lunedì 5 aprile 2010

Leadership del Pd , la scalata dei giovani


Dalla Puppato a Renzi. E Civati: ricambio per tornare a vincere

«Nessuno tocchi Bersani», è il loro motto. Il segretario può dormire tranquillo ancora per un po’. Ma al prossimo giro gli emergenti del Pd ci metteranno la faccia. Trentacinquenni alla Matteo Renzi, quarantenni alla Debora Serracchiani e persino cinquantenni alla Laura Puppato. Vogliono rinfrescare l’aria nelle stanze del Pd, si scambiano reciproche strizzatine d’occhio, ma intanto si preparano a scendere in campo sfruttando il traino di postazioni di prestigio. Il meglio piazzato, sulla scacchiera delle nuove leadership, è forse il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

Classe 1975, ex scout, tre figli, è diventato primo cittadino con il 59,96% dei voti, dopo aver trionfato alle primarie del centrosinistra. Se si esclude il più anziano dei « giovani » , cioè il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti (1965), dicono che Renzi sia quello con più carte da giocare. Alle primarie fiorentine si era candidato «contro tutti», contro i veltroniani e contro i dalemiani: «Io non ho sponsor e non li cerco». E se mai si dovesse aprire la corsa per la segreteria del Pd, anche Renzi, dicono, potrebbe essere della partita. Ma il sindaco smentisce: «Lo escludo nel modo più categorico. Sarò credibile nel processo di rinnovamento generazionale se Firenze sarà governata bene. Fare il sindaco è il mestiere più bello del mondo». Lo diceva anche Walter Veltroni, prima di scendere in campo alle politiche. Se primarie saranno, per un nuovo Pd, l’eurodeputata Debora Serracchiani tenterà la sfida: «Io sono disponibile, non starò a guardare. La mia generazione deve metterci la faccia. Alle primarie sarà inevitabile candidare volti nuovi. Serve un salto generazionale». Avvocato, quarant’anni a novembre, è diventata famosa nel 2009 con 13 minuti di critiche ai vertici del Pd. Sponsorizzata da Veltroni e Franceschini, a Bersani chiede «più coraggio per rinnovare il partito». Dalla sua postazione di segretario a Udine guarda con attenzione alla Lega, invoca una «costituente programmatica subito» e sogna «una nuova generazione molto presente sul territorio». Politici come l’onorevole Massimiliano Fedriga, 30 anni, eletto con il Carroccio al Nord. «I Fedriga del Pd? — fa il king maker dei "piccoli" la Serracchiani —. A Padova ci sono Matteo Corbo e Vincenzo Cusumano e, nelle Marche, il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo e il consigliere Francesco Comi».

Largo ai giovani. Ma Bersani, almeno per ora, non si tocca. «Sarebbe una follia buttare a mare il neonato con l’acqua sporca» avverte Laura Puppato, la «sindaca» di Montebelluna lanciata da Massimo Cacciari come una speranza per la rifondazione del Pd. Per lei — che alle Regionali, ricorda orgogliosa, ha incassato «26 mila voti col niente» — il problema non è il leader. «Non passiamo altri sei mesi a chiederci chi è il migliore, smettiamola di farci del male». La «leghista» del Pd si tira fuori? «Bersani è una figura valida e splendente — dice la Puppato, che può contare sul sostegno del segretario —. Da soli né io, né i Renzi, né i Chiamparino possiamo fare niente». E insieme, cosa si fa? «Il Pd del Nord. Sono due anni che aspetto il partito federale». Si candida a guidarlo? «Se si vuole dare un segnale di cambiamento ci sarà bisogno di un gruppo di leader. Figure come Renzi o Zingaretti possono giocare un ruolo di rinnovamento, nel rispetto di chi ha portato sin qui il partito».

Assai più bellicoso si mostra il filosofo Giuseppe Civati detto Pippo. Nato nel ’75 e appoggiato da Ignazio Marino, è un po’ il nuovo Cacciari del Pd. Il 10 aprile a Milano, con l’iniziativa «Oltre», lancerà il «partito dei giovani», un piano in tre mosse per tornare a vincere: «Lega, ricambio e Sud. Ci vuole qualcosa d’altro e, nel mio piccolo, io lo farò». Giorni fa si è candidato a incarnare il «Vendola del Nord», però ammette che «altre figure» possano crescere: «Zingaretti giovane leader? Fra un po’ diventa nonno. Mi auguro che Nicola si candidi sindaco di Roma». E Renzi? «È il meglio della nostra generazione». Se mai ci saranno le primarie per il leader, chi schiererete? «Non ci sono solo io, ma la nostra generazione deve tirare fuori un nome».

Monica Guerzoni
05 aprile 2010

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