La Repubblica
27 maggio 2008
"A volte ci domandano di trovare loro delle ragazze, in particolar modo quelle della nostra età. Spesso gruppi di otto o dieci uomini dividono fra loro due o tre ragazze. Quando ho provato a consigliare una ragazza più grande, hanno rifiutato, dicendo che volevano ragazzine della nostra età".
È la voce di una 14nne della Costa d'Avorio a dare corpo e drammaticità a un fenomeno purtroppo noto da tempo: quello degli abusi sessuali che il personale umanitario internazionale - delle Nazioni Unite come delle tante associazioni non governative attive nei teatri di guerra - compie sulle popolazioni che è chiamato ad assistere.
Il fenomeno, ammesso dalla stessa Onu che già dal 2005 ha formato una task force con il compito di indagare sulle denunce di abusi rivolte al proprio personale, è portato di nuovo all'attenzione con un rapporto dell'associazione non governativa Save the Children, diffuso ieri.
Lo studio non rappresenta una novità nel campo - dove appunto le analisi più approfondite sono state condotte dalle stesse Nazioni Unite, sopratutto nella fase finale del mandato di Kofi Annan - ma dà voce alle vittime e ai testimoni degli abusi, in particolare in tre paesi caldi come Haiti, Sudan e Costa d'Avorio.
Nazioni dove gravi crisi interne negli anni '90 hanno portato al dispiegamento di missioni Onu e all'arrivo di numeroso personale internazionale di ong e associazioni umanitarie.
"Le ragazze sono orfane, senza madre né padre. Se pensano che sottostare all'abuso le possa aiutare provano a fare queste cose per avere del cibo", dice una ragazza del Sud Sudan.
E ancora: "C'è una ragazza che dorme in strada e un gruppo di persone ha deciso di guadagnare qualcosa portandola ad un uomo che lavora per un'organizzazione internazionale. L'uomo ha dato alla ragazza un dollaro (...) poi l'ha presa e l'ha stuprata. Il mattino dopo lei non riusciva a camminare", racconta un ragazzo di Haiti.
I testimoni ascoltati dagli operatori di Save the Children indicano nel personale delle missioni di peacekeeping Onu i responsabili principali degli abusi: dei 38 gruppi di studio formatisi per la ricerca, 20 parlano dei caschi blu come degli aggressori più temuti. Dato confermato dalla stessa Onu che nel 2005 sosteneva che 60 su 67 denunce di abuso riguardavano appunto i caschi blu.
Di fronte al fenomeno Save the Children chiede più severità nelle punizioni: il caso dei caschi blu marocchini arrestati e condannati nel loro paese tre anni fa per aver abusato di minori mentre erano in missione in Congo è ancora un'eccezione.
COMMENTO
"Homo homini lupus". Il predatore più spietato dell'uomo è l'uomo stesso.
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