DI CARMELO LOPAPA
"Comitati elettorali" del partito da allestire in fretta, subito dopo l'estate. Promotori della Libertà, circoli e giovani, tanti giovani, da reclutare e impiegare ovunque per spiegare quanto fatto dal governo. Il presidente del Consiglio Berlusconi si sente già in corsa e galvanizza il quartier generale del partito. Voto a novembre, il suo auspicio, forse in marzo, ipotizza qualcuno dei suoi. Magari in concomitanza col 27 marzo, anniversario del primo successo nel '94. Ma i rumors non impressionano finiani e centristi: "È tutto un bluff, a settembre ci saranno sorprese". La clessidra della legislatura, sono pronti a giurare, non si chiude con l'ammutinamento del cofondatore.
Il voto è una strada obbligata, invece, per il Cavaliere. "È l'unica via che abbiamo e dobbiamo imboccarla prima del 14 dicembre" - quando la Consulta con molta probabilità gli boccerà lo scudo del legittimo impedimento - scandisce allo stato maggiore riunito a Palazzo Grazioli per l'ultima volta prima della pausa estiva, che sarà breve. Coordinatori, capigruppo e i ministri Tremonti e Frattini, Matteoli e Alfano. Analisi della crisi e messa in moto della macchina del Pdl che per il capo coincide con quella elettorale. Alla fine vanno via i "generali" ma restano Denis Verdini, la Brambilla, la Meloni e la Lorenzin per mettere a punto l'organizzazione. Poco prima, Tremonti aveva spiegato come "il peggio è passato" e potrebbe essere gestita una crisi anche a ridosso della sessione di bilancio. "Avete visto come Pier difende quello, ormai?" ha chiesto amaro Berlusconi ai suoi, dopo aver letto le dichiarazioni del leader Udc in difesa di Fini per il caso Montecarlo. "Ci sono almeno tre ragioni per andare presto alle urne - è stato il ragionamento sentito da chi ha partecipato alla riunione - Perché in questo momento non abbiamo avversari, perché non potranno mai coalizzarsi tutti contro di me, da Fini a Vendola, infine perché non possiamo stare a contrattare con i finiani su ogni legge". A supportare la sua tesi, ecco l'ultimo sondaggio della fidata Euromedia sul dopo-strappo. Attesterebbe, a quanto riferiscono, un Pdl a quota più 2 per cento dopo l'esodo dei finiani, l'ipotetico nuovo partito del presidente della Camera al 2-3 per cento da solo, tra l'8 e il 10 se in lista comune con l'Udc.
Numeri, appunto. Di certo, per ora, c'è la conferma dei tre coordinatori. E la decisione di ribattere subito e con la grancassa a Fini sul tema, a lui caro, della legalità. Sarà tutta centrata sui "successi del governo nella lotta alla mafia" la tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, che stavolta il premier terrà non solo con il ministro degli Interni Maroni ma anche col Guardasigilli Alfano. Non a Roma, poi, ma a Palermo, dando all'appuntamento un valore meno rituale e più simbolico.
Sullo sfondo resta però il voto a breve. Che nasconde però almeno un paio di incognite, poste ieri sul tavolo di Palazzo Grazioli dai dirigenti pidiellini. Primo, il rischio di un exploit della Lega, che controlla regioni strategiche come il Veneto e il Piemonte. Secondo, il sistema elettorale che non garantisce affatto una maggioranza solida al Senato, in caso di lista comune tra centristi e finiani in alcune regioni fondamentali, come la Sicilia, dove ai "ribelli" potrebbe annettersi anche un big di peso, da quelle parti, come l'Mpa di Lombardo. Da qui il sogno berlusconiano, difficilmente realizzabile, di un blitz per modificare la legge elettorale solo per Palazzo Madama. Tanto più che sulla Sicilia e lo scisma locale del Pdl, il faccia a faccia di mezzora con Micciché di ieri mattinata non è servito affatto a sciogliere i nodi. Altri problemi riguardano l'immediato: quale escamotage utilizzare per aprire la crisi, per esempio. Il ddl sull'immigrazione, è stato ipotizzato. Ma i finiani non perdono le staffe, come lascia intendere il capogruppo Bocchino: "Evocare il voto anticipato è un bluff, quanto mai improbabile in autunno". E proprio il passaggio a "Futuro e libertà" di Chiara Moroni sembra abbia "deluso" parecchio Berlusconi: "Le ho parlato un'ora e mezza, non c'è stato nulla da fare", ha confessato ai suoi. E ora? "Si scivola verso il voto anticipato, evidente" taglia corto Osvaldo Napoli. E guai a parlare di soluzione alternative, come sottolinea un ministro di prima linea come Franco Frattini: "Il governo deve andare avanti senza farsi logorare ed escludendo ogni pasticcio di governi transitori, chi dovesse creare rotture se ne assumerebbe gravi responsabilità". Ma il voto è di là da venire. Gli uomini del Carroccio invece sono preoccupati da altro: come in commissione Giustizia, anche in Bicamerale per il federalismo è sfumata la maggioranza. Il finiano Mario Baldassarri diventa l'ago della bilancia.
(06 agosto 2010)
3 commenti:
IL BELLO E' CHE CREDONO ALLE BALLE DI TREMONTI. CHE SQUALLORE!
Per l'omino dai capelli carrame premono sempe le leggi a suo favore, leggi da varare, modificare, riciclare a suo favore..nulla più, un miserabile fra i miserabili.
Comunque la lega non esulti più di tanto, dagli ultimi sondaggi su fb. è davvero a terra, prima delle regionali era uno dei partiti che reggeva alla grande nell'opinione pubblica, quindi è tutto un bluff hanno imparatao da B. a spararle gosse.
Riguardo alla Sicilia.. B.lo dovrebbe saperlo che sono fascisti fin dalla monarchia, strano che non abbia calcolato il rischio di perderla maltrattando Fini.
Io vorrei che Napolitano abbandonasse il suo relax e tornasse per dichiarare la caduta del Governo.. sarebbe più sensato, prima che questo faccia il colpo di stato esaurito com'è!
Cos'è fb? Il presidente della repubblica, essendo un organo di garanzia e non politico non può, 'motu proprio', dichiarare decaduto un governo. I governi in una repubblica parlamentare si formano in Parlamento, che dà o toglie la fiducia al presidente del consiglio.
Il presidente della repubblica ha il potere di affidare l'incarico di formare il governo a chi, vincendo le elezioni, ha la maggioranza in parlamento. Non solo. Qua do la fiducia del parlamento al presidente del consiglio viene tolta, sempre dal parlamento, prima di sciogliere le Camere e indire i comizi elettorali ha il dovere di accertare se vi sono altre maggioranza, mancando le quali non può fare altro che sciogliere le Camere e indire le lezioni politiche.
Quanto al 'colpo di stato' rassegnati, non è possibile!
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