All'indomani del voto sulla sfiducia a Caliendo , il leader della Lega prende atto delle difficoltà della maggioranza: "E' molto difficile andare avanti così", dice Umberto Bossi riferendosi al fatto che a ogni passaggio parlamentare il governo sarà in bilico. "A settembre ne vedremo delle belle", avverte il finiano Granata. Nuovi scenari in vista? Magari quel governo di transizione da molti ipotizzato? Non per Antonio Di Pietro: "Berlusconi non lo permetterà perché sa che una maggioranza senza di lui farebbe una legge elettorale non tagliata su di lui e delle regole sul conflitto di interesse". Dunque Pd e Idv dovranno "andare a elezioni a viso aperto". E soprattutto "il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c'è lo schieramento della legalità", insiste Di Pietro, "di là la palude della Balena bianca". In serata arriva la risposta dei democratici, affidata alle parole di Giorgio Merlo. "Il Pd, come è ovvio, non disdegna l'alleanza con le forze politiche, di nuovo o di vecchio conio, che hanno come obiettivo la costruzione di una alternativa riformista e democratica al centro destra. Piaccia o meno all'on. Di Pietro".
L'ipotesi di elezioni anticipate, comunque, non spaventa il ministro delle Riforme. Che prima attacca Fini ("Lasciamolo andare al mare") poi boccia ogni ipotesi di governi di transizione ("il Paese cadrebbe nell'istabilità, confido nel Colle"), magari con a capo Giulio Tremonti ("mica è scemo ad accettare. Lui vuole bene a Berlusconi"). Infine si dice certo della vittoria elettorale: "Se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince". Allenza scontata dunque? Non proprio: "Vedremo, contano i programmi". Più tardi, però, una nota del Carroccio, smentirà ogni tipo di perplessità del Senatur: "Il 'vedremo' era in risposta alla domanda sulla possibilità di elezioni anticipate e non alla certezza di una intesa con il Cavaliere".
Casini difende Fini. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, si sofferma invece sulle inchieste partite dai giornali vicini a Berlusconi contro Gianfranco Fini: "Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un'altra".
Per il leader centrista "l'evocazione così superficiale di elezioni anticipate sarebbe una fuga dalla responsabilità del tutto incongrua". Un riferimento netto alle ormai palesi intenzioni del premier, che, dopo lo strappo dei finiani, evoca continuamente le urne . Confermate oggi da Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del consiglio: "Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, 'state pronti' per possibili elezioni".
"Berlusconi oggi ha due strade davanti. Se vede l'impossibilità di governare fa bene ad andare al quirinale a dimettersi - dice Casini - l'altra strada, che secondo noi è più seria, è confrontarsi con le novità emerse ieri" con il voto della Camera sul sottosegretario Caliendo . "Non è nato un nuovo polo o il grande centro, ma si è data voce ad un'esigenza che nel paese sta montando giorno dopo giorno. Un'area di responsabilità nazionale che nasce non per sfasciare ma per ricucire il paese".
Poi Casini torna sulla necessità di un governo di responsabilità nazionale da lui lanciato da tempo: "E' indispensabile per risolvere le difficoltà degli italiani". E al Pd dice: "E' stato rapido a capirne l'urgenza, dalla maggioranza siamo ancora agli anatemi e alle scomuniche".
Vertice a palazzo Chigi. Avanti nella realizzazione del programma, ma se qualcuno nel centrodestra ritiene di venir meno al patto siglato con gli elettori, ne assumerà la responsabilità. E l'unica alternativa sarà il voto. E' questa la linea del vertice Pdl illustrata, al termine della riunione, dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri. All'incontro, oltre a Berlusconi, erano presenti i tre coordinatori nazionali del partito (Ignazio
Alfano. "Non ci può essere contraddizione tra legalità e garantismo. Si tratta di due aspetti che si tengono insieme in modo complementare". Lo afferma il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Legalità - spiega il guardasigilli - non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E' questo l'aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque".
(05 agosto 2010)
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