martedì 28 aprile 2009

Io non credo alle aperture del premier


ANDREA CAMILLERI E SAVERIO LODATO

Camilleri, sarà mossa mediatica.
Sarà il bicchiere di cicuta che va trangugiato pur di restare in sella in vista della candidatura a capo dello Stato.
Sarà una delle dichiarazioni di quel milione di dichiarazioni che ha smentito il giorno dopo prendendosela con giornalisti e telegiornali che l’avevano travisato.
Ma se le parole del 25 aprile sono pietre, lo sono anche quelle dell’indomani. E il 26 aprile, Silvio Berlusconi ha annunciato solennemente: “il disegno di legge sull’equiparazione di partigiani e repubblichini di Salò” sarà ritirato.

Ma Lei davvero intende cascarci come stanno facendo in tanti del centrosinistra? Lei crede che Berlusconi bloccherà davvero il disegno di legge che equipara partigiani e repubblichini?
Guardi che ha esordito dicendo che lui della faccenda non sapeva nulla e quando dice che non sa niente di una cosa viene a dire che sa benissimo tutto.
Esordì così anche per la Englaro e andò a finire come sappiamo.
Equiparare i repubblichini ai partigiani non è concedere una pensioncina a degli ultraottantenni, come sostiene il furbo Storace, ma significa l’implicito riconoscimento giuridico di Salò.
Questa è una legge che Berlusconi farà ritirare nella forma attuale, ma che di sicuro riproporrà in mondo diverso alla prima occasione, magari infilandola fra una norma per la coltivazione del ficodindia e una per l’incremento per la fabbricazione dei lacci per scarpe.
Farà come per la legge salva manager che metterebbe in sicurezza personaggi come quelli della Tyssen: nessuno la vuole, tutti proclamano che sarebbe una vergogna, Tremonti ha addirittura minacciato le dimissioni, eppure, com’è, come non è , un abile manina, ultima quella del ministro Sacconi, la fa ricomparire dove uno meno se l’aspetta.
Questi, più che politici, sono maestri nel gioco delle tre carte.

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