di Luca Telese
“Ha visto a cosa mi
riferivo? Adesso capisce perché non potevo parlare?”. Questa intervista ha un
precedente. Il giorno dopo la dimissioni di Berlusconi, Gianfranco Rotondi celebrò una conferenza stampa a Montecitorio, sparando su
coloro che nel suo governo avevano avallato la capitolazione del Cavaliere.
Alla buvette, per spiegare quella durezza così insolita per un democristiano
come lui, aggiunse. “Siccome sono anche un giornalista e una persona seria, non
avendo riscontri, non posso dire pubblicamente quello che ho saputo in via
informale e confidenziale. Però si tratta di un fatto che considero
politicamente molto grave”. Allora gli avevo detto: “Quale, ministro Rotondi?”.
E lui: “Per ora taccio. Ma sono sicuro che ne riparleremo presto”.
Onorevole Rotondi, lei sapeva già che la
stampa internazionale era su questa pista?
Assolutamente no.
La notizia di cui le parlai mi arrivava da canali assolutamente politici.
Fra poco ci spiegherà di cosa si trattava.
Prima però vorrei che mi raccontasse dove era il giorno delle dimissioni.
Ero con Berlusconi
ad Arcore. E per questo, da testimone oculare, posso dirle con certezza che la
metà dei retroscena che ho letto sono falsi.
Cioè?
Ci hanno raccontato
che Berlusconi gettò la spugna perché il colpo di grazia glielo diede la
famiglia e la “corte” di Milano.
E non è così?
Ma nemmeno per
sogno….Io quelle discussioni non solo le ho sentite, ma ne sono stato anche in
parte partecipe. Non è assolutamente vero che i figli, o gli uomini a lui più
vicini abbiano detto: “Dimettiti”. Anzi…
Anzi cosa?
Berlusconi fu
incoraggiato a resistere. E quando prese l’aereo per Roma era intenzionato a
non mollare. Poi atterrò, non so che colloqui ebbe. E se ne ebbe, e come è
noto cambiò idea.
Però adesso ci spieghi cosa venne a sapere, e
perché le sembrò così grave.
Amici della Cdu,
che io considero strettamente attendibili. Mi riferirono di un pranzo.
Tutto qui. Mi pare un po’ poco per gridare al
complotto.
Mi lasci finire! …
Un pranzo, che si tenne in un ristorante di Berlino dove due noti politici
italiani, due ex ministri, parlarono a lungo, con dei politici e degli
esponenti… come dire?... di alcune associazioni, della necessità che Berlusconi
si dimettesse subito e che si formasse subito un nuovo governo, più gradito
agli interlocutori dei nostri connazionali.
Cosa per “associazioni”?
Dei club diversi
dal club di Topolino.
Di che parla? Un complotto
pluto-giudaico-massonico?
Che cosa vuole che
le racconti? che ci fossero questo tipo di pressioni?
Questo non credo.
Quando dava della culona eccetera alla Merkel
rispondeva ad una manovra diplomatica?
Guardi, fece delle
battute di vago sapore maschilista, ma non credo che sapesse nulla di quello
che ha scritto il Wsj.
Ma secondo lei la telefonata c’è stata
davvero?
Non ho motivo di
dubitare.
Quindi Berlusconi si è dimesso per colpa della
Merkel?
Conosco Napolitano
da due Repubbliche per sapere che non ha dato retta.
Quindi c’è il complotto o no?
Non ho mai creduto
alla tesi della estraneità delle pressioni internazionali.
Qualche rimpianto sulle dimissioni?
Nessuno. Oggi
stiamo messi molto peggio e voi tirereste pece ogni giorno, sul governo di
Rotondi e dei birilli vari come lui. Il colore della tavola e il numero dei
grembiuli?
Di nuovo la massoneria…
Ma io non ho nulla
contro la massoneria. Le posso citare una bella battuta di D’Alema a
Buttiglione mentre scorrevano insieme la lista dei ministri del governo Dini?
Alle battute di D’Alema mi metto sull’attenti.
Questa era davvero
deliziosa: “Rocco, un po’ di massoni in un governo vanno bene, ma troppi
storpiano”.
Non mi ha ancora detto i nomi dei due ex
ministri italiani…
Diciamo che uno dei
due nel suo curriculum ha scritto molte volte “ex”, anche per incarichi più
importanti.
Il nome?
Io non voglio
prendere querele. Tanto il valore di questa notizia è politico.
Lei ne parlò a Berlusconi?
Secondo lei?
Nessun commento:
Posta un commento