PAOLO FESTUCCIA
Sarà una partita breve ma risoluta. Dove il tatticismo lascerà spazio a un piano di battaglia settembrino con l’obiettivo finale di mettere alle strette i finiani sul programma e alzare l’asticella del conflitto. Perché, come ha spiegato il premier, «al primo incidente torno al voto».
E la road map sarà definita in questo mese, che sarà un vero laboratorio programmatico finalizzato alla crisi di governo. A fare da detonatore potrebbe essere la riforma della giustizia.
Ma anche
Insomma, dalla cosiddetta fase di ebollizione come l’aveva definita proprio Silvio Berlusconi all’inizio di luglio, in poco più di sessanta giorni si rischia di passare a quella incendiaria. Il Cavaliere accelera, infatti, deciso a non rimanere impigliato a Palazzo Chigi nelle forche caudine di quelle che considera le maglie del teatrino della politica. Maglie, diventate ancora più strette dopo i numeri delle astensioni di mercoledì scorso a Montecitorio. Tanto che un esperto e pratico di crisi come Clemente Mastella lo invita ad «andare subito al voto perché altrimenti è fottuto».
Ma se Berlusconi lavorerà per tutto agosto, anche Gianfranco Fini non starà fermo. Continuerà «a tessere la sua tela politica - spiega un finiano doc - cercando di sminare, almeno per ora, ogni attacco e calmierando interventi e argomenti». A cominciare da quello fissato il prossimo 5 settembre alla festa di Mirabello. E lo farà lavorando anche per traghettare verso sé altri deputati, e tra questi molti di quelli che, in caso di voto anticipato, fiutano di non essere ricandidati. È fors’anche per questa ragione, allora, che il finiano Fabio Granata si lancia nel dire che «a settembre ne vedremo delle belle». Già, perché il prossimo mese, l’8 settembre, alla prova del voto in aula, il Pdl tornerà a incalzare i finiani su una lunga serie di temi oggetto di approvazione nel programma sottoscritto anche da Fini prima del voto del 2008. A cominciare dal disegno di legge sulle intercettazioni, che a Berlusconi così com’è diventato dopo gli mendamenti non piace e alla riforma della Giustizia con la separazione delle carriere dei magistrati. Nodi cui si aggiungeranno il processo breve, che stando alle intenzioni del Pdl subirà una immediata riaccelerazione, ma anche la par condicio, altro cavallo di battaglia del premier, (mai entrato nell’agenda legislativa sino a oggi), e che potrebbe essere un’altro elemento di forte scontro.
Non solo, anche il pacchetto riforme cui il Cavaliere intenderebbe lavorare è destinato a far venire l’orticaria al presidente della Camera, così come i decreti attuativi sul Federalismo, visti dai finiani come il fumo negli occhi. Nel tritacarne dello scontro finiranno poi i diritti degli immigrati, il diritto di cittadinanza, la legalità e il contrasto alle mafie, come ha tuonato e ribadito anche ieri Fabio Granata, e perfino le celebrazioni dei 150 anni dall’Unità d’Italia. E come se non bastasse anche i temi etici: dalla fecondazione assistita al testamento biologico. Argomenti cavalcati da Fini e disconosciuti sia dal Pdl che dalla Lega di Umberto Bossi.
Elementi questi, che inducono a ritenere che la macchina da elezioni sia partita. E infatti, in «quel coerenza e avanti nella realizzazione del programma» rilanciato ieri dal Pdl con l’ammonimento, però, che «se qualcuno nel centrodestra ritiene di venir meno al patto siglato con gli elettori, se ne assumerà la responsabilità, e l’unica alternativa sarà il voto» è sintetizzato lo schema di azione del premier e dei suoi alla ripresa dopo la pausa estiva. Tenendo conto, già in queste prime fasi, che non solo tra settembre e ottobre scatterà la resa dei conti interni, ma che contestualmente si avvierà anche la strategia di comunicazione per la prossima campagna elettorale.
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