martedì 1 giugno 2010

La vera sconfitta di Israele


LE IMMAGINI DELL’ATTACCO SUSCITANO LA CONDANNA DI TUTTI

di Alon Altaras

Nella sanguinosa giornata di ieri, Israele ha subito una grande sconfitta etica e mediatica. I filmati che circolano in Europa e nel mondo arabo, anche quello moderato, hanno creato grossi problemi al governo Netanyahu. Nessuno ricorda che delle sei navi, cinque sono state bloccate senza alcuna violenza. Soltanto la Marmara, la più grande che portava seicento passeggeri ed era il nucleo duro della flotta “mezza pacifista”, è diventata teatro di guerra.

I soldati del commando israeliano sottomarino nei filmati sembrano sorpresi della violenta accoglienza ricevuta a bordo. Analisti militari e generali hanno spiegato che l’esercito era preparato a una missione di pace e non prevedeva uno scenario di fucili, spranghe, coltelli su quella nave.

Il ministro degli affari esteri, Lieberman, già responsabile di un grave incidente diplomatico con la Turchia, nelle ultime ore non si è pronunciato. Alto era il rischio di sollevare una nuova polemica con l’attuale governo turco, ideatore e promotore dell’iniziativa. Soltanto verso le nove di sera ha definito molto contenuto il comportamento dei soldati israeliani, aggiungendo che nessun esercito nel mondo si sarebbe comportato così blandamente con questa “nave di terroristi”.

La leader dell’opposizione Zippi Livni, ospite di vari studi televisivi nazionali dove ha difeso l’azione militare, si è detta sorpresa di non aver trovato alcun esponente di spicco del governo israeliano. In realtà gli esponenti di Kadima e degli altri partiti del centrodestra hanno fatto quadrato intorno alla reazione dell’esercito e le uniche critiche sono arrivate dai partiti arabi-israeliani e dalla estrema sinistra.

A poche ore dall’assalto, iniziato alle 4 e 30 di notte, la televisione nazionale parlava di una trattativa a Washington fra l’ambasciatore turco e quello israeliano, con la mediazione americana, per arrivare ad una soluzione che impedisse lo scontro imminente.

L’accordo era stato trovato, ma il governo di Ankara, che negli ultimi due anni molto si è avvicinato alla Siria e all’Iran, non l’ha accettato. Il commando sottomarino israeliano è una unità molto addestrata ed efficace, ma raramente ha avuto a che fare con i civili. Dopo tanti anni di occupazione, politici e generali non comprendono l’impatto di un esercito che incontra civili, anche armati. Ma nel XXI secolo le guerre sono anche mediatiche e se un soldato ultrarmato da un elicottero si cala su una nave di civili, almeno sul piano dell’immagine ha già perso il confronto.

Netanyahu, sensibile a questi aspetti, ha cancellato l’incontro con Obama previsto oggi a Washington per non trovarsi con un premier americano che critica apertamente Israele davanti alla stampa internazionale. Certamente non ha dimenticato che alcuni giorni fa Obama ha parlato della necessità di far luce anche sulla forza atomica che Israele possiede.

Su Haaretz l’autorevole analista Aluf Ben sostiene la necessità urgente di una commissione d’inchiesta per analizzare il modo in cui Israele ha affrontato questo evento. Ieri l’esercito ha portato la Marmara al porto di Ashdod, lì sono state allestite delle tende nelle quali i passeggeri saranno dislocati secondo nazionalità. Chi accetterà di tornare nel suo paese verrà portato all’aeroporto di Ben Gurion e rimandato a casa a spese del governo, chi si rifiuterà sarà incarcerato. Le conseguenze di questa giornata violenta sul processo di pace saranno dure. È difficile parlare di trattative fra israeliani e palestinesi, mentre nel paese gli arabi israeliani, manifestano con rabbia contro il comportamento dei militari. Alcuni di essi, provenienti da Haifa, hanno fatto parte di questa flotta. Una reazione spontanea degli israeliani è stata cancellare voli e vacanze in Anatolia e Istanbul, mentre gli uomini d’affari temono le conseguenze economiche per il ruolo centrale che la Turchia ha svolto.

Piccole manifestazioni politiche non sono mancate ieri sera, della destra che ha manifestato davanti all’ambasciata turca, e della sinistra che a Gerusalemme ha chiamato quello di Netanyahu un governo di pirati. Per il resto, questo grave evento viene percepito dalla società, a Tel Aviv, come l’ennesimo capitolo della violenza che caratterizza da decenni il conflitto israeliano-palestinese.

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