di Furio Colombo
L’ idea del giusto e sbagliato ormai è affidata all’imitazione – il più possibile vicina al modello – della televisione. Dunque, quando giovedì 5 maggio, alle ore 16.00, era in cartellone nell’aula di Montecitorio un’apparizione di Giulio Tremonti (rara, in Parlamento, a differenza che in televisione) tutti si aspettavano l’aula stracolma, come ad Annozero. Quando si è visto che l’aula era semivuota, immediatamente i giornali – che di solito trascurano incredibili piazzate della Lega – hanno notato con severità le assenze dei deputati, così poco interessati al tema (interventi di emergenza per salvare la Grecia, forse l’euro, forse l’Europa).
In quel modo, fingendo di parlare di un Parlamento normale, in normale dialogo con il governo (e non di un Parlamento in cui il governo non si vede mai, le leggi importanti si votano senza dibattito con la fiducia, e per tutto il resto del tempo si approvano vecchi trattati, firmati anni addietro e lasciati in attesa per i tempi morti) si è perduta l’occasione di offrire a lettori e spettatori un’utile interpretazione dell’evento. Provo ad elencare che cosa è andato perduto nel finto scandalo della “Camera vuota”, mentre si dibatte il destino dell’Europa.
Primo. Non si dibatte. Il ministro Tremonti viene in aula a informare dello stato dei fatti dopo che buoni reporter e buoni commentatori lo avevano fatto nei media del mondo. Secondo. Il ministro incuriosisce perché spesso ha originali teorie sue, molto locali (provinciali) ma espresse con arguzia. Non questa volta. Questa volta va e viene per forza lungo un binario corto, fra ciò che sappiamo e le soluzioni che ancora non ci sono. Fine della suspense.
Terzo. Chi ascolta è audience. Non ha ruolo, non ha voto, non ha decisioni in mano, non ha le carte, nel senso delle informazioni. Per una volta un ministro brillante e presuntuoso e una folla di parlamentari relegati a fare i votanti coatti (voti di fiducia) sono fermi nello stesso punto: l’attesa per decisioni non ancora avvenute. Quarto. Nessuno si è domandato perché solo 5 deputati di destra fossero presenti contro 48 dell’opposizione. Una ragione è che il Pd ha tempestato di sms i deputati del gruppo per ricordare giorno e ora dell’evento. Ma nessuno deve avere fatto la stessa cosa a destra. Ci sarà una ragione. La ragione è di non spostare l’ora fatale del destino, che spetta a Berlusconi, non a Tremonti.
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