IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON POTRÀ OPPORLO. D’ALEMA: BENE. MA È ANCORA BATTAGLIA
di Antonella Mascali e Sara Nicoli
Cambia che ti ricambia, alla fine “non servirà più a nulla”. I berluscones di stretta osservanza ieri erano inferociti dalla mossa di Gianni Letta, concordata anche con Massimo D’Alema in veste di presidente del Copasir, di alleggerire ulteriormente il ddl intercettazioni stralciando la norma che avrebbe consentito alla Presidenza del Consiglio di opporre il segreto di Stato sulle intercettazioni dei servizi segreti. “Mi sembra la soluzione migliore – ha esultato Letta – perché consentirà di affrontare il problema nel quadro di una eventuale revisione della legge 124”.
Letta si è spinto anche più in là, annunciando che “presto la Commissione Granata concluderà i suoi lavori per quanto riguarda le modalità di accesso ai documenti per i quali, dopo 30 anni, è venuto a cadere il segreto di Stato”, in base proprio alla legge 124 di riforma dei servizi segreti, approvata durante il governo Prodi. Solo che sono già tre anni che si attende l’apertura degli archivi e quel “presto” di Letta lascia un’alea di indeterminatezza che non conforta. Intanto, si segna la “vittoria” della “discussione e del confronto serio e responsabile” – parole sempre di Letta – che hanno consentito di raggiungere una soluzione “per tutti accettabile e addirittura condivisa”. Il sottosegretario alla Presidenza ha calcato la mano sull’aggettivo “accettabile”, usato mercoledì scorso da Napolitano come a sottolineare che le richieste del Colle sono state recepite in toto. Dunque, par di capire che la legge viaggi ormai spedita vista quella larga intesa a cui, ieri, ha applaudito anche Massimo D'Alema, riferita allo stralcio: “Do atto al governo – ha commentato il presidente del Copasir – di avere compiuto una scelta ragionevole che conclude una tormentata vicenda”. Quanto allo stralcio della norma sui servizi, per D’Alema “merita, per la sua delicatezza, di essere affrontata in uno spirito bipartisan”.
Ma al Senato l’aria è ancora grave. I finiani restano in Aventino in attesa di leggere nero su bianco gli emendamenti annunciati da Alfano, anche se ormai, sembra difficile uno strappo dell’ultimo minuto. Persino Casini si è detto ottimista: “Un accordo al Senato si può fare”. Sul valore di quello che verrà fuori da Palazzo Madama la settimana prossima, valga per tutti il parere di Gerardo D’Ambrosio: “E’ un ddl cattivo e fatto male”.
Il giorno della verità sarà martedì, quando si riuniranno prima la commissione e poi l’aula mentre Presidente del Senato, Schifani, prosegue nella sua opera di mediazione. Lo scudo del segreto di Stato per gli 007, dunque, torna in archivio. Come quella modifica che il governo aveva introdotto a voto concluso in commissione, che ampliava ancora di più il segreto di Stato, prevedendolo non solo per le notizie relative “all’attività funzionale” dei servizi, ma anche ad “attività che siano direttamente riconducibili”. Di tutto questo si riparlerà. Resta un ddl intercettazioni, per dirla con Veltroni, che vuole comunque “il bavaglio per i magistrati e per la stampa”. E che potrebbe diventare legge, a questo punto, in modo ancor più rapido.
2 commenti:
Da tempo mi chiedo se D'Alema abbia un antro cerebrale segreto in cui ci siano frasi diverse da quelle che pronuncia da quando è politico. Non ce lo vedo nella sfera privata pronunciarsi diversamente, darà atto alla moglie di avere compiuto una scelta ragionevole in qualche tormentata vicenda, che per la delicatezza dell'argomento ha saputo affrontare con spirito bipartisan.. sempre le stesse parole!
Ma chi lo ha votato???
E ci aspettiamo che l'opposizione fermi lo scempio ? Che grandi sognatori siamo!!
EFFETTIVAMENTE ... CRDO CHE VOGLIA SOLO RESTARE A GALLA E USA OGNI MEZZO.
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