IL DIRETTORE DEL GIORNALE: NON HA I TITOLI PER DARE A NOI LEZIONI DI GIORNALISMO
di Paola Zanca
La signora Clara Pedrelli, un Bruno Vespa così non l'aveva mai visto. Quando ha acceso la tv e lo ha sentito chiedere spiegazioni, fare domande, incalzare chi non gli dava risposte non ce l'ha fatta più: ha preso carta e penna e ha scritto al direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri. Già, perché vittima del “patetico” “predicozzo” lunedì sera a Porta a Porta è stato proprio il vice di Feltri, Nicola Porro. Chissà se la signora Pedrelli esiste. Quello che non si può negare – è in immagini registrate, è stampata su carta – è che siamo di fronte a una delle schermaglie più esilaranti della storia del giornalismo contemporaneo.
Il triangolo Porro-Vespa-Feltri comincia lunedì: si parla del “fritto misto” – così lo chiama Vespa – della lista Anemone. Quattrocento nomi, tra cui quelli di molti parlamentari, ministri, capi di dipartimento, uomini della Protezione civile e del ministero della Giustizia, dirigenti Rai, generali della Guardia di Finanza e dei carabinieri, agenti dei servizi segreti. Lui la tiene in mano, mentre Porro spiega perché il suo giornale ha deciso di pubblicarla per intero. Vespa la sfoglia dall'inizio alla fine, poi ricomincia, poi torna indietro, poi la rilegge daccapo. Sguardo perplesso, bocca imbronciata, la tiene in mano come se fosse la carta unta dove quel fritto misto era stato messo a sgocciolare.
Prima di passare al contrattacco Vespa fa passare un paio di minuti. Poi sbotta: “Adesso tu mi devi spiegare – dice a Porro – Io quanto avrei voluto che ci fosse il nome tuo qua dentro”. Poi è tutto un “Ma su, dai, abbi pazienza”, “Voi mettete nei guai 400 persone: quanti saranno quelli con la coscienza non a posto?”, “Quanti?”, “Io sarei andato a vedere voce per voce: chi è Lupi? Chi è Cris Ferratella? Cominci dal primo all'ultimo e vai a vedere: 'Toc, toc: scusi lei sta nella lista di Anemone, che ha fatto?'”, “Diamoci una calmata: questo chi l'ha fatto, i procuratori o i giornali? Chi lo ha fatto? Chi?”. “Voi conoscete bene i meccanismi semplificati dell'opinione pubblica”, dice Vespa a Porro. E Feltri ieri, rispondendo in prima pagina alla lettera della signora Pedrelli, gli ricorda che li dovrebbe conoscere bene pure lui. In sei punti Feltri smonta le perplessità di Vespa e gli spiega perché quella lista andava pubblicata. Poi butta lì “una considerazione utile a far comprendere a Vespa di essere sprovvisto dei titoli per impartire a noi lezioni di giornalismo”. È la storia di Alberto Stasi, “l'assassino dagli occhi di ghiaccio”, “il giovanotto sputtanato dalle Alpi alla Sicilia”: “È stato assolto in primo grado e forse meriterebbe le scuse di Vespa”, dice Feltri. Secondo il direttore de Il Giornale la spiegazione è semplice: la prudenza, la responsabilità, vanno di pari passo con chi si ha di fronte. “Comodo prendersela con un giovanotto alla mercè della Giustizia – dice Feltri – Meno comodo prendersela con i potenti, meglio stare dalla loro parte”. Vespa stia tranquillo. In questi giorni, non è l'unico ad essere irriconoscibile.
1 commento:
la domanda è ma questi due cosa ci fanno ancora dentro l'ordine dei giornalisti?!?!?
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