lunedì 28 luglio 2008

Ferrero: «Più col popolo, meno in tv» - Vendola: «Io, sconfitto da comunista»




La Repubblica
27 luglio 2008
Nessun accordo tra i gruppi ma i bertinottiani escludono la scissione. Migliore: «Faremo opposizione nel partito»
CHIANCIANO (Siena) - Rifondazione cambia timoniere e linea politica. Il documento di Paolo Ferrero ha vinto il VII congresso di Rifondazione comunista. Il testo è stato votato da 342 delegati, mentre quello presentato da Gennaro Migliore e che fa riferimento alla mozione 2 di Nichi Vendola (sostanzialmente l'ala bertinottiana del partito) ha ottenuto 304 voti. I votanti sono stati 646. Si è avviata così a conclusione una giornata ricca di tensione e scontri, al termine di un congresso che ha segnato la spaccatura definitiva all'interno del Prc.

«FUORI DAL FORTINO» - «La nostra scelta non è il rifugiarsi in un fortino - ha detto Paolo Ferrero poco prima che fosse ufficializzata la sua nomina a nuovo segretario del Prc (il nuovo Comitato politico nazionale del partito lo ha eletto con 142 sì e 134 no, 4 schede bianche e un astenuto) -. Noi vogliamo ripartire dai problemi reali della società e magari con meno apparizioni in tv». Quando, nel corso dello spoglio, è stata chiara la vittoria di Ferrero, i sostenitori di Nichi Vendola hanno lasciato la sala, mentre l'altra metà del comitato ha intonato bandiera rossa alzando il pugno.

VENDOLA RINUNCIA - «Sono sconfitto ma sono sereno - aveva detto Vendola attorno all'ora di pranzo, quando già si stava delineando il nuovo scenario politico interno al partito - perché da comunista ho imparato ad essere sconfitto e a stare con gli sconfitti. Compagni della mozione 2 ci vediamo nell'area politico-culturale 'Rifondazione per la sinistra'». Il governatore della Puglia ha poi annunciato la nascita di una corrente di minoranza, smentendo qualsiasi ipotesi di scissione. Ma, ha aggiunto, «considero questo congresso come la fine della storia di Rifondazione comunista come l'ho conosciuta in 38 anni di militanza, il compimento di una sconfitta elettorale, un arretramento culturale».

«FINE DI RIFONDAZIONE» - «La seconda mozione - ha detto ancora il governatore della Puglia parlando alla platea - non abbandona Rifondazione ma è qui per continuare la battaglia perché siamo il 47,3% del partito». Vendola ha parlato di atteggiamenti di «plebeismo culturale» e sfidato i compagni del nord «a venire a vedere al sud come si combatte l'illegalità e come si sfida la mafia a viso aperto». «Un pezzo di leghismo - ha attaccato - è penetrato dentro di noi. Una parte dei compagni del Nord è convinto che nel Sud il partito sia abituato a convivere con pratiche clientelari. Vuol dire che non ne conoscono la storia». «Questo congresso - ha constatato amaramente lo sconfitto - ha scelto la strada di composizione di una maggioranza che esiste solo in alchimie ricercate pazientemente, senza respiro né prospettive che non danno futuro a Rifondazione».

«FUORI DA GESTIONE» - Dopo la votazione Vendola ha annunciato che non si candiderà più alla leadership del partito e che i componenti della sua mozione non entreranno nella segreteria. «Escludo qualsiasi livello di compromissione nella gestione politica del partito» ha annunciato il governatore pugliese, che già si prepara alla battaglia «per capovolgere una linea che non ha il fiato necessario per rifondare il partito nel campo largo delle sinistre». «È stata una battaglia importante, appassionante e durissima - ha detto poi parlando con i giornalisti - che si conclude con un esito che è un colpo per la sinistra e per Rifondazione. Non è un colpo mortale ma una battuta d'arresto. Ma noi non intendiamo abbandonare la battaglia».

SCONTRO SU TUTTO - La giornata conclusiva del congresso è stata dunque tutta all'insegna delle contestazioni, con la rottura definitiva tra i gruppi pro-Vendola e pro-Ferrero che si è consumata nella notte. Tensione alle stelle quando Giovanni Russo Spena, che sostiene la mozione di Ferrero, ha letto il documento nel quale si delinea la nuova rotta di Rifondazione. «In questo documento - ha contestato Graziella Mascia - ci sono cose molto gravi rispetto alla storia di Rifondazione. La mozione 2 presenta un altro documento e afferma che in questo congresso si è impedito di cercare una soluzione unitaria». Scontro anche sui numeri: Alfio Nicotra della mozione 1 ha annunciato che la commissione elettorale aveva trovato l'accordo sul fatto che i componenti del comitato politico fossero 280. Ma dalla sala si sono subito levati brusii e critiche e Rosa Rinaldi ha preso la parola per dire che la mozione 2, guidata da Nichi Vendola, aveva dato il via libera a un "parlamentino" di 240 membri. L'esito delle contestazioni è stata l'immediata riconvocazione della commissione elettorale. Alla fine il congresso ha approvato il comitato politico formato da 280 persone.

«NESSUNA SCISSIONE» - Fin dalla mattinata l'ex gruppo dirigente che appoggia Vendola aveva escluso l'ipotesi scissione. L'ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore: «Noi abbiamo fatto la storia di questo partito, non ce ne andiamo, faremo un'opposizione ampia e larga dentro il partito per portare avanti il nostro progetto di unità a sinistra». Amaro l'ex segretario Franco Giordano: «Ci abbiamo provato in tutti i modi, volevamo disperatamente recuperare l'ipotesi unitaria. Nichi ci ha provato con tutte le forze, ma c'è un documento di tutte le minoranze contro l'unica mozione che ha presentato un progetto per salvare Rifondazione». Di diverso avviso Ramon Mantovani, esponente della mozione 1: «C'è stata una riunione della commissione politica e la mozione 2 l'ha abbandonata. Li è stato elaborato un testo in cui si dice cosa deve fare Rifondazione. Sono molti i punti che ci uniscono anche con la mozione 2, se quest'ultima non avesse voluto impostare la discussione congressuale su una linea come se fosse l'unica possibile» ha detto in un'intervista a Radio Popolare. Mantovani insiste sulla necessità che per il partito vi sia «una gestione diversa rispetto a quella tenuta fino ad ora, solo a maggioranza».
27 luglio 2008

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