venerdì 23 maggio 2008

IL TERREMOTO DELL'ANNO 1962

Armando Voza

È la sera del 21 agosto 1962, alle ore 19.12 una prima scossa di terremoto, seguita da altre due alle ore 19.21 e alle 19.45, fa tremare la Campania. Si tratta di tre sussulti in senso ondulatorio e di notevole intensità, con epicentro localizzato nella zona tra Montecalvo e Savignano di Puglia.Il sisma, avvertito soprattutto a Napoli, Avellino, Ariano Irpino, Montaguto e Bonito, semina immediatamente il panico nella popolazione, che si riversa nelle strade e nelle campagne, intasando le maggiori vie di comunicazione.
Particolarmente critica risulta la situazione ad Ariano Irpino, che sorge in un’area che, secondo la classificazione adottata dai sismologi, viene reputata "sismica di prima categoria". Qui si verificano infatti alle ore 22.15 e 23.10 altre due scosse di rilevante intensità, che accrescono il numero dei danni e la tensione fra la popolazione, che si accampa per trascorrere la notte lontano dalle abitazioni. All’indomani del terremoto, oltre l’ottanta per cento degli edifici risulterà gravemente danneggiato. Infatti le abitazioni (quasi tutte risalenti a due o tre secoli prima), nonostante sembrino intatte, non essendosi verificati crolli o danni consistenti alle facciate esterne, ad una indagine più approfondita svelano invece all’interno crepe profonde ed una struttura complessivamente instabile e pericolante, tale da renderle inagibili.
Non molto dissimile è la situazione nei centri limitrofi ove case, ospedali e caserme risultano gravemente lesionati. Interrotte risultano poi le connessioni ferroviarie e telefoniche in prossimità dell’epicentro del sisma, mentre si registra anche il crollo di un ponte sul tratto ferroviario Avellino – Foggia. Complessivamente, otto saranno le vittime del terremoto, che per la sua intensità sarà avvertito anche fuori della Campania, in Abruzzo, in Puglia e nel Lazio. Il terremoto fu caratterizzato da tre scosse (ore 19:12, 19:21, 19:45) di notevole intensità con epicentro localizzato nella zona tra Montecalvo e Savignano di Puglia. Il sisma fu avvertito a Napoli, Avellino, Montaguto, Bonito, e soprattutto ad Ariano Irpino, dove fra la ore 22:15 e le 23:10 si verificano due ulteriori scosse di rilevante intensità, che accrebbero notevolmente l’entità dei danni. Oltre l’ottanta per cento degli edifici fu danneggiato in modo grave: le abitazioni, risalenti a due o tre secoli prima, pur non presentando segni esterni di crollo rivelarono profonde lesioni interne e strutture instabili e pericolanti, e pertanto inagibili. In prossimità dell’epicentro del sisma si ebbero inoltre interruzioni di connessioni ferroviarie e telefoniche. Dodici furono complessivamente le vittime del terremoto, che per la sua intensità sarà avvertito anche fuori della Campania, in Abruzzo, in Puglia e nel Lazio.
Lo Stato intervenne con una serie di norme:
- la legge nr. 1431 del 5 ottobre 1962 “Provvedimenti per la ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dal terremoto dell'agosto 1962”,
- il Decreto Presidente Repubblica del 19 Ottobre 1962 N°465 “Determinazione dei Comuni che possono beneficiare delle disposizioni previste dalla Legge 5 ottobre 1962 n.1431, recante provvedimenti per la ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dal terremoto dell'agosto 1962 “,
- la legge nr. 1684 del 25 novembre 1962 n°1684 “Provvedimenti per l'edilizia, con particolari prescrizioni per le zone sismiche “,
- il Decreto Presidente Repubblica del 4 Dicembre 1962 N°1829 “Determinazione dei Comuni che possono beneficiare delle disposizioni previste dalla Legge 5 ottobre 1962 n.1431, recante provvedimenti per la ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dal terremoto dell'agosto 1962”
i cui esiti non saranno stati tanto diversi da quelli, scandalosi, del Belice prima e dell’Irpinia dopo.
Quando, quella sera vi fu la prima scossa sismica io dormivo placidamente nel lettone dei miei genitori, avvolto in una calda coperta ed in mezzo a due grandi cuscini. Mi svegliai di soprassalto perché mio padre corse nella camera da letto e, presomi in braccio con addosso la coperta, con mia madre e mio fratello corremmo giù per le scale e, con gi altri condomini e vicini di quartiere ci rifugiammo in un autobus parcheggiato poco distante, quello della società dove lavorava mio padre.
In mezzo a quel gran vociare io ripresi sonno e la mattina mi ritrovai adagiato in una retina per i bagagli all’interno di quell’autobus.
Qualcuno nel leggere questa storia potrebbe dire “Embe? Cosa contiene di strano questo racconto?”.
Per costoro forse nulla, per me invece è un avvenimento che si è fissato nella mente in maniera indelebile e quando poco tempo fa ho avuto modo di raccontarlo ai miei genitori questi sono rimasti letteralmente sbalorditi perché quando accadevano quei fatti io avevo solo sette mesi.

COMMENTO

All'età di sette mesi non è possibile percepire tre scosse di terremoto, fissarle nella memoria e poi ricordarsene da adulti.
A mio giudizio si tratta di uno pseudo-ricordo, costruito in conseguenza e per effetto della passione di Armando Voza per gli approfondimenti storici, passati e recenti.
Però quelle tre scosse di terremoto io le ricordo eccome, avevo 24 anni e la paura fu tanta.
Luigi Morsello


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Anch'io me lo ricordo, quel terremoto. Ero all'ultimo piano della Rinascente, a Napoli. Siccome era una sopraelevazione,credo su supporti metallici, il terremoto spostò il piano in maniera elasticamente abnorme.Io infilai le scale con celerità ma senza terrore. Mio marito e il suo amico invece discutevano se fosse il terremoto o se invece stesse cadendo l'edificio. Fermi sulle scale. Due pazzi. Mio figlio aveva un anno esatto(è nato nell'agosto 61) ed era rimasto con la nonna paterna che lo avvolse in un panno e lo portò giù, in strada. Anche lui ricorda perfettamente un sarto terrorizzato che brandiva un'enorme(per il bambino) paio di forbici e chiedeva a tutti"avete sentito? avete sentito?"Sette mesi sembrano pochi per ricordare, ma com'è che anche mio figlio ricorda la scena, eppure noi non abbiamo potuto ripetergli niente, visto che non eravamo presenti?
Rossana.
Questa testimonianza mi obbliga a ricredermi e a recuperare il mio scetticismo.
Luigi Morsello

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Probabile che non volessero mostrare la loro reciproca paura

madda ha detto...

Lo ricordo perfettamente anch'io.
Avevo 16 anni.

Anonimo ha detto...

Anch'io lo ricordo, avevo 10 anni...la scossa mi faceva perdere l'equilibrio....
Vivevo a Napoli, ero al primo piano, ricordo la scossa ondulatoria...

erme ha detto...

Quella sera ero nella sottostazione di Napoli piazza Garibaldi seduto su una panchina ad attendere la littorina per Venafro proveniente da Fuorigrotta.
Improvvisamente vidi i piloni di cemento armato che si spostavano lateralmente nei confronti della mia panchina.
Subito dopo la gente comonciò a correre verso le scale gridando "Maronna mia,o tarramòt"
Anch'io corsi e salendo i gradini a due a due mi portai rapidamente nella piazza antistante la Stazione Centrale...