L'annuncio dell'uscita di Fiat da Confindustria scuote politica e sindacati. «È un addio ufficiale - aveva spiegato ieri Sergio Marchionne con una lettera a Emma Marcegaglia -, non facciamo entrate e uscite. Il ruolo politico di Confindustria non ci interessa». La leader degli industriali ha replicato con parole dure: «Le motivazioni non stanno in piedi. Rispettiamo ma non condividiamo la scelta».
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Simile l’opinione di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil: «l’uscita di Fiat da Confindustria è cosa su cui i sindacati non hanno voce in capitolo, mentre quello che interessa molto sono le decisioni su Mirafiori e Pratola Serra, premessa per garantire l’occupazione e lo sviluppo negli stabilimenti italiani del gruppo». Ma il commento più duro arriva da Susanna Camusso: «La scelta di Fiat di uscire da Confindustria è la scelta di non rispettare le regole, le norme di questo Paese», con il governo che «fa da sponda», attacca la leader della Cgil. Poi l'affondo: «I famosi grandi innovatori stanno tornando a ricette ottocentesche». «Anche vedendo le dichiarazioni di queste ore - afferma Camusso - direi che i famosi grandi innovatori stanno tornando a ricette ottocentesche: no alle regole, sì ai lavoratori che devono pagare tutte le conseguenze della crisi».
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, guarda con «preoccupazione» all’uscita annunciata della Fiat da Confindustria e si augura una «ricomposizione di questa frattura». «È un segnale di disgregazione - ha detto Sacconi a margine di un convegno della fondazione D’Antona - ci auguriamo che si possa ricomporre questa frattura nel segno della funzione sindacale modernizzatrice del sistema delle imprese. Abbiamo bisogno di un sistema delle imprese che faccia sindacato e che sviluppi una forte evoluzione delle relazioni industriali nella direzione territoriale e aziendale per un lavoro che sia di qualità e ben remunerato». «Mi auguro - ha concluso riferendosi a Fiat e Confindustria - che si capiscano e si trovino d’accordo». L’ex-sindaco di Torino Sergio Chiamparino fa fatica a capire le motivazioni dell’uscita di Fiat: «Da lettore di giornali - ha dichiarato - non mi riesce di vederne le motivazioni così stringenti, perchè capisco e sono stato uno dei pochi che ha sostenuto le motivazioni di Marchionne nello strappo nel cercare di modernizzare le relazioni sindacali»
martedì 4 ottobre 2011
Fiat-Confindustria, ancora polemiche Camusso: vogliono leggi ottocentesche
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