venerdì 9 dicembre 2011

Don Giovanni non tromba più


di Marco Travaglio

Han messo la cintura di castità persino a Don Giovanni. Il libertino mangione e beone autobiografico di Mozart ha dovuto adeguarsi al clima di sobrietà imposto dal governo tecnico, trasferirsi al Centro Chenot di Merano e iniziare un periodo di penitenza e astinenza totale dalla carne, dal cibo e dall’alcol. Questa almeno l’impressione che si ricava dalle slurpanti cronache sulla Prima della Scala, dove troneggiavano nel palco reale i sobri presidenti Napolitano e Montimer, raggiunti più tardi da uno strano Commendatore di cui si dirà.

Titolo de La Stampa: “Il Don Giovanni si fa sobrio”, “Meno botox e più loden, un trionfo minimalista”.

Repubblica: “Alla Scala debutta la sobrietà bipartisan”.

Il Mattino: “Un Don Giovanni sobrio, ovazione per Napolitano”. E giù ridicole giustificazioni di vip e vippesse addobbati come alberi di Natale che tentano di sminuire i milioni che portano addosso per passare inosservati.

Formigoni: “Il mio smoking è vecchio di 10 anni”. Pisapia: “Il mio è no logo”. Diana Bracco: “La pelliccia l’ho tirata fuori dall’armadio, i gioielli sono di mia mamma”. Gae Aulenti: “La mia cappa avrà 30 anni”. La Shammah: “Il mio cappotto è sempre lo stesso perché è l’unico”. La ministra Cancellieri: “La sobrietà mi pare un elemento importante”. Tranne che per la mondanissima Giovanna Salza in Passera, in blu-celeste con spalle scoperte. La Stampa la descrive sobriamente “incintissima” e “preoccupata per la calca” (e stare a casa?): fortuna che “il marito l’ha guidata fuori dal guado, come speriamo farà con le finanze nazionali”.

Sobrissimo il saluto del maestro Barenboim a Montimer: “Tutto il mondo sta pregando per lei”. Soprattutto il Vaticano che ha sfangato l’Ici anche stavolta. “Lusso, ma senza dare nell’occhio”, chiosa il Corriere, “anche per i signori: doveva essere l’anno del loden, tutti in verde e blu alla tirolese. Niente da fare: gli uomini preferiscono il cappotto nero. Come Giorgio Napolitano”. Sir George vende moda. C’è – lecca La Stampa – “voglia di serietà e professionalità... dunque quello di ieri sera è stato davvero il Don Giovanni del governo tecnico... La morale della serata è che nei momenti di crisi... ci si aggrappa alle Istituzioni, che almeno sono lì da tempo e risultano, se non risolutive, rassicuranti. Come la Scala... Confermano questa voglia di autorevolezza gli applausi, per nulla rituali, a Napolitano: all’ingresso in teatro, all’ingresso in sala”, dappertutto. “Mai – turibola Repubblica – s’era visto alla Scala un trionfo istituzionale così bipartisan, un evento davvero inusitato, un messaggio politico di coraggio e concordia, in tempi cupamente difficili”. “Mondanità sì, ma con sobrietà”, incensa il Mattino: “Quasi tutti gli ospiti, tra cui il presidente della Repubblica, si sono adeguati al clima di austerity da piena recessione e aderito all’appello alla sobrietà lanciato dal sindaco Pisapia”.

Gli unici che non hanno colto il segnale sono gli sparuti contestatori in piazza, che han lanciato un poco sobrio uovo all’auto di scorta di Montimer, scavalcati però a sinistra dall’ultimo dei Tupamaros: lo scalmanato zio Tibia Sallusti, che in passato faceva da scudo col suo corpicino, steso a pelle di leopardo per intercettare i lanci di oggetti e ortaggi contro il padron Silvio, ora indossa l’eskimo, impugna la chiave inglese e trasforma il suo Giornale in house organ di Servire il Popolo: “La crisi? Smoking e gioielli. Sacrifici, ma non per tutti. Tra una tassa e un aumento, Napolitano e Monti si ritrovano nel lusso della Scala”.

Bei tempi quando alla Prima andava quel senzatetto di B.

A proposito: sarà proprio vero che non ci fosse, l’altra sera, alla Scala? Le cronache riferiscono di un basso sudcoreano che, sul finire, ha lasciato il cimitero per apparire sul palco reale alle spalle dei due presidenti e intonare un cavernoso “Di rider finirai pria dell’aurora!”. Basso, occhi a mandorla... Siamo proprio sicuri che quel Commendatore non fosse in realtà un Cavaliere all’ennesimo lifting?

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Tenere la lingua e la penna a freno mai, vero? Conseguenza: Travaglio li sbeffeggia alla grande.