di Davide Madeddu
Il sogno industriale è finito. La telefonata “dell’amico Putin” non è arrivata e l’impianto, alla fine è stato spento. A nulla sono valse le proteste che negli ultim due mesi hanno portato avanti lavoratori, sindacati e rappresentanti sindacali del Sulcis Iglesiente in difesa dell’Eurallumina. Lo stabilmento di proprietà del colosso russo Rusal che nell’area industriale di Portovesme si occupa della lavorazione della bauxite e della produzione di allumina, il materiale destinato alle industrie nazionali e straniere, usato, tra le altre cose anche per la realizzazione dei motori delle auto.
Gli operai, su ordine della direzione hanno provveduto a spegnere i forni e a ripulire e depurare i silos che, per trent’anni, hanno contenuto la bauxite da inviare poi ai forni che, negli ultimi giorni sono stati fatti funzionare a gasolio fino a quando è stato dato il via allo spegnimento definitivo. Che, come hanno annunciato anche i dirigenti dell’azienda ai sindacati, dovrebbe durare solamente un anno. Marco Grecu, segretario della Camera del lavoro non usa giri di parole per affrontare l’argomento. «Non so me mai ci sia stato un sogno industriale, di sicuro oggi diciamo che, a questo punto è andata». Ossia? «Gli impianti sono fermi e questo è un male, dopo 35 anni le macchine, i forni sono stati spenti e gli operai andranno a casa. E stiamo parlando di 700 persone dirette e un indotto che colpisce migliaia di lavoratori». Un dramma, come rimarcano i sindaci che protestano tra la piazza antistante Palazzo Chigi e le sedi istituzionali sarde «che rischia di mettere in ginocchio un territorio che conta 150mila abitanti e 30mila disoccupati».
Con la fermata degli impianti dello stabilimento Eurallumina si apre ora, come aggiungono i sindacati, uno nuovo fronte. «A questo punto si tratta di capire se nello spegnimento della fabbrica siano stati rispettati i protocolli previsti per un riavvio e per il rispetto dell’ambiente - spiega ancora Marco Grecu - inoltre si deve trovare una soluzione che riguarda i lavoratori». Soluzione che, come aggiunge il segretario della Camera del lavoro «deve passare per il governo e non può riguardare solo gli ammortizzatori sociali ma un piano industriale per il rilancio di un territorio ormai alla fame».
Per questo motivo, e sostenere la vertenza i sindaci, guidati dal primo cittadino di Carbonia Tore Cherchi, per venerdì mattina hanno proclamato assieme alle organizzazioni sindacali una giornata di sciopero generale. «Servono interventi urgenti - dice Tore Cherchi - non possiamo permettere che una parte di territorio e un patrimonio industriale venga cancellato da un giorno all’altro». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Salvatore Cappai, rappresentante sindacale della Filcem che chiede «il rispetto degli impegni assunti dal governo in campagna elettorale. Cosa che non è stata fatta». Dello stesso avviso anche Pierluigi Carta, sindaco di Iglesias, che ricorda la necessità di salvare le «migliaia di posti di lavoro del Sulcis Iglesiente perché, se chiude Eurallumina, nell’arco di poco tempo saranno costrette a chiudere i battenti anche le centrali Enel e le altre aziende».
Dai sindacati un monito al governo che, come spiega Roberto Puddu della Cgil «deve dire, una volta per tutte, se il settore dell’alluminio è strategico oppure no». Non fosse altro per il fatto che, come aggiunge Puddu «solo il 20 per cento dell’allumina lavorata in Italia viene dal mercato interno. Per l’ottanta per cento l’industria nazionale deve comprare all’estero».
Per venerdì è in programma lo sciopero generale del Sulcis Iglesiente.
Gli operai, su ordine della direzione hanno provveduto a spegnere i forni e a ripulire e depurare i silos che, per trent’anni, hanno contenuto la bauxite da inviare poi ai forni che, negli ultimi giorni sono stati fatti funzionare a gasolio fino a quando è stato dato il via allo spegnimento definitivo. Che, come hanno annunciato anche i dirigenti dell’azienda ai sindacati, dovrebbe durare solamente un anno. Marco Grecu, segretario della Camera del lavoro non usa giri di parole per affrontare l’argomento. «Non so me mai ci sia stato un sogno industriale, di sicuro oggi diciamo che, a questo punto è andata». Ossia? «Gli impianti sono fermi e questo è un male, dopo 35 anni le macchine, i forni sono stati spenti e gli operai andranno a casa. E stiamo parlando di 700 persone dirette e un indotto che colpisce migliaia di lavoratori». Un dramma, come rimarcano i sindaci che protestano tra la piazza antistante Palazzo Chigi e le sedi istituzionali sarde «che rischia di mettere in ginocchio un territorio che conta 150mila abitanti e 30mila disoccupati».
Con la fermata degli impianti dello stabilimento Eurallumina si apre ora, come aggiungono i sindacati, uno nuovo fronte. «A questo punto si tratta di capire se nello spegnimento della fabbrica siano stati rispettati i protocolli previsti per un riavvio e per il rispetto dell’ambiente - spiega ancora Marco Grecu - inoltre si deve trovare una soluzione che riguarda i lavoratori». Soluzione che, come aggiunge il segretario della Camera del lavoro «deve passare per il governo e non può riguardare solo gli ammortizzatori sociali ma un piano industriale per il rilancio di un territorio ormai alla fame».
Per questo motivo, e sostenere la vertenza i sindaci, guidati dal primo cittadino di Carbonia Tore Cherchi, per venerdì mattina hanno proclamato assieme alle organizzazioni sindacali una giornata di sciopero generale. «Servono interventi urgenti - dice Tore Cherchi - non possiamo permettere che una parte di territorio e un patrimonio industriale venga cancellato da un giorno all’altro». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Salvatore Cappai, rappresentante sindacale della Filcem che chiede «il rispetto degli impegni assunti dal governo in campagna elettorale. Cosa che non è stata fatta». Dello stesso avviso anche Pierluigi Carta, sindaco di Iglesias, che ricorda la necessità di salvare le «migliaia di posti di lavoro del Sulcis Iglesiente perché, se chiude Eurallumina, nell’arco di poco tempo saranno costrette a chiudere i battenti anche le centrali Enel e le altre aziende».
Dai sindacati un monito al governo che, come spiega Roberto Puddu della Cgil «deve dire, una volta per tutte, se il settore dell’alluminio è strategico oppure no». Non fosse altro per il fatto che, come aggiunge Puddu «solo il 20 per cento dell’allumina lavorata in Italia viene dal mercato interno. Per l’ottanta per cento l’industria nazionale deve comprare all’estero».
Per venerdì è in programma lo sciopero generale del Sulcis Iglesiente.
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