ENRICO BANDINI
Si chiamano Martina Monti e Ouidad Bakkali, nominate assessori e 47 anni in due, sono le nuove protagoniste della politica ravennate. “Forze nuove alla prova del fuoco”, così le ha definite il sindaco di Ravenna del Pd Fabrizio Matteucci che le ha fortemente volute in giunta, per mantenere la sua promessa elettorale di svecchiare la politica ravennate.
Palpabile la loro tensione nella foto di gruppo, nei primi colloqui con i giornalisti, nella consapevolezza di esser state chiamate, ancora giovani e inesperte, a ricoprire un incarico di grande responsabilità. A Martina Monti, 22 anni, è toccato l’assessorato a sicurezza, immigrazione e polizia municipale. È l’assessore in sneakers, la più giovane della giunta. Commenta la sua proclamazione sorridendo: “L’ho saputo solo poche ore prima, è stato uno choc, ma sono pronta”. Monti, di Lugo, studia Lingue a Bologna. Alle spalle ha più di 3 anni di militanza politica nell’Idv, è la coordinatrice uscente delle donne del partito per la provincia di Ravenna, vanta un’esperienza in Europa come rappresentante di Lymec (associazione dei giovani liberali europei) ed è iscritta a Anpi, Arcigay e Legambiente.
Ouidad Bakkali, italo-marocchina venticinquenne, poliglotta, è l’assessore con delega a cultura, pubblica istruzione e infanzia, istruzione superiore e formazione professionale. Anche lei è una studentessa dell’Alma Mater, iscritta alla laurea magistrale in Cooperazione, sviluppo e diritti umani e, come alla collega dell’Idv, la nomina in giunta le fa l’effetto di una bella sorpresa, anche se ammette di averlo saputo con un preavviso maggiore, circa una settimana, rispetto a Monti.
Da quando sono state presentate a palazzo Merlato non si fa altro che parlare di Monti e Bakkali e i commenti si dividono tra chi plaude alla “scelta coraggiosa” del sindaco e chi critica le due giovani nominate perché “mancano di esperienza”. I consiglieri comunali Nicola Grandi di Lista per Ravenna e Pietro Vandini del Movimento 5 Stelle sono i primi a far sentire le loro reazioni. Più cauto Vandini, accusatorio Grandi il quale, nonostante dichiari che occorre dar tempo prima di giudicare, non ha parole propriamente incoraggianti per Monti: “L’aspetto più inquietante e se vogliamo triste è rappresentato dall’assessorato a polizia municipale, sicurezza e immigrazione assegnato a una ragazza di 22 anni. Con quale criterio, con quale rispetto per i cittadini ma anche per gli stessi agenti della polizia si assegna un incarico di questo livello a una studentessa universitaria tanto giovane?”. L’assessore lughese, con una cravattina nera allentata, non sembra temere l’onere che il ruolo le impone: “Metterò tutta l’anima e il tempo possibile in questo incarico. So che potrebbero esservi pregiudizi perché il cittadino medio ravennate è abituato a gente più grande. Io conto di far cambiare i loro preconcetti”.
Poi sul significato degli incarichi che la sua delega comporta ci tiene a distinguere: “Non bisogna confondere la sicurezza con l’immigrazione. L’immigrazione è sempre positiva, va solo incanalata in maniera opportuna. La sicurezza è un diritto dei cittadini che va garantito. Studierò tutte le ordinanze fatte e le interpreterò dando loro un mio tocco personale”.
Gli strali di Grandi non risparmiano neppure Bakkali: “Non si comprende come una persona di 25 anni possa occuparsi non tanto di cultura, istruzione superiore e/o formazione professionale quanto di quel delicatissimo capitolo rappresentato da pubblica istruzione e infanzia, già ampiamente strapazzato nella precedente legislatura dall’assessore Electra Stamboulis”. Bakkali risponde a tono: “La situazione difficile della pubblica istruzione non dipende dall’operato della collega uscente, ma dalle scelte del governo nazionale”. Alla richiesta su che cosa preveda la sua imminente agenda politica, il disorientamento la fa ancora da padrone: “È presto per dire che cosa farò. Il mio obiettivo per ora è acquisire mezzi che mi consentano poi di lavorare in maniera indipendente e onorare al meglio la scommessa che Matteucci ha voluto fare su di me”.
Il grillino Vandini avanza un certo sospetto non nei confronti di Monti e Bakkali, che “vanno lasciate lavorare”, quanto verso il Pd, temendo che la scelta di due assessori così giovani sia una mossa per “gestirle dall’alto”. Per ora Vandini sospende il giudizio, ma la tentazione di interpretare le due nomine come un “tornaconto mediatico” è forte.
Tra le tante incombenze di Monti c’è la patata bollente di Marina di Ravenna. “Quella di Marina – afferma - è una tematica scottante. La conosco ma non da vicino. Frequento la località senza prendere parte alla movida, perché sono un po’ vecchia dentro. Cercherò comunque di lavorare a fianco al sindaco e farò del mio meglio”. Pronta a lavorare “fino a 48 ore al giorno” Monti aggiunge: “Metterò tutta l’anima e il tempo possibile in questo incarico”.
Matteucci, rispetto al 2006, svecchia la sua giunta di 5 anni: l’età media dei nuovi assessori è di 43 anni. Cinque sono al primo mandato, 4 al secondo, contando anche il riconfermato vicesindaco, l’inossidabile repubblicano Giannantonio Mingozzi che per la quarta volta ricopre la carica. Se si considera solo l’età media dei 5 esordienti, 31 anni, emerge chiara la volontà di Matteucci di rendere “i giovani capaci protagonisti della politica cittadina”. La proclamazione della giunta del Comune, contestuale a quella della Provincia, è stata ritardata di due giorni rispetto alla data inizialmente scelta. Una lunga contrattazione con l’Idv, in Provincia, la causa del rinvio. I dipietristi avrebbero voluto la vicepresidenza di palazzo dei Caduti che è andata invece a Gianni Bessi del Pd.
La contropartita affinché Claudio Casadio, presidente della Provincia eletto nelle liste del Pd, potesse affiancarsi uno dei suoi si è tradotta in nomine non senza peso per l’Idv: un assessorato a Luciano Ronchini in Provincia e due in Comune con i nomi di Martina Monti e Guido Guerrieri. Equilibrismi politici? Senz’altro. Per ora la scelta del sindaco è un segnale che di certo non passa inosservato. Servirà la prova dei fatti per giudicare la bontà di una scommessa su due giovani speranze della politica.
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