venerdì 6 agosto 2010

Bindi: "Se si va alle urne, alleanza anche con Fini"


CARLO BERTINI

Presidente Bindi, se si va alle urne, il Pdl e la Lega spazzano via tutti, come dice Bossi?
«Ammesso che ci riesca, non tocca a lui sciogliere le Camere. Se Berlusconi con Bossi si assume la grave responsabilità di una prova di forza in autunno, pur avendo ancora una maggioranza e in un momento di grave crisi economica, con la necessità di un’altra manovra, con un bilancio fallimentare e un governo nel pieno di una bufera giudiziaria, non credo che possano fare il pieno dei voti. Nello sgretolamento del berlusconismo, anche la Lega potrebbe sfilarsi. Ma se la situazione precipita per colpa del premier, dobbiamo lavorare a un’alleanza molto larga, perché la priorità sarebbe salvare la democrazia».

Ma voi potreste mai presentarvi alleati con un terzo polo, se comprendesse anche Fini?
«Intanto dove è questo terzo polo? E poi in quel caso credo che il Paese capirebbe un’alleanza democratica e costituzionale e per quel che mi riguarda non avrei preclusioni verso nessuno, da Fini a Di Pietro, a Vendola. Quello di Berlusconi sarebbe un programma eversivo di snaturamento della Costituzione, all’insegna del “gli alleati mi hanno tradito, ora datemi tutto il potere”. E in un’emergenza del genere non bisognerebbe avere preclusioni di alcun tipo. Ma sia chiaro: non abbiamo alcuna paura del voto, perché come sempre daremo il meglio di noi in campagna elettorale. Ma stiamo parlando solo di uno dei vari scenari possibili».

Un altro scenario è il governo tecnico: avrebbe qualche possibilità di nascere senza i voti della Lega e del Pdl e con il caos nelle piazze evocato da Bossi?
«È evidente che siamo alla fine del berlusconismo nel senso de “il partito sono io, il governo è mio”. Ma non è vero che non c’è una maggioranza, semplicemente ha bisogno di essere guidata da chi sa cosa sono la politica, il dialogo e la persuasione. Ma non si possono fare governi tecnici, di transizione o di salute pubblica senza un accordo chiaro con tutti i partiti, altrimenti avrebbero un solo nome: ribaltone. Per carità, i numeri ci potrebbero anche essere e in una democrazia parlamentare sono possibili, ma si tratterebbe di un percorso complicato. Insisto, la via maestra è che Berlusconi salga al Quirinale, per dire che non ha più una maggioranza e che il Capo dello Stato lo rinvii alle Camere, dove potrebbe riottenere una fiducia per andare avanti, cambiando stile e magari facendo le riforme nel confronto con l’opposizione».

E non c’è il rischio che di fronte a una crisi parlamentare Casini approfitti delle mutate condizioni per entrare nel governo?
«Anche questa è un’ipotesi. E infatti definisco il gruppo degli astensionisti un “ircocervo”, con una parte di maggioranza e una di opposizione, che ora è servito anche a tenere in vita il governo e ad aprire qualunque strada. Se si facesse questo passo, Casini smentirebbe la sua storia degli ultimi tre anni con una fine ingloriosa. Avrebbe infatti usato il tema della responsabilità nazionale solo per entrare nel governo».

Voi del Pd reggerete l’urto di questa crisi senza perdere altri pezzi e cioè gli ex Ppi che fanno capo a Fioroni?
«Non credo vi sia questo rischio. Chi potrebbe essere tentato di uscire sa che ora è il momento di stare ben saldo dentro il Pd che resterà l’asse di qualunque operazione futura. E se non si materializza un voto anticipato, diventerà più stringente la necessità di costruire un’alternativa politica e culturale omogenea, per dare un minimo di stabilità al Paese. E a quel punto si porrebbe il problema delle alleanze».

Ecco, a questo proposito, D’Alema ha bocciato la leadership di Vendola ed Enrico Letta l’alleanza con Di Pietro e la sinistra auspicando un’intesa col terzo polo. Hanno fatto bene?
«Sono opinioni personali, queste scelte le deve assumere il Pd collegialmente. Ora il partito deve lavorare a includere e non a escludere. Vendola può essere scelto o rifiutato solo con le primarie. Certo, questa volta ha sbagliato i tempi e i modi nel lanciare la sua leadership. Aggiungo che se il Pd non facesse le primarie, ha un solo candidato, Bersani. Se si andasse a votare in autunno, non ci impiccheremmo agli strumenti per scegliere il candidato premier, ma è chiaro che nessuno può pensare di paragonare l’Ulivo di Prodi con un’offerta di premiership a Casini. Viceversa, se passano diversi mesi, prima di un ricorso alle urne bisognerà capire se l’ircocervo che è nato ieri ha l’ambizione di cambiare la destra o se ci sono le possibilità di costruire un’alternativa programmaticamente omogenea nel centrosinistra col Pd».

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ROSY BINDI E' LA VERA TESTA PENSANTE NEL PD. DA NOTARE LA CHIAREZZA DEL SUO LINGUAGGIO RISPETTO ALLA FUMOSITA' DELLE PAROLE DI BERSANI.

Francy274 ha detto...

Più logica, fuor di dubbio, ha padronanza dell'essere politico e come leader del partito avrebbe senz'altro ottenuto più successi che sconfitte. Con Bersani non si arriverà anulla andando alle urne, e questo la Bindi lo sa benissimo, in compenso salirà di parecchio Di Pietro, e la Signora sa anche questo, quindi staremo a vedere.. la partita a scacchi volge inesorabilmente al termine per parecchi di loro. Ripeto.. temo un colpo di stato.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Colpo di Stato nel senso di uno stravolgimento della Costituzione Repubblicana? Per me è già in atto, in modo subdolo e poco appariscente, quindi un 'colpo di Stato' atipico, come dal programma della P2

Francy274 ha detto...

No Luigi, quello sarebbe continuato se non fosse sorto questo improvviso ambaradan, parlo di colpo di Stato con la forza.. B. ha come alternativa solo quello, i sondaggi stanno calando inesorabilmente. Naturalmente è un mio pessimistico pensiero.. ma B. è diabolicamente imprevvedibile, ce lo ha dimostrato spesse volte.
Si è passato il tempo a dare colpa al popolo, ma le leggi emanate ci dimostrano che il popolo ha sempre meno voce in capitolo..quindi, "io sono, io esisto.. io decido perchè sempre io sono il popolo e nessun altro al di fuori di me!"
Ci sarebbe da ritoccare i 10-comandamenti a questo punto, la Chiesa dovrebbe adeguarsi anche in tal senso, visto che lo ha sostenuto fingendo il contrario!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

No, non sono d'accordo, un colpo di stato nel senso classico dell'espressione nel mondo del terzo millennio in Europa non è proponibile. Non dimenticare che siamo nella UE e che un simile evento metterebbe l'Italia fuori dalla UE e comprometterebbe anche l'intero assetto dell'Unione Europea, con conseguenze che definire catastrofiche è un gentile eufemismo.