venerdì 4 luglio 2008

Il sen. Nicola Di Girolamo, richiesta arrestri domiciliari



Roberto Ormanni
Direttore de
IL PARLAMENTARE
19 giugno 2008

La Giunta delle elezioni del Senato dovrebbe decidere martedì prossimo sulla richiesta di arresti domiciliari presentata dal giudice del tribunale di Roma nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo, eletto all’estero nella ripartizione Europa.

Ieri il senatore è stato ascoltato per circa un’ora dall’organismo parlamentare presieduto da Marco Follini e all’uscita si è limitato a dichiarare di essere “sereno”. Nel corso dell’audizione Di Girolamo ha presentato alcuni documenti e ha depositato una memoria difensiva. Atti che saranno valutati nella seduta del 24 giugno.

Il senatore Nicola Di Girolamo è accusato di aver falsificato la documentazione che attestava la sua residenza in Belgio, in un piccolo centro vicino Bruxelles, e di aver, di fatto, “pilotato” la propria candidatura con la complicità di Aldo Mattiussi, collaboratore amministrativo a contratto addetto all’ufficio notarile del consolato italiano a Bruxelles.

Inoltre, il Pm Giovanni Bombardieri, della procura di Roma, gli contesta anche una serie di altri reati, tra i quali la violazione della legge elettorale per aver fatto votare al suo posto un amico.

In pratica, il senatore Di Girolamo in Belgio ci è andato soltanto per falsificare i documenti – questo è quanto risulta dalle indagini – dal momento che perfino in occasione del voto il candidato si trovava in Italia.

L’audizione alla giunta del Senato è stata preceduta da un lungo interrogatorio in procura. Una sorta di “prova generale” alla quale Di Girolamo si è sottoposto dopo il primo interrogatorio, del 10 maggio scorso, in occasione del quale il senatore, davanti al Pm Bombardieri e al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Anche agli inquirenti Di Girolamo ha ribadito di essere sostanzialmente innocente, affermando che la vicenda sarebbe frutto di un equivoco, di un errore commesso proprio da quell’impiegato del consolato che invece, secondo l’accusa, sarebbe suo complice.

La stessa tesi è stata sostenuta davanti alla giunta di Palazzo Madama. A questo proposito, al termine dell’audizione, il senatore della Lega Nord Sergio Divina, componente della giunta, ha ammesso che Di Girolamo, “accusato di essersi candidato nella circoscrizione estera senza avere la residenza al di fuori dell'Italia, ha motivato la cosa affermando che si tratta di un problema di disfunzione tra due municipi”.

“Se le spiegazioni che ci ha dato sono queste e dagli atti non risulta altro – ha detto Divina - credo che un provvedimento di arresto sia sproporzionato”.

Quella che Di Girolamo chiama “disfunzione tra due municipi” è in realtà qualcosa di ben più articolato. Un intreccio di amicizie, favori, documenti falsi che in molti hanno creduto veri, fino al momento in cui la bolla di sapone è esplosa.

Il castello di carte (false) è venuto giù anche in seguito alle dichiarazioni di alcuni degli stessi “costruttori” che, interrogati nelle scorse settimane dal pm di Roma, hanno finito per ammettere che non sempre sono state rispettate le regole e le leggi.

In pratica, Nicola Di Girolamo ha fornito una residenza inesistente per un errore commesso da un amico (che ha confessato) che non sapeva bene quale fosse il comune in cui ricadeva il suo pied à terre a Bruxelles. L’impiegato del consolato, Mattiussi, al quale Di Girolamo era stato raccomandato da un amico comune, ha dato per buona l’indicazione che gli veniva fornita e così… galeotto fu l’indirizzo. E in cambio del favore Di Girolamo gli ha regalato anche una bella scatola di sigari.

Ma secondo il senatore è tutta colpa dell’impiegato. Così ha detto ai pubblici ministeri poche ore prima di presentarsi alla giunta del Senato. E intanto i suoi avvocati, Carlo Taormina e Pierpaolo Dell’Anno, hanno depositato al tribunale del riesame di Roma una richiesta di annullamento dell’ordine di custodia emesso dal gip Luisanna Figliolia.

La ricostruzione della vicenda è tutta contenuta nella richiesta di custodia agli arresti domiciliari che è stata inviata al Senato.

Nicola Di Girolamo è accusato di attentato ai diritti politici del cittadino, false dichiarazioni a pubblico ufficiale, falso ideologico, induzione in falso nei confronti di una funzionaria del consolato d’Italia a Bruxelles, Filomena Ciannella, e nei confronti dei rappresentanti legali della lista del Partito della Libertà, Valentino Valentini e Rita Marini, di abuso d’ufficio in concorso con Aldo Mattiussi per le false attestazioni di residenza, di violazione della legge elettorale per aver fatto votare al suo posto un’altra persona, Dario Ferrante, con la complicità di Mattiussi, e di false dichiarazioni in occasione dell’interrogatorio in procura, a Roma, il 10 maggio scorso. Un interrogatorio, come abbiamo detto, in cui Di Girolamo si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma nonostante la bocca cucita il senatore ha commesso un nuovo reato: nel dichiarare le proprie generalità, infatti, ha detto di essere residente in Belgio e invece, ancora oggi, la sua residenza in Belgio è inesistente.

Queste le accuse in dettaglio: “per avere, con inganno – è scritto negli atti depositati al Senato - consistente nel rappresentare falsamente di essere residente all' estero, determinato i sottoscrittori della lista "Il Popolo della Libertà - Presidente Berlusconi" ed i presentatori della stessa ad esercitare la facoltà del proprio diritto politico di elettorato in modo difforme dalla loro volontà”.

“Per aver determinato un numero rilevante di elettori ad esprimere la propria preferenza per un candidato che, non avendone i requisiti, non poteva essere validamente proclamato eletto e conseguentemente non può esercitare il mandato elettorale conferitogli con il voto”.

“Perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, affermava falsamente a Ciannella Filomena, funzionaria del Consolato d'Italia a Bruxelles e responsabile dell'Ufficio dell'Anagrafe Consolare, di essere residente in Belgio, nel comune di Etterbeek, in Avenue de Tervueren n. 143, al fine di ottenere l'iscrizione all'anagrafe di quel Consolato e, conseguentemente, l'iscrizione nel registro degli elettori della relativa circoscrizione consolare, previa cancellazione dall'Anagrafe dei residenti del comune di Roma e l'iscrizione nel registro AIRE dello stesso comune”.

“Perché induceva in errore Ciannella Filomena che, pertanto, comunicava all'Anagrafe del Comune di Roma l'avvenuta iscrizione del Di Girolamo nell'Anagrafe consolare a seguito del trasferimento della sua residenza da Roma a Etterbeek (Avenue de Tervueren n. 143) e contestualmente richiedeva il nulla osta all'iscrizione del Di Girolamo nelle liste elettorali di quel Consolato; in tal modo, la Ciannella, da un lato, induceva a propria volta, in errore i funzionari competenti dell'Anagrafe del Comune di Roma che procedevano erroneamente sia alla cancellazione del Di Girolamo dalla popolazione residente a Roma sia alla iscrizione del Di Girolamo nell'Anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero (AIRE) del Comune di Roma (atto ideologicamente falso) e, dall'altro, procedeva lei stessa all’iscrizione del Di Girolamo nell'elenco (aggiunto) degli elettori dello stesso Consolato, così formando i relativi atti pubblici ideologicamente falsi”.

“Perché, in concorso con Mattiussi Aldo, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso formavano i seguenti atti pubblici falsi: 1) il certificato, rilasciato a Di Girolamo Nicola Paolo il 5 marzo 2008 dal Consolato d'Italia a Bruxelles. in cui il Mattiussi, firmando "per il Console" attestava falsamente che Di Girolamo Nicola Paolo era residente a Avenue de Tervueren n. 143 - 1040 Etterbeek - Belgio ed era iscritto, nell'anagrafe del Consolato, nelle liste elettorali della Ripartizione Europa, 2) la dichiarazione, in data 5 marzo 2008, di accettazione della candidatura con la sottoscrizione del Di Girolamo e l'autenticazione della firma di quest'ultimo da parte del Mattiussi che, firmando"per il Console" dava atto, conformemente a quanto richiesto dalla legge sulla autenticazione, di aver ammonito lo stesso Di Girolamo sulla responsabilità penale che avrebbe gravato sullo stesso nell'ipotesi di dichiarazione false o mendaci, ma procedeva egualmente all'autenticazione della firma del Di Girolamo malgrado fosse a conoscenza, che il Di Girolamo non fosse residente in Belgio alla Avenue de Tervueren n. 143 del comune di Etterbeek, in realtà domicilio di Oronzo Cilli”.

“Perché, in concorso con Mattiussi Aldo e con altri, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e attraverso l'utilizzazione degli atti falsi inducevano in errore Valentino Valentini e Rita Marino, legali rappresentanti dell'Associazione Politica Nazionale "Il Popolo della Libertà" che, provvedevano a depositare a Roma, il 10 marzo 2008 presso il competente Ufficio elettorale Centrale Circoscrizione Estero, la lista dei candidati per le elezioni per il Senato della Repubblica, per la Ripartizione Europa, contenente il nome del candidato Nicola Paolo Di Girolamo e a produrre i documenti necessari per l'ammissione della lista e dei candidati, tra i quali i documenti falsi; in tal modo, venivano, a loro volta, indotti in errore i componenti dell'Ufficio Centrale Circoscrizione Estero”.

“Perché, in concorso con Mattiussi Aldo funzionario del Consolato d' Italia a Bruxelles, riusciva illegittimamente a candidarsi alle elezioni per il Senato della Repubblica nella circoscrizione elettorale Estero-Europa, pure in mancanza del requisiti necessari, così arrecando a se stesso un vantaggio patrimoniale con danno ingiusto ai candidati concorrenti”.

“Per essersi accordato con Mattiussi Aldo, affinché questi, in qualità di funzionario del Consolato d'Italia a Bruxelles nella svolgimento delle sue funzioni e del suo servizio, violando le norme di legge in materia elettorale, consegnasse illegittimamente il plico elettorale, destinato a "Di Girolamo Nicola Paolo Avenue de Tervueren 143 Etterbeek” e restituito dalle poste belghe per essere inesistente l'indirizzo apposto sulla busta contenente il plico, nelle mani di Ferrante Dario, presentatasi a ritirarlo per conto dello stesso Di Girolamo, così facendo falsamente apparire regolarmente consegnato il plico stesso (che il Di Girolamo non aveva diritto a ricevere non essendo residente in Belgio), al fine di consentire al Di Girolamo l'illegittimo esercizio del diritto di voto”.

“Per aver indotto Ferrante Dario a votare le schede elettorali consegnategli indebitamente dal Mattiussi”.

E, infine, “Perché, interrogato dai Pm e richiesto delle sue generalità affermava falsamente di essere residente in Bruxelles in Avenue de Tervueren n. 143”.
Non è difficile capire che le accuse contestate sono qualcosa di più di “una disfunzione tra due municipi”.

Tutto ha avuto inizio quando un semplice postino belga si è accorto che il numero 143 di Avenue de Tervueren non rientra nel comune di Etterbeek ma in quello, confinante, di Woluwe Saint Pierre. Si tratta infatti di una strada che attraversa i due paesi. I magistrati scrivono che “le false dichiarazioni appaiono come il frutto di una superficiale osservazione dei luoghi”. Se il senatore si fosse realmente recato al comune per chiedere la residenza, osservano i giudici, si sarebbe accorto dell’errore (Di Girolamo nel corso degli interrogatori ha affermato che aveva presentato la richiesta e che per errore l’impiegato del consolato non ha indicato che era in corso la registrazione della nuova residenza).

Dagli accertamenti e dagli interrogatori eseguiti dai magistrati, è risultato che Di Girolamo arriva “per la prima volta agli uffici del consolato italiano il 14 febbraio 2008, accompagnato da Gian Luigi Ferretti. Al consolato Di Girolamo si presenta a Filomena Ciannella e dichiara di essere già residente, di fatto, all’indirizzo indicato e di aver inoltrato la richiesta per la certificazione ufficiale.
Ciannella, interrogata il 30 aprile, chiarisce che però non è stata presentata la documentazione ufficiale a sostegno di quella dichiarazione e precisa di aver inserito la domanda di iscrizione di Di Girolamo all’anagrafe consolare e all’Aire del Comune di Roma, da dove il candidato proveniva, con l’annotazione “in attesa di documenti”.

Ma una ventina di giorni dopo, il 5 marzo, Di Girolamo torna al consolato, questa volta accompagnato da Oronzo Cilli, con il quale lo ha messo in contatto un altro amico comune, Stefano Andrini (che nelle precedenti elezioni è stato candidato nella lista di Luigi Pallaro in America Latina ed è stato in passato collaboratore dell’allora ministro Mirko Tremaglia insieme con Gian Luigi Ferretti: con entrambi Tremaglia avrebbe poi interrotto i rapporti per delle divergenze sull’utilizzo di fondi del partito).

Di Girolamo e Cilli evitano Filomena Ciannella e vanno da Aldo Mattiussi, di cui Cilli è amico e in passato è stato collega.

“Mattiussi – scrivono i magistrati – autenticava la dichiarazione dell'indagato di accettazione della candidatura in cui, sempre falsamente, il Di Girolamo dichiarava di essere residente nel territorio di quella ripartizione elettorale”.

Non solo, l’amico di Cilli “rilasciava all'indagato, pure in mancanza della necessaria delega del Console competente, una certificazione consolare, che lo stesso Mattiussi sottoscriveva "per il Console", in cui si attestava che il Di Girolamo era residente nella ripartizione elettorale del Consolato di Bruxelles ed era, di conseguenza, iscritto nelle relative liste elettorali”.

Un particolare, questo, che ai Pm è stato confermato dallo stesso Oronzo Cilli: “Mattiussi mi chiese di chi era quell'indirizzo forse per sapere se era un indirizzo reale ed io gli dissi che era il mio indirizzo e che il Di Girolamo avrebbe preso quell'indirizzo”.

Ed è sempre Cilli che precisa: “Grato della gentilezza del Mattiussi, Di Girolamo uscito dal Consolato si recava in un negozio lì vicino per acquistare una bella scatola di sigari per il funzionario”.

Il clamoroso errore nell’indicazione del comune di residenza viene scoperto, da Di Girolamo e dai suoi amici, proprio alcuni giorni prima delle votazioni. Quando gli uffici elettorali inviano al suo domicilio le schede, le poste restituiscono la busta al consolato con l’indicazione “indirizzo inesistente”. A questo punto entra in funzione il… piano B. Di Girolamo chiede, attraverso amici, a Mattiussi di conservare lui, al consolato, la busta tornata indietro, e di consegnarla ad un amico, Dario Ferrante, al quale viene chiesto pure di votare al posto dello stesso Di Girolamo e di rispedire le schede, debitamente compilate, agli uffici consolari. Tutto via telefono, sull’asse Roma-Bruxelles.

Poi, l’8 maggio, due giorni prima di presentarsi all’interrogatorio a Roma, l’ormai neo-eletto senatore Nicola Di Girolamo presenta una nuova richiesta di residenza al comune giusto, quello di Woluwe Saint Pierre. Ma quando si siede di fronte al Pm dichiara di essere residente a Bruxelles: da qui l’ulteriore reato di falso che gli viene contestato.

A chiarire i diversi passaggi attraverso i quali si è articolato l’intreccio, è sempre Oronzo Cilli, l’unica persona, tra le tante che si succedono sulla scena, ad abitare veramente – seppure saltuariamente – al 143 di Avenue de Tervueren. E’ Cilli a dare il colpo di grazia al senatore, dichiarando ai Pm che Di Girolamo “non ha mai risieduto o abitato presso quell'indirizzo, si tratta di un indirizzo di comodo fornito a Di Girolamo su richiesta di un amico, Stefano Andrini”.

“Stefano Andrini mi telefonò a fine gennaio scorso chiedendomi se avevo ancora casa a Bruxelles dicendomi che aveva un suo amico che aveva bisogno di trasferire la residenza a Bruxelles e che doveva iscriversi all'AIRE per la candidatura alle elezioni. Poiché Andrini sapeva che io avevo in passato lavorato al Consolato d'Italia mi chiese se conoscevo qualcuno e se potevo accompagnare a metà febbraio in Consolato il Di Girolamo che doveva recarsi a Bruxelles in Consolato insieme a tale Ferretti Gianluigi per sbrigare le relative pratiche di iscrizione all'AIRE e per il rilascio del certificato elettorale. Successivamente il 18 febbraio 2008 ho incontrato Andrini e Di Girolamo a Roma e loro mi dissero che Di Girolamo era stato a Bruxelles ma non era riuscito a definire la sua pratica (aveva incontrato la signora Ciannella che si era mostrata… molto formale, n.d.r) per cui mi chiesero quando sarei andato a Bruxelles per poter accompagnare il Di Girolamo in Consolato dal Mattiussi. I primi giorni di marzo mi telefonò Andrini chiedendomi se fossi a Bruxelles ed alla mia risposta positiva mi disse che il 5 marzo ci sarebbe stato Di Girolamo a Bruxelles. Di Girolamo mi ha telefonato sul cellulare belga la sera prima confermando la sua venuta a Bruxelles e quindi abbiamo preso appuntamento davanti al Consolato alle ore 9,00 del 5 marzo. Io in verità ho telefonato a Mattiussi dicendogli che c'era questa persona che doveva chiedere un certificato elettorale dal Consolato e lui mi disse di recarci da lui. Così la mattina del 5 marzo ci siamo recati, io ed il Di Girolamo, da Mattiussi. Mattiussi mi chiese di chi era quell'indirizzo forse per sapere se era un indirizzo reale ed io gli dissi che era il mio indirizzo e che il Di Girolamo avrebbe preso quell'indirizzo. Il Mattiussi disse al Di Girolamo che avrebbe dovuto regolarizzare la sua residenza a quell'indirizzo presso il Comune belga ed il Di Girolamo annuì. Io non so se il Di Girolamo sia mai andato presso il Comune. A tale proposito voglio precisare che io pure abitando da oltre un anno a quell'indirizzo, non ricevendovi posta perché la ricevo in ufficio, pensavo che quell'indirizzo fosse del Comune di Etterbeek e solo dopo, quando Dario mi ha detto che il Console lo aveva contestato, ho saputo che l'indirizzo era di un altro Comune limitrofo. ADR sono stato io ad indicare a Di Girolamo l'indirizzo con l'indicazione, sbagliata, del Comune di Etterbeek”.

Come non bastasse sempre Cilli ha rivelato ai magistrati che Di Girolamo, pochi giorni prima che scadesse il termine per il voto all'estero, lo chiamò per chiedergli di ritirare un plico elettorale a lui indirizzato, presso il Consolato.

“Di Girolamo – precisano i magistrati – era stato avvertito dell'arrivo del plico da Mattiussi”. A questo punto Cilli chiama Mattiussi e gli dice che sarebbe andato Dario Ferrante a ritirare la busta.

Poi Di Girolamo chiama Ferrante “incaricandolo di aprire il plico elettorale e votare a suo nome”, assicurandogli che gli avrebbe poi fatto ricevere una delega per mettere tutto a posto. Ferrante esegue e rispedisce le schede votate al consolato.

Ecco come concludono i magistrati: “Le condotte ascrivibili a Di Girolamo appaiono di allarmante gravità. In spregio alle Istituzioni e senza alcun rispetto per il Corpo Elettorale e per i diritti politici del cittadino, con una serie incredibile d'inganni, ha impedito di fatto che gli elettori potessero manifestare le proprie scelte essendo stati indotti in errore in ordine alla legittimità della candidatura. È stata carpita la fiducia degli elettori i quali sono stati privati della possibilità di scegliere liberamente un candidato realmente rappresentativo della realtà territoriale a cui gli stessi cittadini italiani appartengono”.

Sulla base di quanto emerso dalle indagini la giunta del Senato, che si occupa anche di questioni elettorali, oltre che di quelle riguardanti l’immunità dei parlamentari, ha avviato anche un procedimento per verificare l’eleggibilità di Nicola Di Girolamo. Il senatore ha tempo fino al primo luglio prossimo per far avere documentazione che dimostri la regolarità delle procedure.

Intanto, un ulteriore passaggio investigativo prevede la nuova verifica delle 24.500 schede elettorali che hanno consentito l'elezione di Di Girolamo. E l'inchiesta potrebbe coinvolgere altri esponenti politici.

Roberto Ormanni

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