martedì 1 giugno 2010

“PER LAVORARE IN RAI SERVONO I GIUDICI”


Paolo Ruffini viene reintegrato alla guida di Rai3: “Difenderò l’autonomia della rete”

di Beatrice Borromeo

Paolo Ruffini, il direttore di RaiTre allontanato dall’azienda “per motivi politici” nel 2009, ha aspettato senza parlare che un giudice lo reintegrasse al suo posto di lavoro. Ora che la sentenza è arrivata e che la Rai si rifiuta di eseguirla, Ruffini sceglie – seppure con cautela – di parlare con il Fatto Quotidiano.

Direttore, un giudice ha appena deciso il suo reintegro, ma sembra che i dirigenti Rai siano determinati a non ridarle la gestione della Terza rete. Cosa si aspetta ?

In un Paese normale le decisioni dei giudici vengono rispettate.

Il “Giornale” titola: ‘Ruffini come Santoro, un giudice impone a Rai e PdL di digerirlo’.

Tante cose la magistratura non farebbe, se le regole fossero rispettate.

E se non vengono rispettate?

La magistratura esiste proprio per questo. Nessuno ha piacere di rivolgersi ai giudici per vedere riconosciuti i propri diritti. Però a volte non si hanno alternative.

Ne fa una questione di principio?

Si può nel 2010 essere discriminati perché sgraditi al governo oppure questo contrasta con l’articolo 3 della Costituzione e con l’articolo 15 dello Statuto dei lavoratori? Si può rimanere con la schiena dritta svolgendo il proprio lavoro oppure questo non è più consentito? Si può difendere la libertà e l’autonomia di una rete come RaiTre o questo diventa una colpa?

Non è una novità che la Rai sia in mano ai partiti.

Il punto è proprio questo. E non riguarda solo me. Il problema è: decide l’azienda, secondo criteri aziendali e professionali, o la Rai esegue decisioni prese altrove?

Domanda retorica.

Io ho sempre pensato che la sua forza stia proprio nell’essere più libera, più autonoma, più pluralista, di qualsiasi altro editore. Cosa che non avviene se la Rai, come ha detto il presidente Garimberti, da servizio pubblico diventa servizio governativo. E anche il termine servizio, a questo punto, acquista un significato diverso.

Secondo il giudice c’è un collegamento tra la sua rimozione e le critiche del governo alle sue scelte editoriali. Se tornerà al suo lavoro torneranno anche le pressioni?

Secondo la sentenza può sicuramente affermarsi la sussistenza di indizi gravi e precisi e concordanti circa un obiettivo collegamento tra la mia sostituzione e la volontà più volte espressa dal governo. E per questa ragione, sempre secondo il giudice, la delibera con la quale sono stato rimosso non appare dettata da esigenze di reale riorganizzazione imprenditoriale ma presenta invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita. Non penso che si voglia perpetuare l’illecito.

Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, parla di “sentenze politiche”. Ha detto che “La Rai saprà come tutelare le proprie scelte”. In Rai la politica conta più dei giudici ?

A me pare che politico sia il commento, non la sentenza. E mi pare che confermi la volontà discriminatoria nei miei confronti. Ma i politici, tutti, di destra e di sinistra, non avevano detto di essere d’accordo nel fare un passo indietro rispetto alla Rai?

La Rai sostiene che il suo sostituto – il direttore Antonio Di Bella – rimarrà a RaiTre e che per lei si troveranno “mansioni equivalenti”. Come si comporterebbe lei se fosse al posto di Di Bella?

La questione non è tra me e Di Bella. Ci mancherebbe. Chi la pone in questi termini o è confuso o è in mala fede. La questione era ed è un’altra: comportandosi come ha fatto, la Rai ha danneggiato entrambi.

Cosa pensa del caso Dandini? Di Bella ha detto ‘Confermatela o mi dimetto’.

Serena Dandini fa un programma di successo. Di solito i programmi di successo si confermano. Anche se sono sgraditi al premier.

Dandini era nelle intercettazioni di Trani. Il premier se la prendeva con ‘Annozero’ e con ‘Parla con me’, e la Rai cerca di disfarsi di entrambi i programmi.

C’è poco da commentare.

Anche lei era nelle intercettazioni di Trani. Il dg Masi si vantava con Berlusconi di averla allontanata. Come ha reagito quando ha saputo di quella telefonata ?

Come ha scritto il giudice nella sua motivazione era tutto chiaro ancora prima e a prescindere dalle intercettazioni.

I conti della Rai sono pessimi: prevede di chiudere i prossimi bilanci con un rosso di 200 milioni. Lo stesso presidente, Paolo Garimberti, dice che la Rai sta morendo. Cosa può fare per salvarsi ?

Dovrebbe soprattutto cominciare a difendere la propria libertà.

Qual è la prima cosa che farà se tornerà al suo posto?

Una riunione con la rete, accusata a torto di essere un problema e non una ricchezza per la Rai.

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