lunedì 2 gennaio 2012

«Lavoro, rischio crescente di tensioni sociali» Il premier Monti:«Tempi stretti per l'intesa»




C'è un «rischio reale» di tensioni sociali, la priorità è la difesa del lavoro. Lo sostengono all'unisono i leader sindacali rivolgendo un appello all'indirizzo al governo. Parole che hanno spinto il premier Monti ad intervenire. Nella serata di domenica ha chiamato i quattro leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl esprimendo la volontà di ricercare «la massima intesa» sui temi del lavoro e dell'occupazione, pur sottolineando «l'esigenza di operare con la sollecitudine imposta dalla situazione». Il presidente del Consiglio ha fatto gli auguri ai leader del sindacato, assicurando di «operare con la sollecitudine imposta dalla situazione».
LA POSIZIONE DELLA CGIL - Per il segretario della Cgil Susanna Camusso «Nei prossimi mesi la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale». «Anche per questo - afferma il leader della Cgil - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti». «Per questo - aggiunge la Camusso - proponiamo un nuovo "Piano del lavoro". Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi».
AMMORTIZZATORI SOCIALI - «Bisognerà anche - spiega la Camusso - riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile». «Senza dimenticare - aggiunge il segretario generale della Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile».
BONANNI - L'inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo, sottolinea invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolineando che «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti prefeconfezionati o ispirati da altri». Il premier Mario Monti confida che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. Tuttavia, sostiene il leader della Cisl «finora il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti corrisponderanno i fatti».
L'ALLARME DI ANGELETTI- Anche il segretario della Uil concorda sui pericoli derivanti dalla crisi: «C'è il rischio di andare verso una fase di recessione e, quindi, di riduzione dei posti di lavoro. L'aumento della disoccupazione non è certo un antidoto alla pace sociale, anzi è benzina sul fuoco». Secondo il leader della Uil «per fare una politica che crei posti di lavoro bisogna ridurre le tasse sul lavoro, ridurre l'evasione fiscale ed i costi della politica e liberalizzare. Bisogna fare cose razionali e ragionevoli e non avere atteggiamenti puramente ideologici», aggiunge Angeletti che sulla riforma del mercato del lavoro torna a sostenere che va discussa «insieme agli attori, con le imprese». Quanto ai licenziamenti «una cosa è parlare di licenziamenti per motivi economici, altra cosa di articolo 18».
CEI - Sulla vicenda è intervenuto anche l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ai cronisti sull'allarme lanciato dai sindacati per il rischio di tensioni sociali. Per Bagnasco per «evitare il pericolo di tensioni sociali» è necessario «essere più positivi» e «creare coesione».
Redazione Online1 gennaio 2012

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