venerdì 6 agosto 2010

Nella Monaco di Tulliani a regnare sono solo i misteri


PIERANGELO SAPEGNO

Questa è la casa del mistero, come l’hanno chiamata i giornalisti con la solita enfasi, boulevard Princesse Charlotte, numero 14, la strada che sale sopra Montecarlo, un po’ lontano dal mare, le persiane tutte chiuse, una siepe bassa davanti al portone e un cameramen che non si muove mai dal marciapiede, la sigaretta in tralice e gli occhi socchiusi, come se aspettasse l’assassino. Al primo piano c’è l’appartamento lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale da Anna Maria Colleoni, discendente di quell’altro Colleoni, Bartolomeo, e grande tifosa del presidente della Camera, Gianfranco Fini, da quando andava a tutti i suoi comizi assieme all’amica Delfina, portandogli sempre un cesto di albicocche, che coglieva dai suoi frutteti. La cosa strana sarebbe che ora lì ci abita, versando l’affitto a una misteriosa società off-shore, il cognato del presidente, Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta. E in basso, al citofono, vicino agli altri nomi, quasi tutti italiani, il suo c’è davvero: Tulliani. Sta fra Romano e Axel Mees, che assieme a Pleint Pourteau e Maslak è l’unico cognome dal suono straniero. Gli altri si chiamano Bozzolan, Lazzaroni, Monigatti, Ribaudo, Calcagno, Spadaccini, Bessero, Arrigoni. Quello di Tulliani è l’appartamento numero tre, ma non è la finestra indicata in questi giorni dalle fotografie dei giornali. Non sta sulla strada, non si vede da qui.

Il cameramen l’ha spiegato con un sorriso. Lui ormai su questo marciapiede ci sta passando dei giorni interi. Devi andar dietro, dove c’è il giardino. E dietro, dove c’è la scala appoggiata al balcone, quello è l’alloggio di Tulliani. E’ tutto chiuso. Sulla terrazza, rifatta a nuovo, con le volte, c’è solo una brandina da sole, di quelle che costano 50 euro in Italia. Per ora sembra non ci sia nessuno. La palazzina di tre piani, color avorio, ha qualche fregio alle finestre, delle grate affacciate sulla strada, i decori stile liberty ai lati del portone, e anche sopra, e nell’insieme quell’aria un po’ fuori moda, come un anziano signore che ha fatto il suo tempo, ma che mantiene ancora tutta la sua dignità. La zona, come spiega il signor Andrea, da Milano, che ha «un bilocale vicino al porto, che poi le spiego», non è di quelle importanti, e nemmeno tra le più care: «Cioé, qui non ci abitano i vip». Per capire il suo valore, bisognerebbe capire quanto è grande. Tulliani ha detto che saranno 40 metri quadri, che quando l’hanno preso era tutto malandato: «Io non ci vivo gratis, nè ho il concordato d’uso, ma pago alla società un affitto congruo». Il Giornale ha scritto che invece sarebbero 70 metri quadri. Andrea spiega che è un errore che ci può stare: «Qui a Montecarlo non si fa distinzione tra superficie calpestabile e commerciale. E’ tutta la stessa». Quindi, un balcone varrebbe come una stanza. Sull’atto di vendita, archiviato nel fascicolo 1283A-Acte0009A, davanti al notaio Paul Louis Aureglia, c’è scritto che la casa ereditata da An «consiste nella totalità del nono lotto, comprendente un appartamento situato al pianterreno dell’immobile e composto da: sala, due camere, cucina, bagno e balcone». Quel giorno, l’11 luglio 2008, An cedette l’alloggio a una società nata un mese prima, la Printemps, amministrata da James Walfenzao, al prezzo di 300mila euro.

Secondo alcuni quel prezzo è irreale, e quella società nasconderebbe un nome importante. Il presidente della Camera ha fatto sapere che quel nome non è il suo. Ovviamente, c’è chi non gli ha creduto. Il Giornale ha raccontato che alcuni condomini del palazzo avevano offerto un milione d’euro per acquistare l’appartamento, senza che An prendesse in considerazione quell’opportunità. Il signor Andrea comincia a spiegare che a lui, per comprare il bilocale di 65 metri quadri giù al porto, gli avevano chiesto «un milione e centomila euro partendo da uno e due». Ma il porto è una delle zone vip di Montecarlo, con vista mare. Questa non è così. La «casa del mistero», come dicono i giornalisti, sta sulla sinistra del boulevard, arrivando dall’Italia, e lì attaccato, al numero 16, c’è il Novotel, un albergo di 16 piani con 4 livelli sotterranei ricostruito appena tre anni fa, dopo che avevano buttato giù il vecchio palazzone di otto piani di Radio Montecarlo, un edificio storico del Principato, ma non certo un monumento. Il Novotel adesso ha 207 camere e 12 suites, più un residence di 28 appartamenti e un parcheggio pubblico per 449 posti auto. Non è roba da 4 stelle. Radio Montecarlo, invece, s’è spostata, guarda caso, giù al porto. A cento metri circa dal numero 14 c’è l’ingresso alto della nuova stazione ferroviaria sotterranea del Principato, e da qui si va giù allo stadio e alla Moyen Corniche andando verso Nizza. Beh, non sembra proprio una zona troppo chic, tanto per dire la verità. Eppure, quel prezzo, 300mila euro, non dev’essere ancora giusto, come ti spiegano proprio a Radio Montecarlo: «In effetti sembra un po’ basso...».

Solo che tutti quelli che l’hanno visto, da Giancarlo Tulliani a Rita Marino, la segretaria di Fini, ripetono come in un ritornello che era ridotto davvero male, che «sembrava meglio venderlo che ristrutturarlo». E dopo la vendita, «i lavori di miglioramento e ristrutturazione ci sono stati davvero». Adesso lo conferma anche l’amministratore del condominio, senza dire però quanto sono costati. Anche nelle case, forse, l’unico mistero è quello dei soldi. E intanto qui, dopo un’ora di appostamento, finalmente arriva un tizio, spuntato da qualche macchina, che si attacca al citofono. Non gli risponde nessuno: normale. Ma il cameramen ha già attraversato la strada. E quando gli chiediamo della casa di An e di Tulliani, lui è lì che sorride: «Ma voi credete davvero a tutto quello che scrivete?». Annotiamo la sua pelata sul taccuino. Perché? «Perché vedrete che non è vero niente, che non è vero che quella casa è stata venduta a 300mila euro e che non è neppure vero che vale più di un milione e chissà quanto altro...».

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