POCHI POLITICI A TAVOLA
DOPO L’AUMENTO DEL MENU, I LAVORATORI PROTESTANO
Da quando un piatto di lamelle di spigola con radicchio e
mandorle non costa più 3 euro e 34 centesimi, l'affluenza al ristorante del
Senato è calata vertiginosamente.
I prezzi, da agosto,
sono più che triplicati:
ormai i senatori confessano che conviene uscire dal palazzo per
pranzo, perché là dentro costa tutto troppo caro.
Ma se per loro l'ostacolo è stato facilmente aggirabile, rischia di
non esserlo per i lavoratori che fino ad oggi hanno servito e riverito gli
onorevoli parlamentari. Così, esasperati dai tagli che più che la Casta
colpiscono i comuni mortali, ieri una trentina di dipendenti della Gemeaz Cusin hanno occupato il ristorante di Palazzo Madama. La ditta che ha in appalto il
servizio, infatti, sta per inviare le lettere di licenziamento a sei camerieri,
due cuochi e un tabaccaio. E pare che tra le ragioni della perdita di posti, ci
sia proprio il drastico calo dei coperti serviti quotidianamente.
LA STESSA SORTE capitata ai dipendenti della Milano90: la disdetta del contratto di
affitto di Palazzo Marini è ricaduta su 350 lavoratori impiegati negli appalti per i servizi di mensa, bar, pulizia,
accoglienza e lavanderia. Anche loro sono a rischio licenziamento e da
giorni protestano in piazza Montecitorio.
I CAMERIERI invece hanno scelto un’altra
strada: si sono “barricati” nel palazzo, hanno avvertito il presidente Schifani
e i questori del Senato e non si muoveranno finché non arriverà una risposta.
Già in passato le condizioni di lavoro delle ditte
appaltatrici avevano
fatto discutere. Proprio la Gemeaz Cusin, nei mesi scorsi è stata oggetto di un
ordine del giorno proposto dall'Idv Giuliana Carlino e accolto dall'Aula. La senatrice
denunciava “l'ultimo ricatto avvenuto ai danni dei
dipendenti della ditta Gemeaz Cusin, che gestisce la ristorazione in Senato.
Proprio qualche giorno fa, i lavoratori hanno ricevuto una lettera con firma in
bianco che li obbliga a sottoscrivere la seguente rinuncia: “Il
sottoscritto (...) dichiara che in caso di risoluzione del rapporto di lavoro
la Gemeaz Cusin sarà autorizzata a trattenere le ferie godute e non maturate
alla data di chiusura del rapporto di lavoro”. Preciso che questi lavoratori percepiscono miseri
compensi – sosteneva la Carlino – e quindi, alla risoluzione del rapporto, si
vedranno togliere un ulteriore importo in caso di ferie godute e non maturate.
Al danno di non poter usufruire delle ferie nel periodo voluto, a causa della
chiusura dei lavori del Senato solo nel mese di agosto, periodo in cui sono
costretti a stare in ferie, si unirà la beffa di dover restituire importi per
motivi non a loro imputabili”.
Ora la beffa è
triplicata. Come i prezzi dei piatti al Senato.
(pa.za.)
1 commento:
Incredibile!
Il Parlamento, l'organo legislativo, si fa prendere per il culo in casa propria.
Ecco un altro sintomo che si tratta di un migliaio di 'braccia rubate all'agricoltura'!
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