prima categoria di persone, che “sanno poco, esperienze professionali modeste, cultura approssimativa. In compenso grande attivismo, luoghi comuni, tono di voce elevato, slogan di una superficialità irritante. Riscuotono grande successo: parlano alle pance, non alle teste.”.

Poi ci sono “i professionisti della politica, gente che ne ha fatto un mestiere e che, in vari modi, spesso con promesse illecite o più direttamente con denaro, ha accumulato pacchetti di voti. Per loro un partito vale l’altro: esibiscono la loro dote e si offrono, come al mercato. Anche questi servono molto per raggiungere soglie di consenso elevate.”.

A questo punto trae una prima conclusione: “Non c’è dubbio che, imbarcando gli uni e gli altri, Idv potrebbe diventare un partito che “conta” e aspirare a posti di governo. Insomma potrebbe entrare nel giro grosso. La domanda è: poi, di questa gente, che cosa ne fa? Nella migliore delle ipotesi è inutile, nella peggiore (ma probabile) pericolosa.”.

A questo punto inizia la provocazione, secondo la quale se il partito tornasse vicino al 4% non sarebbe poi un male, potendosi schierare liberamente in base alla qualità dei provvedimenti varati in Parlamento.

Tutto risolto? Nemmeno per idea, perché se cambia la legge elettorale e si torna al sistema delle preferenze, le persone descritte andranno a nozze, egemonizzeranno qualsiasi partito.

Quindi, la scelta di una legge elettorale premiante l’onestà, la capacità dei candidati designati è la ‘quadratura del cerchio’?

Qui arriva la provocazione finale. “Magari c’è una terza soluzione. Che è stata immaginata da uno scrittore di fantascienza, Robert Heinlein. Possono votare e assumere incarichi pubblici di alto livello (si chiama elettorato attivo e passivo) solo le persone che hanno lavorato gratuitamente (e onestamente) per un certo numero di anni al servizio dello Stato. Gli altri, liberi di godersi la vita; ma non si impiccino di politica.”.

Cosa voleva significare in realtà Bruno Tinti? In soldoni, che l’affermazione “ … Chi spera che l’Idv torni un partito del 4 % per poterlo amministrare come meglio crede…” è semplicemente una sciocchezza. Piaccia a non piaccia.

Luigi Morsello, già direttore del carcere di Lodi, Idv Lodi

6 commenti:

Filemore ha detto...

Non mi piace la frase del tenore " se non fosse stato per Di Pietro.."
Non mi piace la gratitudine verso un segretario politico.

Sono daccordo in tutto e per tutto con Bruno Tinti e rimprovero al trio soltanto di aver prestato il fianco al nemico che dispone di armata mediatiche.

La questionemorale nell'IdV c'è ed è sempre presente, non viene mai sottovolatuto tanto che la porta per certi soggetti, al di là del pacchetto di voti potenzialei, è sempre aperta.

Esiste un problema di selezione dei candidati, repsonsabilità che aspetta al capo baracca di contro il problema non è chi abbiamo aimbarcato (la porta è sempre aperta) ma come evitare imbarchi indensiderati.

L' IdV deve trovare al proprio interno un metodo che permetta un filtro, che restringa le maglie.
Il trio avrebbe dovuto chiedere questo e su questo confrontarsi: some selezionare?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Antonino, ma dove mai ho scritto o riportato una frase del genere? Anche l'avessi fatto, mi pare ovvio che è realtà, le liste elettorali bloccate, senza voto di preferenza, sono in mano ai segretari di partito, sono loro che nominano il Parlamento! E' indubbio che i tre sarebbero rimasti o rientratati nell'anonimato se Di Pietro non li avesse candidati. E' ovvio che Di Pietro non li ha candidati per 'buon cuore', ma per un preciso tornaconto politico, diversamente non esisterebbe nemmeno lui come uomo politico. Ma poi, cos'è questa 'questione morale'? La migliore definizione, perché semplice è la necessità di far coincidere esercizio della politica ed etica personale.Trasferito il concetto nella gestione del partito, sai indicarmi atti di cattiva gestione anche solo sotto il profilo etico? Razzi, Scilipoti sono quel personale politico ben descritto da Bruno Tinti. Se si vuol aumentare il peso politico del partito occorre far ricorso a personale politico in grado di aggregare l'elettorato. Una volta avvenuto cosa fare di questi 'onorevoli'? Il problema degli imbarchi indesiderati si risolve solo evitando di candidare chi è compromesso con la giustizia e l'IdV lo ha sempre fatto, prima non candidandoli, dopo togliendo ogni incarico di partito o sospendendoli. Guarda caso, ha fatto Di Pietro una eccezione proprio per De Magistris rinviato a giudizio. Non avrebbe dovuto candidarlo? Forse, ma la forza di attrazione di questo ex-magistrato un po' fanatico era intuitivamente notevole, com'è stato. Certo è che nessun altro lo avrebbe voluto e non solo lui, ma anche gli altri due.
Mi viene il dubbio di conoscerti personalmente. Chissà perchè!

Anonimo ha detto...

Caro Morsello,
Tutti e tre hanno avuto offerte, anche dal PD di essere candidati. Da qualche parte leggevo che Cavalli ha scelto Idv tra PD, SEL e addirittura Lega. Non scrivere baggianate. E nessuno in quella lettera ha chiesto di scegliere i candidati. Tutti e tre hanno chiesto le primarie di collegio appoggiati nella proposta da Travaglio. Continua a leccasti le ferite delle tue poche preferenze.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Quanto mi piacciono gli anonimi, caro anonimo, sono le persone più coraggiose al mondo. Questi dettagli me li hai fatti tornare in mente, ma chissà perché penso che tu sia quello di prima che penso di conoscere di persona o forse uno contiguo. E perché ti dai tanta pena di smentirmi? Forse perché sai che la sostanza non cambia, scelta o non scelta solo nell'IdV aveva più probabilità di successo. A proposito, Sonia Alfano è rimasta orfana quando aveva 22 anni e aveva conseguito la maturità classica. Lo dico per completezza, mi intendi?
Il mio scopo non era di scrivere un post puntiglioso, lo avrei potuto fare, c'è Wikipedia per questo, ma non me ne fregava niente come non me ne frega niente del tuo giudizio. Non mi sono nemmeno preso la briga di rileggere quella lettera, tanto trasparente era lo scopo di partecipare al processo decisionale. Quanto alle mie poche preferenze (due per l'esattezza) dovresti sapere che sono stato richiesto di essere messo in lista, ho detto a chiare lettere che non avevo, come non ho alcuna ambizione politica, che sarebbe un tantino tardiva, visto che sai anche quanti anni ho. Dovresti sapere che non ho accettato alcuna forma di pubblicizzazione e che ho la residenza elettorale altrove quindi non ho votato. Se mi fosse stato possibile avrei votato IdV altrove. Nessuna ferita, quindi.
Un ex direttore di carcere come me, lavoro svolto per 40anni di queste ferite se ne fa un baffo.
Concludendo, ti ho ospitato anonimo nel mio blog, ma non accadrà più se non ci metti, come dice Tonino Di Pietro, la FACCIA, capito? La FACCIA ci devi mettere. Saluti affettuosi.
P.S.: nel 1981 io la scorta la rifiutai.

robor ha detto...

Caro Luigi, premesso che mi trovo d'accordo con le critiche, o quantomeno le perplessità, da te espresse nei confronti dei tre esponenti "dipietristi", trovo che sarebbe ora di fare una riflessione più complessiva. Il problema, a mio parere, non sarà mai risolto finché la politica non smetterà di arruolare persone che avendo incontrato difficoltà nello svolgimento della loro vita sociale o professionale (legittime o ingiuste poco importa) siano alla ricerca di "rivincite". Queste persone diventano tanti piccoli simboli, eroi dell'ultim'ora destinati fatalmente a tramontare rapidamente. E nel tentativo di fermare il loro cammino sul viale del tramonto, s'inventano scaramucce da cortile ad ogni occasione. Il difetto maggiore della politica italiana negli ultimi tempi è proprio questo incalzante peronismo che, per giunta, non poggia su alcuna capacità politica realmente intesa, che possa trasformarsi in attitudine all'amministrazione della cosa pubblica. I partiti sono diventati salotti dove il padrone di casa invita chi vuole, come è giusto che sia, e dove ciò che conta è mettere insieme quanti più volti noti possibile. Accade lo stesso per le produzioni teatrali: non si cercano bravi attori ma personaggi noti grazie alla televisione che inducano il pubblico a comprare il biglietto. Poi però gli spettacoli fanno pena.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Caro Robor, grazie per il commento, che sapevo sarebbe stato di gran lunga il più capace di fare chiarezza, sopratutto a me. A mio giudizio questi tre sono stati quanto meno scorretti e sleali, proprio perchè attori politici improvvisati, e tu sai che la scorrettezza e la slealtà godono del mio massimo disprezzo.