venerdì 13 marzo 2009

Fini: immorale denunciare gli immigrati


«La denuncia del medico contro l'immigrato clandestino non mi convince. Nei pronto soccorso sono di servizio poliziotti e carabinieri, al limite potranno farlo loro, non di certo il medico il cui compito rimane quello di curare». Il presidente della Camera Gianfranco Fini non nasconde, durante la registrazione di «Porta a Porta», la propria opinione sulla norma contenuta nel pacchetto-sicurezza predisposto dal governo che impone ai medici di segnalare gli immigrati irregolari

«Questo provvedimento -osserva ancora il presidente della Camera- potrebbe comportare rischi perchè i clandestini potrebbero rivolgersi a circuiti di medicina alternativa con il serio rischio di diffondere patologie e contagi. È un rischio per la società. Mi sembra una legge immorale perchè lede il diritto delle persone. Il rispetto della persona viene sempre prima perchè uno prima è un uomo e poi un clandestino».

«Fa parte del gioco. Al Quirinale c'è un ottimo Capo dello Stato. A volte abbiamo la capacità di fare polemica sul nulla. Fa parte del teatrino». Gianfranco Fini risponde così a Bruno Vespa che accenna a chi succederà al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Poi il presidente della Camera torna di nuovo sul suo ruolo attuale: «Io sono entrato in Parlamento tanti anni fa. Almirante la prima volta che entrai mi disse: qui imparerai la democrazia. Io credo di fare unicamente il mio dovere in questo momento». Fini poi parla nuovamente delle polemiche con Berlusconi: «È notorio che ogni qualvolta che il premier dice che ilParlamento è lento la mia risposta arriva in tempo reale. Il fatto è che ognuno ha un ruolo e io devo fare ciò che sto facendo».

«Invito a tutti: se ognuno ha delle proposte giuste per uscire dalla crisi evitiamo un dialogo tra sordi». Per Gianfranco Fini si può uscire dalla crisi con il dialogo. «Questo non significa ledere il diritto-dovere della maggioranza di governare o dell'opposizione di fare l'opposizione». Il presidente della Camera ha un timore: «Temo che si continui con la logica della propaganda anteposta alla politica e all'interesse generale. Non è problema di oggi, ma in una fase così guardiamo se serve una strategia generale. Al netto della propaganda e dell'opposizione di contrapporsi, è vero o non è vero - si chiede Fini - che sulla necessità di ripianare il gap infrastrutturale tutti dicono la stessa cosa?». Fini spiega così il suo pensiero: «Credo che maggioranza e opposizione se oggi fossero più attente al bene generale, piuttosto che a piantare una bandiera di parte, farebbero il bene di tutti. Se ci fosse da entrambi gli schieramenti una maggior capacità di ascolto delle proposte generali, riusciremmo a portare avanti dei provvedimenti più incisivi».

Infine Fini lancia un'idea: «Ho apprezzato una proposta: perchè non lanciamo gli stati generali dell'economia?». Si dovrebbe trattare - dice Fini - «di un momento di confronto su proposte operative, un luogo dove ci si confronti con opinioni meno partigiane. La sede è il Parlamento, la commissione, l'Aula. L'Italia farebbe una bella figura se ci fosse qualche intesa, se si registrassero larghe convergenze. Perchè quando tiriamo la rete ci sono solo divaricazioni?». Fini prima premette: «Non sono un inciucista, non voglio le larghe intese». Poi fa un esempio: «Il piano casa non è una cementificazione di massa, ma è chiaro che le proposta dell'opposizione sono sempre demagogiche».

Alexandru Isztoika e Karol Racz, i due romeni accusati di aver commesso lo stupro nel parco della Caffarella a Roma, restano in carcere per decisione della magistratura ma non va considerato uno «scandalo» se il test del dna li ha scagionati come esecutori materiali della violenza, continua Fini. Che è tornato ad affrontare, come aveva fatto in occasione delle celebrazioni della festa della Donna l'8 marzo, il legame tra crimine e immigrati, in special modo di cittadinanza romena. «Mi preoccupa molto -ha affermato il presidente della Camera- che di fronte a episodi di violenza, ci sia una lettura, una spiegazione, di tipo etnico. Non parlo dei romeni, ma dello straniero in genere, perchè nel momento in cui si registra questo pregiudizio nei confronti dello straniero, siamo già nella xenofobia e a un passo dal razzismo».

«E questa -ha ammonito Fini- sarebbbe una catastrofe, perchè la società italiana tende sempre più all'invecchiamento e dunque abbiamo sempre più bisogno dei lavoratori stranieri. L'immigrato è un'opportunità. Se si crea, legando la figura dello straniero all'insicurezza e alla violenza, una sorta di rifiuto e di pregiudizio, siamo a un brutto momento per la società italiana».

12 marzo 2009

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