Il pool di esperti:
ecco gli stipendi degli onorevoli Ma le Camere non ci stanno: “Sotto media Ue”
di Eduardo Di Blasi
La premessa è questa: “La Commissione considera i dati contenuti
nella presente relazione del tutto provvisori e di qualità insufficiente per
una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge”. È l’epitaffio che il pool
di esperti che a luglio scorso ha avuto il compito di vigilare sul
“livellamento retributivo Italia-Europa”, presieduto dal numero uno dell’Istat Enrico Giovannini, mette in calce al
proprio studio comparativo sugli stipendi di eletti, nominati e dipendenti
degli apparati pubblici in Italia e nel resto d’Europa. I cinque “esperti di
chiara fama” Roberto Barcellan
(Eurostat), Alfonso Celotto
(Ordinario di diritto costituzionale a RomaTre), Ugo Trivellato (professore di Statistica economica all’ateneo
di Padova), Giovanni Valotti
(ordinario di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla
Bocconi) e Alberto Zito (ordinario
di Diritto amministrativo all’università di Teramo), non sono riusciti nei
cinque mesi che hanno avuto a disposizione a fornire dati adeguati alla
richiesta ricevuta dal governo.
Si sono riuniti cinque volte, due a settembre,
una a ottobre, novembre e dicembre, hanno chiesto delucidazioni alla Presidenza
del Consiglio sui criteri tecnici da adottare, hanno chiamato le ambasciate di
mezza Europa in cerca di dati certi, e niente. Avranno tempo fino al 31
marzo per mettere mano a una materia complessa di organi elettivi, agenzie,
autorità e commissioni per trovarne affinità e divergenze tra noi e il resto
d’Europa.
GLI UNICI DATI per adesso messi nero su bianco
dalla Commissione Giovannini sono peraltro già noti all’Ufficio Studi della
Camera e ci spiegano che i deputati e i senatori italiani
hanno un’indennità lorda più elevata rispetto ai colleghi francesi, tedeschi,
spagnoli, belgi, austriaci e olandesi e godono di alcuni benefit sconosciuti al
resto delle Camere continentali.
Tra questi c’è la libera circolazione
ferroviaria, autostradale, marittima e aerea, di cui dispongono solo i deputati
e i senatori del Belgio, che però possono contare su un’indennità di 7.374 euro
(uguale per Camera e Senato) e un forfait di 1.892 euro, contro gli oltre
16mila euro del parlamentare di casa nostra.
Un’altra diversità è data dal contributo per i
collaboratori parlamentari (in Italia ammonta a 3690 euro al mese per
Montecitorio e a 4180 euro per Palazzo Madama), che in Italia è versato direttamente
al parlamentare, finendo a volte per diventare un’ulteriore voce di reddito (o
una sacca di lavoro nero).
In Belgio, Austria e Germania questi
collaboratori sono pagati direttamente dal Parlamento. In Francia, i 9.138 euro
lordi (alla Camera) e i 7.548 euro lordi (al Senato), stanziati per questa
funzione sono una “linea di credito” che va restituita se non se ne usufruisce
(anche qui il rapporto di lavoro è gestito dal Parlamento). C’è poi la partita
dei vitalizi, per cui, fino all’ultima modifica varata dagli uffici di
presidenza di Camera e Senato, l’Italia vinceva a mani basse (il vitalizio
nostrano era quattro volte quello francese, mentre in Spagna finiva per essere
una specie di pensione integrativa di modesta entità). Sempre in Francia, poi,
al posto della diaria di 3500 euro di cui gode un deputato italiano (in Spagna
la stessa ammonta a 1823,9 se si è eletti fuori Madrid e di 870,56 se eletti
nella capitale), un membro del Parlamento può risiedere con tariffa agevolata a
Parigi in residence di proprietà dell’Assemblea. Il Senato tedesco, a base
regionale, è poi incomparabile con qualsiasi altra assemblea elettiva presa in
esame.
È PROPRIO per la complessità di comparare
questi dati in una media “europea” che lo stesso Giovannini certifica
l’inadeguatezza della propria missione: “Ci sono molti altri aspetti da tener
conto che sono differenti nei vari paesi: quindi, è impossibile fare una media
europea”. La legge, insomma, è scritta male. E le variabili di cui tener
conto sono difficili da ponderare.
La vicenda è anche più complicata se si pensa
che le decisioni sulle retribuzioni di Camera e Senato debbono prenderle Camera
e Senato. E se il presidente dell’assemblea di Palazzo Madama lamenta di non
aver ricevuto alcunchè dalla Commissione, la Camera dei deputati si premura di
affermare che “secondo dati elaborati dalla Camera”, l’indennità dei nostri
parlamentari, al netto delle tasse, “è di circa 5000 euro contro i 5030 della
Francia, i 5100 della Germania e i 5400 dell’Austria. Inferiore invece nei
Paesi Bassi dove l’indennità degli onorevoli si ferma a 4600 euro”. Sono
questi, per Montecitorio, i dati dai quali partire. Come dire: ma questa
commissione che ci sta ancora a fare?
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