sabato 7 agosto 2010

E sulla scena il ritorno di Cesare il consigliere che "non fa prigionieri"


ALBERTO D'ARGENIO

Una puntatina fuori dal Palazzo. Un paio d'ore in compagnia di un vecchio amico. È il ritorno dall'eterno Cesare Previti. Il consigliere. Passato, presente e futuro di Berlusconi. Ex legale del Cavaliere e della Fininvest, fondatore di Forza Italia, ex ministro della Difesa nel suo primo governo. E ancora, condannato per avere corrotto dei giudici in suo favore e, tra le altre cose, interdetto a vita da ogni carica pubblica. Previti ospita a pranzo Berlusconi nella casa romana di piazza Farnese. Giù, in strada, un imponente schieramento di forze dell'ordine protegge l'arrivo del presidente del Consiglio. Agenti dispiegati fino a Campo dei Fiori aspettano che Berlusconi esca, due ore dopo il suo arrivo nel pieno di un estivo pomeriggio romano. Tutt'intorno i cronisti, subito attratti da tanto subbuglio. Quindi per Berlusconi un altro tuffo nelle vecchie abitudini, nelle passioni di sempre: un giro tra i negozietti del centro a fare shopping accompagnato dagli scatti delle macchine fotografiche dei turisti di passaggio.

Una cornice delle meno riservate per la visita all'amico dei tempi che furono, certo meno discreta di un incontro a Palazzo Grazioli dove le auto che entrano ed escono sono molte. Tanto che i più attenti all'interno del Pdl subito si chiedono: la visita avrà un significato politico? Di certo è il ritorno di Previti. Condannato in via definitiva nel 2006 per il processo Imi-Sir (sei anni e mezzo) e nel 2007 per il Lodo Mondadori (un anno e mezzo). Paga il suo conto con la giustizia trascorrendo quattro giorni in una cella di Rebibbia. Poi esce grazie alla legge Cirielli e se ne sta ai domiciliari. Durante la settimana va alla comunità di Don Picchi, sull'Appia, per aiutare gli alcolisti e i tossicodipendenti. Dallo scorso 24 dicembre torna ad essere un uomo libero. Lui, il regista di almeno due grossi casi giudiziari. Quello che ha condannato l'Imi a risarcire di quasi mille miliardi di lire la Sir dello scomparso Nino Rovelli e la scalata Mondadori, affidata al gruppo Fininvest proprio grazie alle mazzette che Previti allungava al giudice Metta.

Ufficialmente negli anni successivi alle condanne per Previti i rapporti con il mondo politico non sono altro che un ricordo. Di tanto in tanto viene segnalato nella tribuna vip dell'Olimpico o al suo circolo sportivo sul Lungotevere. Quindi il ventidue maggio 2009, in occasione dei quarant'anni della fondazione di don Picchi, incontra e abbraccia il presidente della Camera Gianfranco Fini, ex compagno di coalizione e allora ancora amico di Berlusconi. Si intrattengono a colloquio a lungo. Oggi l'uomo che arriva direttamente dalle origini di Berlusconi torna alla ribalta. In un periodo delicato per il Cavaliere, come lo era a marzo quando partecipò ad un vertice a Palazzo Grazioli sul conflitto di attribuzione alla Consulta contro i giudici del processo Mediaset.

Voci e malizie testimoniano quanto ancora il ruolo dell'ex avvocato Fininvest sia percepito come centrale nell'universo berlusconiano. Previti è considerato un uomo di trame, che conosce bene i cavilli degli affari finanziari e capace di muovere le persone, di gestire il potere. Qualità che, unite all'esperienza accumulata nel diritto societario, potrebbero risultare utili in uno dei momenti più delicati della storia politica del Cavaliere, azzoppato da una maggioranza spezzata da Fini ma confortato dalle inchieste sulla casa a Montecarlo e sui parenti della compagna messe a segno dai media amici. Ed ecco che di fianco a Berlusconi torna Cesare, famoso anche per quella frase "stavolta se vinciamo non faremo prigionieri". E omonimo di quel "Cesare" - che per gli inquirenti è Berlusconi - al quale gli intercettati della P3 raccontavano tutti i progressi dei dossieraggi e dei contatti con i magistrati.

(06 agosto 2010)

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