Marco Travaglio
Oria d'Aria
L'Unità
1 giugno 2008
Le cause intentate allo Stato dall’editore Francesco Di Stefano dinanzi al Tar e poi al Consiglio di Stato sono sette. Tre, più secondarie, riguardano la seconda tv del gruppo, 7 Plus; tre (più una “doppia” che sarebbe lungo spiegare) investono la rete principale Europa7.
1) La prima è sul ricorso contro l’abilitazione a trasmettere in “fase transitoria” senza concessione rilasciata a suo tempo a Rete4 dal decreto 28/7/1999 del governo D’Alema. Il Tar e ora il Consiglio di Stato ritengono il ricorso inammissibile, ma ormai la questione era superata dalla nuova abilitazione data da Gasparri nel 2004 e dalla sentenza europea che boccia tutte le leggi italiane basate sulla “fase transitoria” a partire dal ’94.
2) Europa7 chiedeva al governo di rispondere pro o contro le proprie istanze. Su questo, il Tar le dà ragione: o il governo revoca la concessione, o dà le frequenze. Mediaset fa ricorso. Ieri il Consiglio di Stato l’ha respinto, intimando al governo di “rideterminare le frequenze” chieste dalla tv mai nata e “applicare la sentenza” europea.
3) Europa7 chiede allo Stato le frequenze per Europa7 e i danni fin qui subiti per la mancata partenza dell’emittente (circa 3 miliardi). Il Consiglio di Stato chiede alla Corte europea se le norme italiane pro-Rete4 e anti-Europa7 siano compatibili con quelle comunitarie. La Corte risponde il 31 gennaio che no, la normativa italiana è incompatibile, dunque illegale, ergo va disapplicata: ubi maior, minor (cioè Berlusconi) cessat.
Ieri il Consiglio di Stato ha rinviato la decisione al 16 dicembre. Ma, in via provvisoria, ha respinto “in parte” le richieste di Europa 7. Che vuol dire? Che non le riconosce 3 miliardi di danni, ma un po’ meno? O che i danni saranno quantificati solo quando si saprà se il governo darà le frequenze? Pare di sì, visto che si “subordina” il risarcimento al “rideterminarsi” le frequenze applicando la sentenza europea. Ma quali ordini vengano impartiti precisamente al governo ancora non si sa. L’unico dato certo è che il governo dovrà depositare “i documenti” di ciò che farà “entro il 15 ottobre”. Ma che cosa esattamente debba fare, lo sapremo solo martedì. Per ora si sa che ora il conflitto d’interessi, da gigantesco, diventa mostruoso. E grottesco. Chi deve risolvere il problema è chi l’ha creato. Il detective incaricato di chiudere il caso è l’assassino.
Com’è evidente Travaglio usa questo celeberrimo titolo in chiave satirico-grottesca. Infatti di Silvio Berlusconi non si può certo dire che sia un pover’uomo.
E allora, qual è la chiave satirica ?
A mio giudizio è la seguente: parafrasando il titolo del romanzo di Fallada per ”pover’uomo” non deve intendersi Berlusconi, ma il popolo italiano, che dovrà pagare di tasca propria, tramite il gettito fiscale ed il prelievo che occorrerà farne, la supermulta, causata dal proprietario di una rete televisiva fuori legge che oggi, al governo del paese, in quanto presidente del consiglio, non ha alcuna intenzione di obbedire agli organismi italiani ed internazionali e alla Carta costituzionale italiana.
Riduttivo mi parrebbe identificare il pover’uomo in Francesco Di Stefano, perché egli sarà risarcito dei danni miliardari patiti.
Aggiungo che altra vittima dei comportamenti berlusconiani è la libertà di informazione, ridotta al lumicino per assenza di concorrenza, non solo nell’ambito del mezzo televisivo.
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