di Marco Travaglio
Mentre un’apposita commissione capitanata dal presidente
dell’Istat e composta “anche da quattro accademici”, dopo sei mesi di duro
lavoro, rivela agli italiani quel che sanno da sempre, e cioè che i nostri
politici guadagnano molto più dei loro colleghi del resto d’Europa, il
quotidiano la Repubblica informa: “Napolitano va al cinema e paga il
biglietto... A Napoli per qualche giorno di riposo, ha assistito insieme alla
moglie Clio alla proiezione del film di Clooney Le idi di marzo. Il capo dello
Stato è andato personalmente al botteghino per fare i biglietti. All’uscita è
stato applaudito al grido di 'Viva il presidente' e 'Bentornato a Napoli'”.
Ora,ci riempie il cuore di gioia la notizia che almeno un
politico italiano, anziché sbeffeggiato dalla folla inferocita, viene salutato
con simpatia. E soprattutto che al cinema paga il biglietto. Ma, se un gesto
assolutamente normale “fa notizia”, vuol dire che non siamo un paese normale.
Nei paesi normali, quelli dove il premier Cameron va in bicicletta e il suo predecessore Brown prendeva la metro (pagando regolarmente il ticket), o dove la
cancelliera Merkel fa la spesa al
supermercato (e, giunta alla cassa, paga regolarmente il conto), sarebbe una
notizia se il presidente irrompesse in un cinema col mitra spianato e si
facesse largo fra la folla e le maschere per entrare gratis in sala, magari
scippando i posti migliori a chi ha osato occuparli.
È questo che si aspettano gli italiani da un politico?
Nel 2002 il capogruppo forzista Renato Schifani vinse il Tapiro d’oro di Striscia la notizia per aver tentato di entrare
gratis al cinema Aurora di Palermo sventolando una tessera scaduta dell’ Agis
(ogni parlamentare ne ha una). La polizia provvide poi a identificare la
maschera che s’era azzardata a opporre resistenza.
Quattro anni dopo, il suo ufficio stampa pensò bene di diramare
un comunicato per segnalare alla Nazione un atto di estremo coraggio
dell’eroico senatore: “In vacanza alle Eolie, Renato Schifani ha dovuto
aspettare per un’ora di fila che si liberasse un tavolo in un ristorante. E ha
pazientemente atteso il proprio turno, senza sollevare alcuna obiezione né
pretendere un trattamento di favore”.
Evidentemente Schifani, conoscendosi, si era molto meravigliato
e congratulato con se stesso per aver resistito alla tentazione di prendere a calci in culo gli avventori che si permettevano di occupare i tavoli
lasciando in attesa uno statista di chiara fama, anzi fame.
Napolitano non è Schifani (anche se siede appena un gradino
sopra di lui). Infatti si è ben guardato dal far diramare comunicati esaltanti
il suo nobile gesto di pagare il biglietto.
Ma il guaio non è Napolitano (come non lo è Monti, altro
destinatario di sviolinate e salamelecchi non richiesti): sono certi
giornalisti che, nel vederlo pagare il biglietto, arrotano la boccuccia a cul di gallina e prorompono in gridolini estasiati, come dinanzi alla
liquefazione del sangue di San Gennaro.
Miracolo! Il Presidente paga il biglietto! Ecco la cronaca del
Mattino sull’arrivo della coppia presidenziale, tutto il biglietto minuto per
minuto: “A vederli da lontano, mentre percorrono il cuore di Chiaia, sembrano
una coppia qualsiasi”. Incredibile: Clio e Giorgio camminano sulle gambe, hanno
un naso, una bocca, due occhi e due orecchie, proprio come noi.
“Alla cassa il capo dello Stato estrae il portafogli (anche lui
ne ha uno, ndr) dal soprabito blu e compra personalmente i biglietti”.
Personalmente, capito? Chi pensava che egli sia solito ingaggiare un passante a
caso che compri i biglietti al posto suo è rimasto deluso: fa tutto da solo.
“In sala la coppia si accomoda in poltrona tra una cinquantina
di spettatori che rispettano la riservatezza senza avvicinarsi né rivolgere
domande”. Vorranno forse vedersi il film in santa pace? Macché, “rispettano la
riservatezza”.
“Addirittura una persona si sposta per lasciare più sedili
liberi accanto al capo dello Stato”.
Forse l'ingenuo
spettatore pensava che un capo dello Stato possegga più deretani di una persona
normale.
Invece Napolitano ne ha,
sobriamente, uno solo.
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