Dopo gli attacchi di via Solferino Passera dice: “Ho venduto
tutto”
di Giovanna Lantini
Dopo la pax, la tempesta. Il giornale
che più ha promosso la transizione da Silvio Berlusconi a Mario Monti, quello dove il professore della Bocconi è stato a
lungo l’ editorialista più autorevole, il Corriere
della Sera, insomma, ha un rapporto sempre più dialettico con il governo.
Per usare un eufemismo. Nell’azionariato di via Solferino regna ancora
“l’arzillo vecchietto” (così lo chiamava Diego Della Valle) sopravvissuto alle
cesoie del 2011, il bresciano Giovanni
Bazoli presidente di Intesa Sanpaolo, coadiuvato da Piergaetano Marchetti, il cui mandato alla presidenza di Rcs è però
in scadenza insieme a tutto il cda dell’editrice. Il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli, infatti, nelle
ultime settimane ha avanzato critiche sempre più dure al governo Monti. Ieri
l’escalation è sfociata in un duro attacco all’ex-ad di Intesa ora ministro
dello Sviluppo economico, Corrado
Passera e sui suoi conflitti di interesse.
LE PRIME
schermaglie erano iniziate il 28 novembre quando via Solferino è entrata nella
partita dei sottosegretari con un corsivo non firmato che suggeriva all’ex
banchiere di evitare la nomina di Mario
Ciaccia, il numero uno di Biis, la banca del gruppo Intesa per le
infrastrutture. “Due banchieri con la stessa casacca sarebbe troppo”, si
spiegava nel corsivo. Avvertimento ignorato, Ciaccia è vice-ministro. Il
secondo round è datato 4 dicembre, quando il Corriere pubblicava un
editoriale-stoccata degli economisti Alberto
Alesina e Francesco Giavazzi
intitolato: “Caro presidente. No così non va”.
GLI ESPERTI
contestavano a Monti la scelta di aumentare l’Irpef al 46 per cento con un atto
giudicato recessivo. Giudizio sul quale Monti deve aver convenuto dato che è
scomparso dalla manovra e il premier stesso ha negato di averlo mai voluto adottare.
Non appagando, però, i due economisti che l’11 dicembre sono tornati
all’attacco ricordando la necessità degli stimoli alla crescita (due giorni fa
monti ha replicato loro “Anche io so qualcosa di economia). Poi il 22 dicembre
va alla carica il vicedirettore Massimo
Mucchetti, a torto o a ragione considerato in sintonia con Bazoli, che si è
chiesto dove siano i poteri forti dato che il cosiddetto governo delle
banche ha approvato una norma contro le poltrone incrociate fra banche e
finanziarie concorrenti. Una mossa che imporrebbe al presidente di Intesa di
scegliere fra la banca milanese e il gruppo Ubi, con quest’ultimo che poggia su
delicatissimi equilibri tra Bergamo e la bazoliana Brescia. E lo stesso
Mucchetti ha ricordato un decennio di resistenza italiana di Mediobanca agli
attacchi francesi proprio nel giorno dell’accordo-Passera sulla cessione di
Edison, poco gradito a Brescia, che incasserà meno dividendi dalla controllata
A2A penalizzata dalla perdita in bilancio sul quanto ricevuto da Parigi per i
titoli del gruppo energetico. Ma anche al finanziere franco-polacco Romain Zaleski, amico di Bazoli e
debitore di Intesa per 1,4 miliardi, che dall’operazione accuserà una perdita
di 340 milioni.
Caso o meno, è un
pezzo di storia d’Italia, quello raccontato il 27 dicembre dal vicedirettore
del Corsera che a qualcuno è suonato anche come un richiamo alla
memoria di chi oggi siede in poltrone diverse favorendo accordi che paiono
essere più interessanti Oltralpe che in casa propria. Dove invece i terremoti e le
contropartite sono tuttora in corso. Anche in Rcs, che oltre che con il
delicato rinnovo del cda dovrà fare presto i conti come tutti con il
salvataggio del gruppo Ligresti socio del Corriere con il 5 per cento circa.
E VENIAMO all’ultimo
attacco, quello sugli 8,6 milioni di
titoli Intesa che Passera il 18 dicembre (in diretta tv) ha dichiarato di
essere pronto a cedere. Con tutto quel che ne consegue. Per la banca cui
sicuramente non giovano le vendite sul mercato e per le sue tasche, visto
che in Borsa Intesa è molto lontana dai suoi massimi. Questo tema è al centro
dell’ultimo e più violento attacco del Corriere. Lo firmano Milena Gabanelli e Giovanna Boursier, di Report
(che da alcuni mesi collabora con il Corriere). Le due giornaliste chiedono
al “Passera-super Ministro” di “liberarsi di tutti gli ingombri”. E alla
Gabanelli è difficile dire di no. Infatti, a quando risulta al Fatto, Passera
ha subito scritto una lettera che verrà pubblicata oggi. Contenuto: le azioni sono state vendute,
il ministro si è liberato di tutti i suoi conflitti di interesse (tranne quelli
reputazionali, difficile agire da ministro in partite in cui Intesa ha
investito centinaia di milioni di euro).
Restano alcuni punti misteriosi: a chi le ha vendute, a quale prezzo, in quale momento esatto. E
quale liquidazione milionaria ha concordato con Intesa Sanpaolo.
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