venerdì 12 marzo 2010

Par condicio, il Tar: sì ai talk show. Accolti i ricorsi di Sky e La7



Stop al regolamento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nella parte che blocca i talk show in periodo elettorale.

Il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di Sky e Telecom Italia Media (editore per La7) a favore della sospensione del regolamento, esattamente all’art. 6 comma 2, varato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che disciplina la par condicio in vista delle Regionali. L’Autorità ha deciso di riunirsi già oggi per valutare gli effetti del pronunciamento del tribunale amministrativo. E la decisione potrebbe riaprire indirettamente la partita anche per la Rai: «Se il Tar dovesse bocciare in qualche modo i regolamenti - aveva detto ieri, il presidente Paolo Garimberti - si riaprirà il consiglio di amministrazione». Garimberti s'era detto pronto a convocare una riunione già per lunedì.

Le richieste sono state discusse davanti alla III sezione ter del Tribunale amministrativo regionale, presieduta da Maria Luisa De Leoni. Il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva di Sky e Ti Media «considerato che a conclusione di una prima delibazione - spiegano i giudici nella motivazione - propria della fase cautelare, risultano non sprovviste di profili di fondatezza del ricorso le censure dedotte avverso la delibera impugnata», nella parte in cui è prevista la normativa relativa ai talk show in periodo elettorale, che ha di fatto ha portato alla sospensione dei programmi di approfondimento.

Il Tribunale, accogliendo la richiesta di Sky e Ti Media, ha fissato l’udienza di merito al 6 maggio. Ha invece respinto la richiesta di Federconsumatori che voleva lo stop al regolamento della Vigilanza perchè ha ritenuto che, trattandosi di organismo parlamentare, «sussistono profili di inammissibilità del gravame per la parte in cui è impugnato il regolamento».

La decisione del Tar ha scatenato la politica. La presa di posizione dei giudici «è una chiara bocciatura della norma-bavaglio imposta dalla destra in commissione di Vigilanza Rai- attacca Paolo Gentiloni del Pd-. Ora la Rai deve intervenire. Il Cda di viale Mazzini, che il presidente Garimberti si è impegnato a convocare immediatamente dopo la sentenza, non può che prendere atto dell’interpretazione del giudice amministrativo. I programmi giornalistici devono riprendere subito».

Plauso di radicali e ordine dei giornalisti, ma il Pdl frena. «Il Pd vorrebbe comizi televisivi finali, nelle due ultime settimane di campagna elettorale, di Santoro e Travaglio, senza regole e senza parità, con la consueta aggressione contro Berlusconi e il linciaggio verbale di qualche ospite malcapitato. Tutto questo, peraltro, a spese del contribuente che paga il canone» dice Capezzone. «L’onorevole Gentiloni e il Pd sono molto confusi - aggiunge -. Non c’è, oggi, nessun bavaglio. Se il Pd ha dubbi, può chiederne notizia al relatore del provvedimento approvato in Commissione di vigilanza (ovviamente, non toccato dalla pronuncia di oggi del Tar, che riguarda le reti private), che si chiama Beltrandi, ed è un radicale eletto nel Pd e iscritto al gruppo del Pd, lo stesso di Gentiloni e Bersani».

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