C'è un «rischio reale» di tensioni
sociali, la priorità è la difesa del lavoro. Lo sostengono all'unisono i leader
sindacali rivolgendo un appello all'indirizzo al governo. Parole che hanno
spinto il premier Monti ad intervenire. Nella serata di domenica ha chiamato i
quattro leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl esprimendo la volontà di ricercare «la
massima intesa» sui temi del lavoro e dell'occupazione, pur sottolineando
«l'esigenza di operare con la sollecitudine imposta dalla situazione». Il
presidente del Consiglio ha fatto gli auguri ai leader del sindacato,
assicurando di «operare con la sollecitudine imposta dalla situazione».
LA POSIZIONE DELLA CGIL - Per il segretario della Cgil
Susanna Camusso «Nei prossimi mesi la recessione avrà un impatto duro
sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man
mano che cresce la disuguaglianza è reale». «Anche per questo - afferma il
leader della Cgil - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha
avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali
sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla
crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di
lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti». «Per
questo - aggiunge la Camusso - proponiamo un nuovo "Piano del
lavoro". Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei
contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal
governo Berlusconi».
AMMORTIZZATORI SOCIALI - «Bisognerà anche - spiega la
Camusso - riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi
perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno
nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra
molto difficile». «Senza dimenticare - aggiunge il segretario generale della
Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle
ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso
soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava
maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il
lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile».
BONANNI - L'inasprirsi del conflitto
sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo,
sottolinea invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,
sottolineando che «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede
una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria
rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con
il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti prefeconfezionati o
ispirati da altri». Il premier Mario Monti confida che non ci saranno «grosse»
tensioni sociali. Tuttavia, sostiene il leader della Cisl «finora il governo ha
voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta
conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un
cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti
corrisponderanno i fatti».
L'ALLARME DI ANGELETTI- Anche il segretario della Uil
concorda sui pericoli derivanti dalla crisi: «C'è il rischio di andare verso
una fase di recessione e, quindi, di riduzione dei posti di lavoro. L'aumento
della disoccupazione non è certo un antidoto alla pace sociale, anzi è benzina
sul fuoco». Secondo il leader della Uil «per fare una politica che crei posti
di lavoro bisogna ridurre le tasse sul lavoro, ridurre l'evasione fiscale ed i
costi della politica e liberalizzare. Bisogna fare cose razionali e ragionevoli
e non avere atteggiamenti puramente ideologici», aggiunge Angeletti che sulla
riforma del mercato del lavoro torna a sostenere che va discussa «insieme agli
attori, con le imprese». Quanto ai licenziamenti «una cosa è parlare di
licenziamenti per motivi economici, altra cosa di articolo 18».
CEI - Sulla vicenda è intervenuto anche l'arcivescovo
di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ai
cronisti sull'allarme lanciato dai sindacati per il rischio di tensioni
sociali. Per Bagnasco per «evitare il pericolo di tensioni sociali» è
necessario «essere più positivi» e «creare coesione».
Redazione Online1 gennaio 2012
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