I DUE LEADER PRENDONO LE DISTANZE DAL PREMIER E DAL QUIRINALE UN DIKTAT: L’INTERIM SIA BREVE
di Sara Nicoli
Il prossimo non sa chi sarà, ma sa che ci sarà. Per questo pensa che ci sia un complotto della magistratura per far cadere il governo, una “congiura di un sistema esterno che ha in mano delle carte” e che “per via mediatica” tenta di disarcionare l’esecutivo. La controprova di questo teorema, Berlusconi ce l’ha avuta proprio ieri mattina quando il suo fedelissimo Denis Verdini è stato indagato per la seconda volta in due mesi.
Poi è arrivato Fini a mettere pace, contraddicendo punto su punto ogni sua dichiarazione resa nei giorni precedenti. A partire da un tema forte: “In una democrazia - ha detto il presidente della Camera - di libertà di stampa non ce n’è mai troppa e l’editore del Giornale è in evidente conflitto d’interessi”. Stoccata finale: “Non c’è nessuna congiura, nessun accanimento dei giudici verso l’esecutivo”. Calcio alla Lega: “Il governo non deve andare a rimorchio del Carroccio che è isolato”. Replica di Bossi: “Il governo sta in piedi perché io e Berlusconi lo vogliamo, poi a me interessa il federalismo”. Poi una botta pure a Berlusconi: “Ma quale congiura, i magistrati fanno il loro mestiere”.
Una maggioranza in rissa continua, dunque, dove sale anche la tensione tra Fini e Bossi mentre la magistratura bussa alle porte dei ministeri e pare proprio non aver pace, tanto che Pdl si sta già parlando di una Caporetto come qualcosa di davvero possibile. Come dargli torto, dunque, se, ieri pomeriggio, Berlusconi era nero come non mai quando è salito al Quirinale per il via libera del capo dello Stato al suo interim come ministro dello Sviluppo economico al posto di Scajola. Ed era ancora più nero quando è uscito, perchè Napolitano con lui è stato molto chiaro: l’interim dovrà essere breve, al massimo, pare abbia sostenuto il capo dello Stato, una settimana.
Perché quel ministero, più della stessa carica di premier, rende esagerato il conflitto d’interesse di Berlusconi. E’ infatti il ministero dello Sviluppo economico quello sotto cui ricade la responsabilità della formulazione e del controllo del contratto di servizio sulla Rai. E questo anche il Quirinale può tollerarlo solo per lo stretto necessario. In realtà, il Cavaliere voleva tutt’altro. Parlando l’altra sera a cena con alcuni senatori, Berlusconi aveva detto che l’interim “potrebbe durare anche mesi, c’è da portare avanti il discorso sul nucleare che è stato impostato bene; io ho già l’esperienza di quando ho fatto il ministro degli esteri e mi sono divertito un sacco”. E la stessa cosa ha detto a Napolitano, esponendo la necessità di "trovare una sintesi, perchè sono stato preso alla sprovvista dalle dimissioni di Scajola". Non andrà così. Al momento, la scelta del successore di Scajola non è avvenuta e il Cavaliere non ha fatto mistero di volere una personalità esterna alla politica (“l’ideale sarebbe Montezemolo - ha detto ai suoi - ma è solo una provocazione”) per far decantare le acque e non turbare gli equilibri del governo. “La durata dell’interim - ha detto Berlusconi - sarà commisurata alle candidature che emergeranno vedremo più avanti”. Per il momento, è sempre il viceministro Paolo Romani a mantenere la pole position, seguito ad una incollatura da Guido Possa, l’amico d’infanzia del premier con il pallino dei reattori nucleari e da Fabrizio Cicchitto, che Berlusconi vuole promuovere al governo. Ieri è persino emersa la candidatura di Paolo Bonaiuti, portavoce del governo, ma nessuno l’ha presa troppo in considerazione. Anche perché il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha lanciato verso Palazzo Chigi un messaggio inequivocabile: “Spero che il prossimo ministro sia competente”. Il problema è che Berlusconi ci vorrebbe stare lui su quella delicata poltrona, in modo da dirigere direttamente la grassa partita economica del nucleare. Ma Napolitano gli ha detto che proprio non se ne parla. Insomma, un’altra giornata da dimenticare per Berlusconi. Unica nota positiva, il passaggio della fiducia alla Camera del dl incentivi per 322 voti a favore contro 272 contrari; 50 voti di scarto fanno stare sereni. Ma non troppo.
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