di Marco Travaglio
Ci eravamo lasciati a fine anno con un auspicio: un’igienista
mentale per aiutarci a pensare e a parlare meglio. Al momento, quell’augurio
rimane una pia illusione.
Prendete i 15 miliardi stanziati da B. e confermati (almeno per
ora) da Monti per acquistare 131 cacciabombardieri Usa: ma siamo matti?
Prendete la decisione del Parlamento e del Csm, confermata
(almeno per ora) dalla ministra Severino, di mettere il bollino di scadenza ai
magistrati dopo dieci anni, smantellando così i pool specializzati nelle
Procure (per mafia, corruzione, evasione, reati finanziari, salute e sicurezza
sul lavoro, abusi sessuali e su minori): ma siamo matti?
Prendete i titoli di alcuni giornali sui botti di Capodanno che
han fatto morti, feriti e danni un po’ dappertutto. Com’è noto, duemila
sindaci – compresi Fassino a Torino ed Emiliano a Bari – avevano vietato il
lancio di petardi, mortaretti e altre diavolerie esplosive. Poi, anche nelle
città del divieto, i botti sono scoppiati lo stesso. Titoli della Stampa:
“Botti, il divieto inutile”, “Il flop delle ordinanze anti-petardi”. Titoli
Libero: “I botti scoppiano in faccia ai sindaci”, “Napoli non perde il vizio di
sparare. Altro che Rinascimento di De Magistris”. Ma siamo matti?
Con la stessa logica, siccome ogni giorno qualcuno muore
ammazzato, bisognerebbe titolare: “Omicidio, il divieto inutile”, “Uccisi Tizio
e Caio: il flop del codice penale”, “Gli assassini sparano in faccia a chi ha
vietato l’assassinio”. “Napoli non perde il vizio di uccidere. Altro che
Rinascimento di de Magistris”. Ma anche: “Roma non perde il vizio di uccidere.
Altro che Rinascimento di Alemanno”.
Vietare le attività illecite o pericolose (qual è sicuramente il
lancio di botti) è giusto a prescindere dall’effetto del divieto: che poi, se
viene violato, non è colpa di chi l’ha imposto, ma di chi l’ha violato.
Altrimenti, siccome si continua a spacciare droga, a rubare, a rapinare, a
truffare, a pagare tangenti e a evadere le tasse, tanto vale abrogare il codice
penale, risparmiando fra l’altro un sacco di soldi destinati a forze
dell’ordine, questure, caserme, procure, tribunali e carceri.
Nell’ultimo numero del 2011, Il Giornale diretto da zio Tibia Sallusti titolava: “La caduta di Berlusconi: è stata la culona”. La
suddetta, per chi non lo sapesse, è la cancelliera tedesca Angela Merkel che, secondo un’indiscrezione raccolta dal nostro
giornale, il Cavaliere avrebbe definito “culona inchiavabile” in una telefonata
intercettata e finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Bari sulle
escort di Tarantini, ma segretata perché penalmente irrilevante.
Quando lo scrivemmo, il Giornale si affrettò a precisare in una
decina di articoli che ci eravamo inventati tutto. Mai una personcina corretta
ed elegante come B. aveva o avrebbe potuto dare della “culona”, per giunta
“inchiavabile”, alla Merkel, di cui è notoriamente amico e alleato nel Partito
popolare europeo.
Ora, con agile piroetta, Tibia ribalta tutto: dà per scontato che
la telefonata esista e addirittura fa proprio il grazioso epiteto, rilanciandolo
in un titolone cubitale a tutta prima pagina. Dimentica soltanto di avvertire i
suoi lettori che aveva ragione il Fatto, mentre il Giornale, tanto per
cambiare, raccontava palle.
È una vera fortuna che la fama del Giornale come testata
involontariamente satirica sia ormai nota in tutto il mondo, dunque anche in
Germania. Altrimenti ve l’immaginate che farebbe un governo il cui capo viene
definito “culone” o “culona” dal giornale di proprietà della famiglia del
premier di un paese alleato? Nel migliore dei casi richiamerebbe l’ambasciatore
e aprirebbe una crisi diplomatica, con richiesta ufficiale di scuse; nel
peggiore dei casi partirebbe con i bombardamenti. Ecco perché B. aveva deciso
di comprare quei caccia: temeva che qualcuno lo sentisse parlare.
Nessun commento:
Posta un commento