GIORGIO BOCCA
I cultori della vita a ogni costo in obbedienza a Dio non si accorgono di volersi sostituire a Dio
Facciamo un esempio: in una famiglia c'è un vecchio novantenne colpito da ictus ed entrato in coma. Si spegnerebbe in breve naturalmente, ma nella società moderna l'idea della morte naturale di cui parla la Chiesa è inaccettabile, i familiari, anche se religiosi, invece di vegliare pietosamente sull'agonia del parente chiamano l'autoambulanza che corra al pronto soccorso del più vicino ospedale, dove una squadra di medici cercherà in ogni modo di tenere in vita il moribondo per diversi motivi: il dovere di Ippocrate, certo, ma anche perché la sperimentazione fa parte della professione, e anche per non correre rischi di denunce e risarcimenti. Tal che il prolungamento artificiale della vita assume una parvenza di vita accettabile anche dai viventi normali e sani. Che accettata però in modo acritico diventa una colpevole e a volte indegna ignoranza, come si è visto a Udine, dove alla clinica di Eluana arrivava gente con bottigliette d'acqua e tramezzini al prosciutto per soccorrerla, lei che era tenuta in vita da pastiglie introdotte a forza nello stomaco.
I cultori della vita sacra, della vita a ogni costo non tengono il minimo conto delle sofferenze atroci di un essere prigioniero di un corpo inerte che con tutte le cure più avanzate non potrà mai riacquistare, non diciamo la normalità, ma un minimo di coscienza e di conoscenza. E dire, come si è detto, che in una società cristiana, cattolica, i parenti del ricoverato saranno assistiti dalla pubblica carità e dalle suore non è sempre vero, e certo è che le sofferenze, le lacerazioni che ne derivano ai familiari sono devastanti.
Il partito della vita, che dovrebbe rappresentare l'aspetto caritatevole del cristianesimo, è nei fatti composto soprattutto da intolleranti e faziosi. Il priore del monastero di Bose, Pietro Bianchi, uomo di grande carità, è stato colpito "dalla mancanza di stile evangelico" di quanti parlavano del padre di Eluana come di un assassino e di quanti si dolevano per la sua interminabile sofferenza come di suoi correi. E ha osservato che la facilità con cui la religione si trasforma in politica è la negazione della medesima.
Ha impressionato in certi cultori della sacralità della vita la voglia di mentire a se stessi, di rifiutarsi di prendere atto che la vita artificiale di Eluana non era più vita, che per 17 anni si era tenuta artificialmente in vita una che aveva la spina dorsale spezzata non guaribile e nessuna possibilità di riacquistare coscienza e conoscenza.
È lo stesso culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi. Gli eccessi della carità fanno il paio con quelli dell'ideologia. I cultori della vita a ogni costo in obbedienza a Dio non si accorgono di volersi sostituire a Dio, massima empietà.
(06 marzo 2009)
Facciamo un esempio: in una famiglia c'è un vecchio novantenne colpito da ictus ed entrato in coma. Si spegnerebbe in breve naturalmente, ma nella società moderna l'idea della morte naturale di cui parla la Chiesa è inaccettabile, i familiari, anche se religiosi, invece di vegliare pietosamente sull'agonia del parente chiamano l'autoambulanza che corra al pronto soccorso del più vicino ospedale, dove una squadra di medici cercherà in ogni modo di tenere in vita il moribondo per diversi motivi: il dovere di Ippocrate, certo, ma anche perché la sperimentazione fa parte della professione, e anche per non correre rischi di denunce e risarcimenti. Tal che il prolungamento artificiale della vita assume una parvenza di vita accettabile anche dai viventi normali e sani. Che accettata però in modo acritico diventa una colpevole e a volte indegna ignoranza, come si è visto a Udine, dove alla clinica di Eluana arrivava gente con bottigliette d'acqua e tramezzini al prosciutto per soccorrerla, lei che era tenuta in vita da pastiglie introdotte a forza nello stomaco.
I cultori della vita sacra, della vita a ogni costo non tengono il minimo conto delle sofferenze atroci di un essere prigioniero di un corpo inerte che con tutte le cure più avanzate non potrà mai riacquistare, non diciamo la normalità, ma un minimo di coscienza e di conoscenza. E dire, come si è detto, che in una società cristiana, cattolica, i parenti del ricoverato saranno assistiti dalla pubblica carità e dalle suore non è sempre vero, e certo è che le sofferenze, le lacerazioni che ne derivano ai familiari sono devastanti.
Il partito della vita, che dovrebbe rappresentare l'aspetto caritatevole del cristianesimo, è nei fatti composto soprattutto da intolleranti e faziosi. Il priore del monastero di Bose, Pietro Bianchi, uomo di grande carità, è stato colpito "dalla mancanza di stile evangelico" di quanti parlavano del padre di Eluana come di un assassino e di quanti si dolevano per la sua interminabile sofferenza come di suoi correi. E ha osservato che la facilità con cui la religione si trasforma in politica è la negazione della medesima.
Ha impressionato in certi cultori della sacralità della vita la voglia di mentire a se stessi, di rifiutarsi di prendere atto che la vita artificiale di Eluana non era più vita, che per 17 anni si era tenuta artificialmente in vita una che aveva la spina dorsale spezzata non guaribile e nessuna possibilità di riacquistare coscienza e conoscenza.
È lo stesso culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi. Gli eccessi della carità fanno il paio con quelli dell'ideologia. I cultori della vita a ogni costo in obbedienza a Dio non si accorgono di volersi sostituire a Dio, massima empietà.
(06 marzo 2009)
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