di Bruno Tinti
Simulazioni: si chiamano così i modelli elaborati da computer per studiare gli effetti di fenomeni futuri. Per esempio: che succederà se una macchia di petrolio larga 300 km è sospinta verso Capri da un vento a 50 km all’ora, con un mare forza 4 etc. etc.? Un disastro.
Eh, appunto: proviamo a simulare l’effetto di due riforme tanto care a B&C: la separazione delle carriere tra pm e giudici e il divieto di pubblicazione di ogni notizia concernente un procedimento penale.
È l’emendamento Centaro, approvato ieri dal Senato: non si pubblica più nulla, non solo le intercettazioni.
Non si potrà scrivere di Scajola e dei suoi appartamenti, di Verdini e dei suoi mulini a vento, di B. e della sua convinzione che quello che non piace a lui (si comincia da Annozero ma chissà quante altre cose non gli piacciono) non deve piacere a tutti gli italiani, di Moggi e degli scudetti rubati sì - rubati no.
Insomma non si potrà scrivere di niente.
M’immagino tutti noi de Il Fatto sguinzagliati dal nostro direttore alle gare di torta alla frutta e alla fiera del gladiolo.
Torniamo alla simulazione. C’è un pm che ha scoperto che un ministro ha fatto ammodernare un aeroporto nella piccola cittadina dove abita, a pochi chilometri da una grande città dove l’aeroporto, naturalmente, già c’è; e che il tutto è stato pagato con i soldi dei contribuenti; e che anche la compagnia aerea che fa volare i pochi aerei che usano questo aeroporto in orari utilissimi al ministro e a nessun altro è finanziata da soldi pubblici; e infine che i bilanci della compagnia sono in rosso stabile.
Il pm pensa che a pensar male si fa peccato ma etc. etc. e apre un’indagine.
Per via dell’emendamento Centaro nessuno ne sa niente perché un paio di giornalisti che sono andati a raccontare la cosa al loro giornale, dicendosi disposti ad andare in galera pur di dare la notizia, si sono sentiti dire dall’editore che lui 500.000 euro non ce li ha; e tanto dovrà pagare se si azzarda a raccontare la storia del ministro e dell’aeroporto; quindi tutti alla mostra del gatto birmano e zitti.
Però resta il fatto che questo pm sta indagando e magari dove c’è fumo etc. etc.
Così il ministro si rivolge al suo collega della Giustizia e gli dice che c’è un pm che bisogna levarsi dai piedi in tutta fretta. “Figurati, per un amico…”. Così il ministro chiama il pm e gli spiega che la politica criminale decisa dal popolo sovrano prevede che la Procura indaghi sugli aborti clandestini, sui reati di quei delinquenti degli immigrati extracomunitari (senza dimenticare i rumeni, mi raccomando, sono gente quelli là …) e sulle perniciosissime fughe di notizie che, nonostante l’illuminata legge bavaglio, ogni tanto continuano a fuorviare le ingenue menti dei cittadini. Sicché, caro pm, abbia la compiacenza di seguire le direttive che le vengono impartite e lasci perdere, la prego, questa indagine che altro non è se non uno spreco di risorse investigative che già ne abbiamo così poche. E questo è un ordine!.
Il pm comincia a pensare alla lettera di dimissioni ma intanto il fascicolo sull’aeroporto lo chiude nel cassetto.
Anche qui un paio di giornalisti vanno a parlare con il loro direttore e vengono spediti a Roma per un servizio sulle azalee della scalinata di piazza di Spagna.
Alla fine il ministro continua a fare il ministro, l’aeroporto ormai c’è…, il pm si mette a fare l’avvocato e il fascicolo dorme beato nel cassetto.
Qualcuno racconta la storia nel bar del circolo dei canottieri e qualcun altro dice “ma non è possibile!”. Però in realtà nessuno ne sa niente: per via dell’emendamento Centaro tutti i giornalisti sono occupatissimi con le regate della costa Smeralda.
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