di Giuseppe Arnone*
Caro Direttore, come ho avuto modo di dirti
ritengo che Il Fatto Quotidiano svolga una funzione essenziale nel panorama
informativo nazionale, quella della “coscienza critica” in ordine alla
questione morale e al rinnovamento della politica. Per questa ragione, mi pare
estremamente utile segnalare quest’altra vicenda politico-giudiziaria, che,
seppure incardinata innanzi al Tribunale civile di Agrigento, ritengo abbia una
valenza ben più che localistica.
Si tratta di un vero e proprio “banco di
prova” per comprendere in che misura Bersani abbia la lucidità e la forza di
“emanciparsi” rispetto ai più torbidi e inquinati ambienti della politica
siciliana. Per i dati elettorali che più avanti leggerai, peraltro pubblici e
notissimi, nonché per i recentissimi sondaggi commissionati dal Pdl, vengo dato
come il praticamente certo vincitore delle elezioni a sindaco di Agrigento della
prossima primavera 2012. A
rafforzare il mio consenso, hanno contribuito sia le rivelazioni del principale
dei pentiti di mafia della mia terra, che mi colloca come l’uomo politico più
odiato e temuto da Cosa Nostra in terra agrigentina, sia le recentissime
vicende giudiziarie che, a fine dello scorso novembre, hanno visto, a seguito
di mie denunzie, scoppiare la tangentopoli all’ufficio urbanistica del Comune
di Agrigento, con ben otto arresti e, particolare molto rilevante,
l’inserimento nell’ordinanza cautelare di una intercettazione ove venivo
definito, appunto per via delle denunzie, “gran cornuto”, “pezzo di cornuto”,
meritevole di un “cappotto di legno”.
E ancora, Bersani potrebbe leggere una sintesi
della mia storia sull’ultimo libro di Angelino Alfano, “La mafia uccide
d’estate”, ove il segretario del Pdl dedica un paio di pagine allo “spietato”
Arnone, “giustizialista” e ambientalista, uomo “dall’ antiberlusconismo
viscerale, che si è scontrato sulla questione morale” con “magistrati
ritenuti acquiescenti, presidenti della Regione, sindaci, esponenti della
sinistra ritenuti collusi, speculatori e abusivisti”.
Malgrado ciò, siamo alla fine dell’anno 2011 e
non ho potuto avere la tessera del Partito democratico, perché il gruppo
dirigente locale, con in testa l’on. Capodicasa (di cui in modo molto, molto
significativo, come vedremo, parlano i pentiti), ha posto in essere l’incredibile
“furbata” di non aprire il tesseramento in città e di non rispondere alle mie
lettere con cui chiedevo la tessera.
Incredibile, ma vero. Non hanno avuto il
coraggio di rifiutarmela, la tessera. E hanno scelto questo ridicolo artifizio:
non aprire il tesseramento del Circolo “Agrigento Centro” e non dare risposta
alle mie lettere, riservate e pubbliche, con le quali chiedevo il rilascio
della tessera del Pd.
A fronte di questa situazione, ho ritenuto prima
di informare i distrattissimi dirigenti nazionali, con in testa il coordinatore
nazionale Migliavacca, che ben conosce la situazione agrigentina. Quindi, a
fronte di tanti silenzi – e palesi violazioni statutarie – il mio spirito
legalitario mi ha portato a una scelta per certi versi clamorosa: chiedere al
Tribunale di Agrigento di imporre al Partito democratico, tramite un
provvedimento d’urgenza, di rilasciarmi la tessera. O, quantomeno, di rendere
pubbliche le ragioni per le quali Capodicasa e i suoi “amichetti” non mi
vogliono tra i piedi, non vogliono rilasciarmi la tessera del partito.
I partiti, in Italia, prendono una barca di
soldi dai contribuenti, chiedono e ottengono finanziamenti dallo Stato per
organizzare la vita democratica nel Paese. Per cui, non possono far finta di
niente quando un cittadino chiede di ottenere la tessera. Tanto più quando si
tratta di un cittadino che gode, da solo, nella sua città, di un consenso ben
superiore a quello dell’intero partito (dati ufficiali dello Stato
italiano, riferiti alle ultime elezioni amministrative nel Comune di
Agrigento). Credo che la vicenda meriti l’attenzione de Il Fatto, nell’ambito
dell’assolutamente meritorio ruolo assunto da questo giornale in ordine al
rinnovamento della politica e della sinistra, perché formalmente la mia controparte
non è il partito di Agrigento, bensì la segreteria nazionale Con stima.
Agrigento,
27 dicembre 2011
*Avvocato e candidato
sindaco di Agrigento
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