domenica 9 maggio 2010

La custodia di Scaglia


di Bruno Tinti

Silvio Scaglia (il fondatore di Fastweb in carcere da un po’ più di 2 mesi con l’accusa di aver riciclato circa 2 miliardi di euro, ma quanto tempo ci metterei a contarli?) non deve stare in prigione. E’ l’opinione di Alessandro Maran, vice presidente del deputati del Pd, che Il Foglio ha compiacentemente ospitato.

Siccome non si sa mai in quale buco vada a cacciarsi la verità, l’articolo ha meritato un’attenta lettura. Alla fine, perché la detenzione di SS sia “ingiustificata e scandalosa” non sono riuscito a capire: magari sarà anche vero, ma Maran nulla ha detto al riguardo.

Siccome immortali parole sulla giustizia italiana sono state recentemente pronunciate da uno dei massimi esperti del settore, Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd, assai qualificato in materia perché diplomato al liceo scientifico, ho pensato che anche Maran avesse titolo per rendere convincente o suggestiva la sua opinione; una rinnovata applicazione di un metodo caro alle gerarchie cattoliche, il principio di autorità, l’ipse dixit: lo dice Cordero, prima di lui l’ha detto Carnelutti e prima ancora Demostene; adesso lo dice Maran, ci sono molte probabilità che abbia ragione.

Così ho scoperto che chi giudica “scandalosa ” la carcerazione preventiva di SS è un diplomato all’istituto tecnico nautico; potrebbe insegnarmi cose utilissime su come stringere meglio di bolina il vecchio dragone su cui ogni tanto navigo; ma, quanto al codice di procedura penale...

Naturalmente è anche vero che ognuno è libero di dire quello che pensa; sarebbe però il caso, talvolta, di chiedersi se quello che si pensa vale proprio la pena di dirlo.

Sicché la domanda è, ancora una volta: ma perché il Pd affida a persone del tutto ignoranti della materia il compito di esternare la linea del partito in materia di giustizia? Non si rende conto che affidare valutazioni in materia di procedura penale a un diplomato all’istituto tecnico nautico espone il diplomato e il partito ad un considerevole rischio di dire cose sbagliate o, nella migliore delle ipotesi, banali e prive di contenuto?

Cominciamo dallo sdegno per la carcerazione preventiva di SS. Chiunque si occupi di giustizia sa che una persona può essere detenuta prima di essere processata se vi è pericolo di inquinamento probatorio (vale a dire se si ha motivo di temere che distruggerà documenti, ne fabbricherà di falsi, minaccerà i testimoni o ne troverà di falsi, insomma se truccherà le carte); se vi è pericolo di fuga oppure che commetta altri reati; lo dice l’art. 274 del codice di procedura penale.

Fuori di questi casi, nessuno, nemmeno un omicida arrestato in flagranza di reato (cioè con il coltello in mano sporco di sangue e la vittima ai suoi piedi che dice è “stato lui, è stato lui”), può essere messo in prigione prima della condanna. Ora SS ha una batteria di avvocati che queste cose le mangiano a pranzo, cena e colazione; e SS ancora in carcere è. E arriva Maran a spiegarci come questa cosa sia “ingiustificata e scandalosa”? Naturalmente senza sprecare una parola per dar conto dei motivi che lo spingono a questa autorevole valutazione.

Ma ancora più grave, soprattutto per il PD che persevera nell’affidarsi a tuttologi incompetenti, è che Maran parte dal caso SS per approdare, addirittura, al problema del controllo dell’attività del pm.

Siccome di idee concrete manco una ne ha, tanto per dimostrare all’altro PD, quello con la L, che il PD senza la L è pronto ai dialoghi costruttivi per le riforme condivise, il nostro parte da una vecchia proposta della Lega, il pm eletto dal popolo, per dire che, insomma, forse non è cosa proprio buona e giusta; però qualcosa bisogna fare, la mordacchia (idest, la museruola) ai pm in qualche modo bisogna metterla, caro B hai ragione.

E’ vero che l’indipendenza del pm è una garanzia per i cittadini (oh, ma allora qualcuno glielo ha spiegato che non si tratta di un privilegio, è che è proprio necessario che i pm siano indipendenti se no come fanno a chiedere di processare i potenti?); ma è anche vero che in questo modo finiscono con l’avere un “ruolo centrale nel processo” (perché, il giudice che condanna o assolve chi è, l’ultimo degli scribacchini? E il GIP che accoglie o respinge le domande del pm chi è, il servo sciocco?) e che quindi occorre trovare “una qualche forma di responsabilità”. Quale, manco a dirlo, lui non ce la spiega. E qui nemmeno è il caso di prendersela con Maran perché, in realtà, il problema non ha soluzione. Se si vuole mantenere l’indipendenza del pm come garanzia di imparzialità e di uguaglianza di tutti (tutti tutti) i cittadini davanti alla legge, non c’è altra strada che quella del pm-giudice, autonomo, indipendente da ogni controllo, imparziale. Se abusa dei suoi poteri e commette reati andrà in prigione, proprio come dovrebbero andarci alcuni colleghi di Maran che, investiti di enormi poteri (qualcuno se lo prendono anche se non gli toccherebbe) ne fanno cattivo uso e, presi con le mani nel sacco, si prova a processarli (ma con che fatica!); se invece lavora poco o male lo si sottoporrà a procedimento disciplinare. Ma, e questa cosa questi redivivi Solone proprio non riescono a capirla, il controllo preventivo è ontologicamente incompatibile con l’indipendenza. O hai il controllo, e allora il pm attaccherà l’asino dove il suo padrone gli dirà; oppure hai l’indipendenza e allora l’asino andrà dove il pm ritiene giusto che vada; e poi, come tutti sanno, qualche giudice stabilirà dove deve essere attaccato.

Come tutti sanno …Magari. Maran non lo sa, lui dice che “ci possono essere diverse soluzioni” a questo problema. E io sono rimasto a chiedermi: ma se queste soluzioni non le conosco io (e qualche centinaio di migliaia di magistrati, professori universitari e avvocati), che … ne può sapere lui?

3 commenti:

Mike D. ha detto...

Insomma, il dottor Tinti sembra volerci dire (a voler ignorare il tono offensivo del suo intervento)che la giustizia, ma anche ogni altra materia, suppongo, debba essere discussa esclusivamente da chi se ne intende. La domanda che mi pongo a questo punto è questa: a che scopo eleggiamo in parlamento un numero così elevato di rappresentanti, tutti con formazione, esperienza e curricola propri e diversi? Perchè si esprimano, discutano e votino solo ed esclusivamente sulle materie di cui si sono da sempre occupati (e per le quali dispongono di idonea qualifica)? Se così fosse, dovrei rivedere la mia idea di cosa sia una democrazia.
Forse non dovrei nemmeno permettermi di rispondere in questo blog: non sono un noto giornalista, nè un parlamentare, non sono nemmeno un esperto giurista e ho scarsa esperienza di blog. Che la censura mi colga!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La censura non ti ha colto, ma la mia riprovazione si, per il tono inutilmente provocatorio. Non sei un giornalista (sai che dispiacere), non sei un parlamentare (ci sono cani e porci, ma nemmeno lì ti hanno voluto), non sei un esperto giurista (non sei nemmeno laureato, meno che mai in giurisprudenza secondo me) e hai scarsa esprienza di blog (che vuol dire? è un non senso), ma sei sopratutto uno il quale vuole essere curato da medici (veri e competenti) quando sei ammalato ma non vuoi che di giustizia si occupino, in funzione di capigruppi del PD alla Camera e al Senato, persone almeno laureate, e non due tizi con un diplomino di scuola media superiore.
Non sarai per caso invidioso della cultura di Bruno Tinti? Se non frequenterai più il mio blog non morrrò dal dispiacere.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CARO ANONIMO, RASSEGNATI! TI AVEVO AVVISATO, NIENTE COMMENTI PROVOCATORI, DA TROLL! CHIARO?