Un milione e 200mila cittadini, firmando per il referendum sulla legge elettorale in pochissimo tempo e con l'estate di mezzo, hanno smosso le acque torbide della politica italiana. Sono il fatto nuovo destinato a rompere questo stato di immobilità e di falsi movimenti che dura ormai da un anno, con Berlusconi che non è più in grado di governare però resta là a occupare la postazione, forte di una maggioranza assoldata.
Sarebbe un risultato già quasi miracoloso ma non è mica tutto qui, perché migliaia di altri cittadini continuano ogni giorno a bussare alle nostre porte e a telefonare nelle nostre sedi, non sapendo che la raccolta è terminata. Bisogna essere ciechi e sordi per non capire che il popolo italiano sta chiedendo che non vadano più in Parlamento, a fare finta di rappresentarlo, esponenti della casta scelti dalla casta stessa. Lo chiede con un residuo di fiducia nella democrazia italiana, ma se dovessero provare ancora a prenderlo in giro non credo che porgerebbe l'altra guancia.
Non ci sono vie di mezzo. O si fa subito una nuova legge eletttorale seria, non una melina per prendere tempo, rimandare le elezioni e poi farsi un'altra legge-porcata come questa, oppure si va a votare.
Dev'essere una legge capace di aiutare il Paese e il Parlamento a risollevarsi dalla fogna in cui sono stati precipitati. Quindi dev'essere una legge che non permette ai condannati di candidarsi, non permette agli inquisiti di assumere cariche di governo e non permette ai parlamentari di fare doppi lavori.
Voglio dirlo una volta per tutte. Se noi dell'Italia dei Valori martelliamo tanto su questi tre punti non è per fare danno a Berlusconi, ma per fare l'interesse del Paese. Se uno è accusato di essere mafioso è bene che non faccia il ministro fino a che non è sicuro che al governo farà gli interessi degli italiani e non quelli di Cosa nostra. E' Berlusconi, casomai, che chiede di fare un danno al Paese e alle istituzioni per fare un favore a lui, ed è già riuscito a farsi rispondere troppe volte di sì da un Parlamento senza onore né dignità. Adesso basta.
martedì 4 ottobre 2011
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