DOPO
di Sandra Amurri
La casta è affetta da sbornia da privilegi. Trattasi di una sindrome che non conosce antidoto. Almeno fino a quando non verrà scoperto il limite di sopportazione dei cittadini.
Un esempio? Di fronte alla manovra economica di lacrime e sangue del governo che impone sacrifici ai soliti noti – quelli che rispettano le leggi e pagano le tasse e con sempre maggiore difficoltà riescono a sbarcare il lunario – la politica cosa fa? Dà l’esempio, verrebbe da rispondere. Sì, un esempio di ingordigia.
Sono 50 – ma potrebbero arrivare a 100 – i consiglieri di destra, ma anche di sinistra, della Regione Puglia della scorsa e dell’attuale legislatura che chiedono la restituzione del 10% dell’indennità, come stabilito dalla delibera adottata nel 2006 dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. E lo chiedono forti di una sentenza della Corte costituzionale che dichiara nulla quella delibera. Anzi, lo pretendono subito perché la prescrizione, che scatta dopo 5 anni, li ha già privati delle somme maturate e non riscosse da gennaio a giugno 2010. Dunque, non intendono rischiare oltre, visto che ogni mese che passa perdono 450 euro netti al mese.
ALLA FACCIA dei 12 mila euro lordi mensili che ogni consigliere percepisce – sempre che non sia presidente di Commissione o ricopra qualche altro incarico – oltre all’indennità di fine mandato pari a una mensilità e al vitalizio che supera i 5 mila euro netti mensili.
Ma si tratta di un obbligo? No, perché il diritto ad avvalersi della sentenza della Corte costituzionale è soggettivo, non vincolante, e può essere rivendicato da ogni consigliere eletto nel 2006 fino al 2011, quando il taglio del 10% è stato riconfermato. E come sperare di confidare nel senso di responsabilità che imporrebbe una rinuncia ad avvalersi di tale denaro? Al momento tra i consiglieri in carica, vi hanno rinunciato quelli eletti con Pd, Idv e Sel, mentre lo hanno rivendicato tutti quelli del Pdl. Per quanto riguarda invece gli ex vi sono anche consiglieri di centrosinistra che oggi non siedono più in Aula.
DI CERTO il rischio di dover tirar fuori dalle casse dell’ente 4 o 5 milioni di euro, pari a circa 63 mila euro a consigliere, in una Regione dove la disoccupazione e la minaccia di sfratti è altissima, fa pronunciare al presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna di Sel parole severe: “L’Ufficio opporrà il proprio rifiuto e se qualcuno non sarà soddisfatto potrà rivolgersi al Tar”, e anche nel caso in cui “tali somme saranno dovute non costituiranno alcun esborso per i cittadini”. A cui segue la richiesta del blocco della restituzione delle indennità del segretario regionale del Pd, Blasi: “Mi sembra inconcepibile che la politica di fronte a un momento di crisi economica non dia l’esempio dimostrando di fare la propria parte”.
Parole che rimbalzano di fronte a quelle a dir poco sbalorditive pronunciate dal leader del Pdl Rocco Palese, uno che si è sempre detto contrario agli sprechi della politica, ma che di fronte all’elevato numero di consiglieri del suo partito che hanno presentato domanda è costretto a fare marcia indietro: ”Dopo il decreto legge del governo che obbliga a rispettare le sentenze della Consulta non resta che una strada: l’Ufficio di presidenza non può che prendere atto della sentenza e restituire le somme poi ognuno deciderà cosa fare con quei soldi”.
La notizia è senza dubbio che il Pdl abbia a cuore il rispetto della legge: forse, siamo già in era Alfano e non ce ne siamo accorti.
2 commenti:
Bastardi!!! Non se ne può davvero più di questi sciacalli!
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