NUOVO allarme per le acque dell'Artico. Entro la fine di questo secolo è molto probabile che in tarda estate, nel mese di settembre, i ghiacci scompaiano completamente dal Mare glaciale. La previsione degli scienziati, pubblicata su Nature Geoscience, è più grave rispetto alla maggior parte delle stime correnti e si basa sull'attenta analisi matematica di modelli climatici e osservazioni passate, stabilendo un legame lineare fra come la situazione si è evoluta fino ad ora e quello che ci si può aspettare per gli anni a venire.
Le acque al Polo Nord sono coperte di ghiaccio per la maggior parte della superficie per tutto l'anno. La coltre ghiacciata, che è al massimo nei mesi invernali mentre inizia a sciogliersi a partire da metà giugno per arrivare ai livelli minimi a metà settembre, è fortemente minacciata dall'effetto serra e dal riscaldamento globale.
Julien Boé, dell'Università della California a Los Angeles, insieme ai suoi colleghi, hanno analizzato una grande quantità di dati sullo stato di salute dei ghiacci del bacino del Nord. Le osservazioni a disposizione degli scienziati, che negli ultimi anni si sono avvalsi anche dei dati satellitari, mostrano che dal 1979 al 2006 l'estensione del ghiaccio in quell'area, calcolata sul mese di settembre, è calata del 25%, pari a 100mila chilometri quadrati all'anno.
Nel settembre del 2007 si è registrata l'estensione minima dei ghiacci nel Mare glaciale artico da quando i satelliti hanno iniziato a monitorare la zona. L'anno successivo, lo strato di ghiaccio, sempre parametrato sullo stesso mese, è rimasto molto sottile. Dati che hanno già indotto a ipotizzare scenari preoccupanti sul futuro del bacino del Polo Nord, con conseguenze rilevanti dal punto di vista anche economico e geopolitico.
Ora, la nuova analisi degli indicatori conferma un quadro fosco: in uno scenario futuro di emissioni medie di gas serra, la coltre bianca potrebbe scomparire del tutto da quelle acque, in tarda estate, già entro la fine di questo secolo. La maggior parte dei modelli matematici usati correntemente, rilevano Boé e colleghi, si basa su valori che sottostimano la riduzione dei ghiacci nel periodo 1979-2007 rispetto a ciò che è realmente accaduto in questi anni. E le nuove proiezioni, effettuate dall'équipe californiana su 18 modelli climatici dei più completi ed aggiornati, non lasciano sperare nulla di buono per i decenni a venire.
(15 marzo 2009)
Le acque al Polo Nord sono coperte di ghiaccio per la maggior parte della superficie per tutto l'anno. La coltre ghiacciata, che è al massimo nei mesi invernali mentre inizia a sciogliersi a partire da metà giugno per arrivare ai livelli minimi a metà settembre, è fortemente minacciata dall'effetto serra e dal riscaldamento globale.
Julien Boé, dell'Università della California a Los Angeles, insieme ai suoi colleghi, hanno analizzato una grande quantità di dati sullo stato di salute dei ghiacci del bacino del Nord. Le osservazioni a disposizione degli scienziati, che negli ultimi anni si sono avvalsi anche dei dati satellitari, mostrano che dal 1979 al 2006 l'estensione del ghiaccio in quell'area, calcolata sul mese di settembre, è calata del 25%, pari a 100mila chilometri quadrati all'anno.
Nel settembre del 2007 si è registrata l'estensione minima dei ghiacci nel Mare glaciale artico da quando i satelliti hanno iniziato a monitorare la zona. L'anno successivo, lo strato di ghiaccio, sempre parametrato sullo stesso mese, è rimasto molto sottile. Dati che hanno già indotto a ipotizzare scenari preoccupanti sul futuro del bacino del Polo Nord, con conseguenze rilevanti dal punto di vista anche economico e geopolitico.
Ora, la nuova analisi degli indicatori conferma un quadro fosco: in uno scenario futuro di emissioni medie di gas serra, la coltre bianca potrebbe scomparire del tutto da quelle acque, in tarda estate, già entro la fine di questo secolo. La maggior parte dei modelli matematici usati correntemente, rilevano Boé e colleghi, si basa su valori che sottostimano la riduzione dei ghiacci nel periodo 1979-2007 rispetto a ciò che è realmente accaduto in questi anni. E le nuove proiezioni, effettuate dall'équipe californiana su 18 modelli climatici dei più completi ed aggiornati, non lasciano sperare nulla di buono per i decenni a venire.
(15 marzo 2009)
Nessun commento:
Posta un commento