sabato 14 marzo 2009

Biotestamento, ok in commissione i democratici votano in ordine sparso




di CARMELO LOPAPA

ROMA - Il testamento biologico secondo il centrodestra supera il primo esame, vola sugli undici voti favorevoli di Pdl e Udc in commissione Sanità e passa in aula dalla prossima settimana. La battaglia entrerà nel vivo lì, dal 18 marzo. Ma il gruppo del Pd, ancora una volta, sul "fine vita" va in frantumi. I tre senatori cattolici capitanati da Dorina Bianchi si astengono e aprono di fatto un nuovo caso.
E dire che l'indicazione di voto contrario era stata impartita in mattinata da Anna Finocchiaro, per esprimere comunque una linea di dissenso rispetto all'impianto del testo che secondo Pd e laici lascerebbe scarsi margini alla volontà effettiva del paziente. Ma alla prova finale, il pallottoliere della commissione registra appunto tra i democratici tre astensioni, tre senatori che non partecipano al voto e due contrari. Il passaggio, da un punto di vista formale, è tecnico, si tratta di conferire il mandato al relatore Raffaele Calabrò (Pdl). Ma nella sostanza vale come un primo giudizio sulla nuova disciplina. Quando nel pomeriggio la commissione ha concluso l'esame degli ultimi emendamenti, i componenti del Pd chiedono una sospensione di mezzora prima di affrontare il voto conclusivo, per un chiarimento interno. Ma non basta a evitare la frattura. Votano contro tra i democratici Donatella Poretti (radicale) e Vincenzo Vita (che sostituisce Ignazio Marino assente). Con la Bianchi si astengono Daniele Bosone e Claudio Gustavino. Non partecipano al voto, con l'intento vano di evitare spaccature, Franca Chiaromonte, Fiorenza Bassoli e Lionello Cosentino. Tra i quattro voti contrari, anche il dipietrista Giuseppe Astore e, a sorpresa, Laura Bianconi, senatrice Pdl di quel fronte "pro life" che ha in Alfredo Mantovano uno dei suoi riferimenti (ancora ieri critico verso il ddl).

Dorina Bianchi fuori dalla commissione minimizza: "Era solo un voto tecnico, il giudizio sulla legge resta negativo e contiamo di modificarla in aula". Ma contro di lei c'è molto malumore. La Poretti tuona: "Ma quale voto tecnico. Aveva valenza politica e lei è andata ancora fuori linea". Non a caso la sottosegretaria al Welfare, Eugenia Roccella, esce raggiante dalla commissione, "perché abbiamo rispettato l'impegno col Paese dopo la morte di Eluana e per l'importante astensione di parte del Pd, che conferma che questo testo rappresenta un punto di equilibrio".

La capogruppo Finocchiaro, col vice Zanda, non perde tempo e convoca subito i suoi senatori. Venti minuti per una strigliata che lascia il segno. Ricorda loro che l'indicazione di voto era precisa e dettava il "no". Che a questo punto è bene stare attenti in vista dell'aula, lascia intendere che se ognuno si orienta in autonomia, allora anche la posizione "prevalente" del Pd, frutto di mediazione interna, può saltare. Tutti escono tirati in volto. La Bianchi in versione contrita, "forse è stato un mio errore, mi dispiace molto". Sullo sfondo restano i timori non detti, in capo ai vertici del partito: che lo strappo di ieri sia solo preludio di quel che potrà accadere in aula. E non è escluso che la Finocchiaro e il leader Franceschini ne abbiano parlato ieri sera, a margine di una riunione ristretta dei dirigenti già programmata su altro. La capogruppo non ha dubbi, "il ddl è orrendo, inutile e sfascia la Costituzione". Ignazio Marino non ha più "alcuna speranza che il testo migliori in aula" confida già nel referendum, meglio, nei "cittadini italiani che alla fine restituiranno al malato la libertà".

(13 marzo 2009)

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