martedì 1 giugno 2010

LE ACQUE DEL SANGUE






L’assalto israeliano contro la nave degli aiuti: il viaggio della pace diventa una strage

di Stefania Pavone

All'una della domenica notte gli italiani Manolo Luppichini e Angela Lano dell'agenzia di stampa Infopal, passeggeri della nave “8000” sembravano ottimisti. Al telefono con Maria Elena del “Free Gaza” Italia avevano detto: “Nessun allarmismo. Ci sono delle navi israeliane che ci scortano ma è nella norma”. E invece, a soli 65 Km dalle coste, all'alba di ieri, è iniziata la tragedia.

Doveva portare tonnellate di merci, la Flottiglia. Ma il viaggio della speranza si è di colpo fermato. Le navi della più grande spedizione internazionale di solidarietà con la causa di Gaza sono state attaccate in acque internazionali dalla Marina militare israeliana.

Nella notte di domenica, la Marina ha contattato via radio l'ammiraglia turca Mavi Marmara, chiedendone l'identificazione e chi guidasse il mezzo. Intanto, due navi israeliane fiancheggiavano la flotta. D'improvviso, come in una vera azione militare, a sorpresa i soldati israeliani sono scattati sul pontile e hanno cominciato a sparare.

Elicotteri Zodiac e sommozzatori hanno accerchiato l'ammiraglia turca. Una voce rompe di colpo il silenzio che regna nella nave. Un grido in ebraico, diretto contro i pacifisti: “Zitti, tutti voi”. E poi la sparatoria. Restano uccise almeno dieci persone. Un video della nave Ihh testimonia che si è sparato anche sui pacifisti che dormivano. Jamal Eishayyar, giornalista di Al Jazeera, conferma che i soldati israeliani avevano munizioni attive.

I militari israeliani hanno dichiarato che ben quattro dei loro soldati erano stati feriti a bordo della nave. Avrebbero, dunque, fatto fuoco solo dopo che i pacifisti li avrebbero attaccati con coltelli e bastoni. Poi, gli israeliani avrebbero dato un salvagente a tutti e ordinato di rimanere sottocoperta.

Free Gaza contesta la versione: i soldati israeliani erano armati fino ai denti sin dal loro ingresso nella nave. Nella notte, all'indirizzo di Flotilla, pare fossero arrivate telefonate minatorie. Intanto non capisce bene quanti siano i morti e i feriti. Corrono voci. Prima due morti, poi sei, poi a un certo punto 19. Anche ora, il tragico bilancio non è definitivo: di certo più di 10 deceduti, forse 16, forse di più e all'incirca 30 feriti. I più sono di nazionalità turca ma forse ci sarebbero anche due francesi. Ma ancora nulla è chiaro. Al momento pare che i morti siano sei turchi, dieci di altra nazionalità. I feriti sono stati trasportati all'ospedale di Tel Hashomer nei pressi di Tel Aviv, altri a Ramban. Tra i coraggiosi pacifisti di Gaza anche l'intramontabile monsingnor Hilarion Capucci – ex vicario patriarcale melchita di Gerusalemme – la cui officiante Muntaha ha detto che chiamerà Andreotti. Ora le navi della Flottiglia sono state condotte nel porto di Ashdod, come si era ventilato, e gli attivisti promettono manifestazioni di protesta.

Riyad al Shaqas direttore dell' Ufficio stampa del Comitato di detenuti ha detto che “gli occupanti hanno trascinato la flotta delle navi della libertà nel porto di Ashdod, imprigionando i diversi passeggeri che stavano a bordo in una prigione che è stata attrezzata allo scopo una settimana fa. La squadra di intelligence israeliana li sta interrogando”.

Sugli italiani della Flottiglia si sa che sono sequestrati, ma la stessa ambasciata di Israele non dà nessuna informazione al riguardo. I cittadini italiani risultano formalmente spariti.

La zona di Ashdod è stata dichiarata territorio militare. Nessun giornalista vi può entrare. Pertanto né la Farnesina né l'ambasciata in Italia di Israele sanno nulla. I cellulari degli italiani risultano spenti o squillano a vuoto.

I rappresentati di “Free Gaza” denunciano di essere circondati dalla polizia in maniera significativa, lì ad Ashdod. Uno comunicato stampa congiunto di Free Gaza, European Campaign to end the siege of Gaza, e altre organizzazioni chiedono la fine dell'embargo e che la navigazione delle navi possa continuare. Intanto il premier turco Erdogan bolla la spedizione israeliana come “terrorismo di Stato”. E anche gli Stati Uniti si fanno sentire. Il presidente Obama chiede a Netanyahu un’indagine conoscitiva sui fatti. E forse, una scintilla di speranza rimane. Il cargo Rachel Corrie – in ricordo della pacifista americana uccisa a Gaza nel 2006 – partito dall'Irlanda, sta ancora navigando alla volta della Striscia. Arriverà a Gaza?

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